Chernobyl, tanto tempo fa…

Elena Camino

Finché la terra fu considerata viva e sensibile, ogni atto distruttivo contro di essa poté essere condannato come una violazione delle norme di comportamento etico.
I mutamenti nelle immagini e negli atteggiamenti nei confronti della natura furono di enorme significato al procedere della meccanizzazione della natura. La terra nutrice perse la sua funzione di controllo e limitazione etica di comportamenti quando si trasformò in un sistema fisico inerte, inanimato. […]
La natura animata vivente morì, mentre il denaro inanimato morto fu dotato di vita. Capitale e
mercato avrebbero assunto sempre più gli attributi organici della crescita, della forza, dell’attività, della pregnanza, della debolezza, del decadimento e del collasso, oscurando e
confondendo le nuove relazioni sociali sottostanti della produzione e della riproduzione che
rendono possibili la crescita e il progresso sociali
(Carolyn Merchant, La morte della natura, Garzanti, Milano 1988]

Il disastro di Chernobyl fu un incidente nucleare avvenuto in Unione Sovietica il 26 aprile 1986 nel reattore nº 4 della centrale nucleare di Chernobyl. È ritenuto il più grave incidente della storia dell’energia nucleare e l’unico, insieme a quello di Fukushima del 2011, a essere classificato al massimo della scala elaborata dall’agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).

Tra pochi giorni – il 26 aprile 2023 – qualcuno ricorderà che sono passati 37 anni da quel giorno. Il mondo è completamente diverso da quello che allora potevamo prevedere e immaginare. Tra le sorprese più inaspettate vi è una trasformazione globale del pianeta, che in risposta alle crescenti sollecitazioni antropiche sta evolvendo lungo una traiettoria nuova e imprevedibile.

Ci sono state, in questi quasi quattro decenni, innumerevoli occasioni di elaborare una ‘coscienza del limite’[1], che avrebbe potuto orientarci verso azioni più prudenti nelle relazioni tra umani e con il mondo naturale che ci include. Eppure siamo ancora allo stesso punto: muore la natura vivente, vivono il denaro e il capitale.

In ricordo del 26 aprile 1986, e per tenere a freno l’indignazione (che condivido, spero, con molt*) verso chi individua le centrali nucleari come fonti di energia ‘verde e sostenibile’, vi propongo tre letture:

  • Vivere in un mondo nucleare: un tentativo di capire in che modo la tecnologia nucleare ha plasmato il mondo in cui viviamo, e come siamo arrivati a convivere con questa tecnologia, ingovernabile e indomabile? Leggi l’articolo.
  • Chernobyl – i numeri e la realtà: l’assillo della difesa armata, e la progressiva trasformazione della narrativa, da tragedia irreparabile a evento sotto controllo. Leggi l’articolo.
  • Radioattività sul pianeta Terra: voci e storie di persone e di luoghi, destini individuali e contesto globale in trasformazione. Leggi l’articolo

Nota

[1] Elisabetta Donini, La Nube e il Limite. Donne, Scienza, Percorsi nel Tempo, collana Soggetto donna, Rosenberg & Sellier, Torino 1990.


 

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