Trattato INF: chi viola cosa, perché, e come

Angelo Baracca

Nei giorni scorsi ha fatto irruzione la notizia – ampiamente annunciata da settimane se non da mesi – che l’amministrazione Trump rinnega lo storico Trattato INF, su cui ho scritto ripetutamente in passato: il 22 ottobre e il 31 ottobre dell’anno scorso.

Se ormai non ci stupisce più che le questioni politiche e le scelte internazionali sono mistificate strumentalmente, le questioni degli armamenti nucleari implicano aspetti estremamente complessi, anche molto specialistici (o almeno spacciati come tali), sui quali una persona che non se ne sia occupata si trova inevitabilmente a dipendere dalle tesi ufficiali, sempre contrastanti: la Russia ha violato in Trattato Inf? Non l’ha violato? O l’hanno violato gli Usa? Come? Perché?

I trattati di disarmo nucleare implicano aspetti estremamente delicati, perché fanno necessariamente riferimento alla situazione e al livello degli armamenti che esistono quando vengono negoziati e stabiliti: ma questo contesto cambia profondamente e, a mio parere, pone sfide nuove che il trattato non poteva naturalmente considerare (27/04/2017). Io sono convinto che questa sia la situazione dell’intera architettura del sistema detto di non-proliferazione nucleare. Vi sono violazioni di forma e violazioni di sostanza, più decisive ma più occulte.

Vediamo in termini estremamente sintetico come si è arrivati a questa situazione negli ultimo due decenni. Quando crollò l’Urss, i demenziali arsenali nucleari della Guerra Fredda sviluppati con la mistificazione delle deterrenza (che aveva portato molte volte allo scoppio di una fatale guerra nucleare, v. ad esempio 26/10/2018) si rivelarono definitivamente inutili (se mai avessero avuto qualche utilità!): si avviò un laborioso processo di disarmo con la stipula dei Trattati Start (Riduzione delle Armi Nucleari), e alla fine del secolo questi arsenali erano quasi dimezzati. Ma alla fine degli anni Novanta esplosero nuove tensioni internazionali e il disarmo subì un netto rallentamento: ma – è necessario ricordarlo oggi – venne fatta una grossa operazione ideologica che ha lasciato nel grosso dell’opinione pubblica la convinzione che ormai le armi nucleari non fossero più un problema … se non ci fossero quei pazzi come Saddam Hussein, o Kim Jin un. Si sollevava così un vero paravento sulla vera operazione con cui il ruolo militare assegnato alle armi nucleari veniva letteralmente capovolto, passando a considerarle armi da usare effettivamente in caso di guerra! Ecco perché, come viene denunciato da tempo, il rischio di guerra nucleare è il più alto dal 1945 (25/01/2018).

Tornando, letteralmente, “a bomba”, nel 2002 il presidente George Bush Jr introdusse una innovazione militare che minava alle fondamenta l’impianto del regime di non proliferazione nucleare: rescindendo lo storico Trattato ABM con Mosca (la storia si ripete, ma pochi ricordano) decise di sviluppare il colossale (e costosissimo, per somma gioia dell’industria militare ) sistema delle difese antimissile: il paese che avesse sviluppato un sistema capace di intercettare e abbattere i missili di un attacco nucleare acquistava una superiorità decisiva perché poteva impunemente effettuare un first-stike senza temere la ritorsione (che fosse vero o, come io sono convinto, illusorio almeno in parte, chi si azzarderebbe a provarci?).

È fondamentale tenere presente che le difese antimissile non violavano certo formalmente i trattati precedenti, poiché al loro tempo non esistevano, ma a mio parere hanno costituito una violazione sostanziale dell’intero sistema di non proliferazione, nel suo spirito profondo, che sarebbe dovuto essere di ridurre i rischi dell’uso di queste armi.

Tant’è vero, che quando venne, faticosamente, stipulato il trattato Nuovo Start nel 2010 il tetto di 1.550 testate strategiche per parte venne considerato molto deludente: ma fu Mosca a non accettare riduzioni maggiori, perché un numero considerevole di missili è una delle possibilità di saturare le difese antimissile per non farseli (potenzialmente) distruggere tutti.

Così, per precisa responsabilità degli Usa, il sistema cosiddetto di non proliferazione stato minato ed è diventato gravemente carente.

Ma vi sono anche state violazioni sostanziali, e queste proprio da parte degli Usa, che ora accusano Mosca. Infatti il Nuovo Start vietava esplicitamente lo sviluppo di testate nucleari nuove. Ma proprio il Premo Nobel per la Pace Obama avviò lo sviluppo della pretesa “modernizzazione” della testata nucleare B-61 che realizza di fatto la testata nuova B-61-12, con il potenziamento sostanziale delle sue capacità militari. E va sottolineato che si tratta di una testata a rigore ”tattica”, che indirettamente concerne il trattato INF (non rientra nello SART, che riguarda solo le armi strategiche), per quanto non sia trasportata (per ora) da missili a raggio intermedio ma da bombardieri. Questo basta a sollevare qualche dubbio su chi viola i trattati, come e perché! Ma da un’idea della complessità dei problemi.

A questo punto diventa forse una questione di lana caprina appurare se il Trattato INF è stato violato dal missile Cruise di Mosca, o dai lanciatori delle difese antimissile (eccole di nuovo!) di Washington schierati in Europa, o più credibilmente da entrambi!

Questo non significa in nessun modo che il trattato INF sia un ferro vecchio e tanto valga stracciarlo. Tutto il contrario: deve essere preservato per potere essere aggiornato alla nuova situazione, essere allargato, includere i nuovi sistemi d’arma. Che presentano fra l’altro sfide nuove ben più insidiose, quali per ricordarne una i prossimi missili ipersonici, il cui sviluppo è stato per lo meno innescato proprio dal tentativo di aggirare le difese antimissile.

Ricordate la favola del lupo e dell’agnello? Anche se qui di agnelli non ce n’è proprio!


Fonte: Pressenza Italia


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