Dove bisogna stare: dalla parte di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir

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Aggiornamento del 25 febbraio: la dichiarazione di Gian Andrea:

Io rivendico il carattere politico, e non umanitario, del mio impegno quinquennale con i migranti.

Impegno umanitario è un impegno che si limita a lenire la sofferenza senza tentar d’intervenire sulle cause che la producono.

Impegno politico, nell’attuale situazione storica, è prima di tutto resistenza nei confronti di un’organizzazione della vita sociale basata sullo sfruttamento degli uomini e della natura portato al limite della devastazione (come la pandemia ci mostra).

È inoltre tentativo di costruire punti di socialità solidale che possano costantemente allargarsi e approfondirsi.

Su questo impegno è balzato lunedì alle cinque del mattino, con una perquisizione in casa mia, un intervento calunnioso di magistratura e questura che, basandosi su un aiuto effettivo di assistenza e ospitalità, dato nel luglio del 2019 a una famiglia iraniana, composta da padre, madre e due bambini, vogliono collegarmi a una rete di sfruttatori (passeur) che avrebbe, prima e dopo il mio intervento, approfittato della famiglia profuga.

Secondo il mio sentire non sarebbe nemmeno il caso di alzare le spalle nei confronti di questa insinuazione, che neanche giuridicamente mostra prove ma crea solo insinuanti parallelismi temporali.

Tuttavia, ci sono di mezzo oltre alla mia persona, anche coloro che collaborano con me. Credo, allora, doveroso affermare pubblicamente che non esiste neanche uno straccetto di prova.

Esiste solo l’insinuazione che, essendo stata questa famiglia contattata e usata da alcuni trafficanti (secondo gli inquirenti), io avrei potuto non solo esserne a conoscenza ma trarne addirittura un mio personale profitto.

Ritengo che ciò, che nel documento presentatomi è mera allusione, sia soltanto una sorta di macchina del fango che si vuol gettare non tanto sulla mia persona ma su un lavoro collettivo di solidarietà.

Gian Andrea Franchi

Fonte: Linea d’ombra ODV


Il 22 febbraio all’alba la polizia ha fatto irruzione a casa di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir.

Hanno sequestrato telefoni, libri contabili, altro materiale. Gian Andrea risulta indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Lorena Fornasir è l’autrice del Manifesto “Un ponte di corpi” che convoca donne e uomini a chiedere l’apertura delle frontiere: il 6 marzo “Un ponte di corpi” attraverserà l’Italia dal sud al nord. Nello stesso giorno alcune donne si incontreranno sul confine più violento, quello della Croazia. Un’azione per gridare contro le violenze e i respingimenti di cui sono vittime ogni giorno donne e uomini della rotta balcanica

L’attività di Gian Andrea e di Lorena, assieme a Linea d’Ombra ODV non è mai stata segreta: i due aiutano i e le migranti che, sfiancati, arrivano a Trieste passando per la rotta balcanica.

Davanti agli occhi di tutti, in piazza, fasciano piedi, curano ferite, offrono un piatto caldo. Davanti agli occhi di tutti, come davanti agli occhi di tutti agivano questa relazione di cura, questo elementare, pubblico e potente gesto di umanità, a Pordenone, prima di trasferirsi a Trieste, come ZaLab ha raccontato nel film Dove bisogna stare, di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli, prodotto in collaborazione con Medici Senza Frontiere.

Lo stesso Stato che respinge illegalmente al confine che chiude la rotta balcanica, ha deciso che questo gesto di esistenza, resistenza e fratellanza debba essere perseguito come reato.

Se quello che fanno Lorena e Gian Andrea è un reato, ci dichiariamo non solo solidali ma complici: il nostro raccontare è la continuazione di quel loro gesto.

Da oggi e per tutta la settimana, il film Dove bisogna stare, che fa parte della piattaforma di ZaLabpartecipa.zalab.org, è a disposizione gratuitamente di chiunque voglia vederlo, condividerlo, farlo vedere.

Se dopo la visione volete fare qualcosa, intanto potete contribuire su paypal.me/lineadombra


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