Lanciato un database globale sull’azione nonviolenta – Ken Butigan

La nonviolenza è una gran bella teoria, ma non funziona nel mondo reale, sostengono da tempo i critici: sarebbe passiva, debole, utopica, ingenua, non patriotica, marginale, semplicista, e non pratica.

Nonostante queste premesse diffuse, tuttavia la gente in giro per il pianeta continua a costruire un movimento di potere popolare nonviolento (people-power) dopo l’altro.

Anziché venire trattenuti da credenze pervasive sulla nonviolenza come cosa dell’altro mondo e irrealistica, molti agiscono come se la visione, le strategie, e gli strumenti di mutamento nonviolento fossero trasformativi ed efficaci. Di conseguenza siamo circondati da una proliferazione di campagne nonviolente che costituiscono società più democratiche, si battono per i diritti umani, lottano per la giustizia economica, e operano a salvaguardia del pianeta.

E non è certo troppo presto. Affrontare le sfide del nostro tempo — economiche, ambientali, politiche, intra-nazionali e internazionali — comporterà una crescita anche più profonda dei movimenti per il potere popolare che dispieghino creatività, intraprendenza, e persistenza senza sosta per creare condizioni politiche per soluzioni efficaci.

Questi sforzi saranno centrati su molti fattori, fra i quali promuovere una maggiore consapevolezza pubblica del potere e della efficacia delle opzioni nonviolente. Per fortuna viviamo in un periodo di ricerca, documentazione e progressiva disseminazione della profusione storica e contemporanea di campagne nonviolente. Gli stereotipi e le credenze limitative che c’impediscono di attingere al potere del cambiamento nonviolento vengono pian piano erosi, in parte per il fatto che le storie di tale potere vengono documentate, valutate, interpretate, e rese disponibili agli attivisti, agli studiosi, e a un pubblico più vasto.

Gli strumenti per questa importante campagna di consapevolezza sono svariati — libri, enciclopedie, documentari, video, e siti web come Waging Nonviolence (Intraprendere la nonviolenza). Ora abbiamo un altro strumento importante. George Lakey – attivista di lunga data, formatore, e scrittore – e i suoi colleghi hanno dato il contributo più recente a questa importante iniziativa creando il Global Nonviolent Action Database (Database globale sull’azione nonviolenta).

Questo database, un progetto dello Swarthmore College (che comprende Peace and Conflict Studies, la Peace Collection, e il Centro Lang per la Responsabilità Civica e Sociale), offre per cominciare 430 casi di campagne nonviolente che danno dimostrazione di quasi 200 metodi di azione nonviolenta in 214 paesi fra il 1170 a.C. e il 2011. Gli esempi sono strutturati in sei “gruppii tematici”: Democrazia, Giustizia Economica, Ambiente, Diritti Umani, Identità Nazionale/Etnica (comprensiva delle lotte anti-coloniali), e Pace.

Oltre 45 studenti che hanno partecipato al seminario di ricerca del direttore del progetto Lakey su “Strategia e Lotta Nonviolenta” sono stati coinvolti nella compilazione dei vari casi. Altri casi sono stati inseriti da studenti delle università Georgetown, Tufts, e di San Francisco.

Lakey ha di recente spiegato come questo progetto si radichi in una questione che si è posto tempo fa:

Sono stato allevato in una cittadina dove importava solo essere pratici, sicché quando, da universitario, sono incappato in questioni morali sull’uso della violenza, la mia mente pratica si è immediatamente attivata a chiedersi ‘quali possono essere altri modi di trattare la malevolenza, l’infamia, o la minaccia?’ senza peraltro trovare granché. Pensai alla battaglia di Gettysburg; sapevo che c’erano stanze piene di libri su quella sola battaglia. Pensai ‘com’è immorale che ci siano stanze piene di erudizione su una battaglia!’ Dove sono le stanze piene di erudizione su altri modi di gestire le cose?

Il punto focale di questo database riguardo ad “altri modi di gestire le cose” sono le campagne d’azione nonviolenta. Come spiega il sito web:

I casi riportati in questo database sono campagne, non movimenti. La differenza è ampiamente determinata dalla specificità dei fini. “Il movimento dei diritti civili” per noi non è un caso esemplare, mentre lo è il boicottaggio degli autobus a Montgomery, come pure il sit-in a Nashville del 1960. Il movimento per l’indipendenza dalla Gran Bretagna dell’India coloniale non è un caso, mentre lo è il Satyagraha del Sale del 1930-31.

Il Database Globale sull’Azione Nonviolenta (GNAD) fornisce al visitatore un profilo di ogni caso inserito in un sistema di classificazione efficace che mette in risalto gli attori della campagna (i “capi“ sono quelli della campagna in questione; gli “avversari” sono quelli che avversano la campagna); le tattiche; l’emergere di alleati (mutamenti nel sostegno dallo status quo a una nuova condizione); e quello che si definisce come Riuscita/Risultato. Questo è uno degli elementi più interessanti del database, dove i ricercatori assegnano dei punti basati sulla riuscita o sul fiasco della campagna nel raggiungimento dei propri obiettivi dichiarati. Vengono assegnati punti in più sulla base di fasi successive, compreso il perdurare e la crescita della campagna (è possibile un totale di 10 punti). Infine si compila il caso con una descrizione succinta ma particolareggiata del ciclo di vita della campagna, seguita da un elenco di influenze e spesso di fonti in hyperlink.

Per cominciare si può cliccare su “Browse Cases” per vedere una serie di elenchi di casi da tutto il mondo che dà una sinopsi della campagna, ivi compresi i punti totali (per esempio: “campagna degli zambiani per l’indipendenza, 1944-1964” guadagna 10 punti, mentre la “campagna anti-stradale di lotta contro la costruzione di strade di grande comunicazione in Inghilterra nel 1991-1995” ha raccolto solo 2 punti).

Per vedere un caso dettagliato, si può cliccare su “Campagna degli egiziani per detronizzare il presidente Mubarak, 2011”. Alla campagna sono assegnati 10 punti per aver adempiuto alla propria richiesta di allontanare dalla carica il presidente, mentre gli altri fini sono ancora in corso (ne sono elencati cinque) e non ancora valutati.

Penso sia meglio leggere dapprima la descrizione per esteso, e poi tornare agli obiettivi e alle sei categorie, che si possono espandere cliccandovi sopra. Cliccando su Metodi, per esempio, si apre una finestra che dettaglia i numerosi metodi usati durante tale campagna. (Questi metodi sono attinti dall’elenco classico del libro del 1973 dello studioso della nonviolenza Gene Sharp, La politica dell’azione nonviolenta).

Nello spirito della nonviolenza, il database accoglie volentieri cambiamenti e aggiunte che vengano proposti. Come dice Lakey:

Non sarei per nulla sorpreso se ricevessimo ogni genere di lettera rabbiosa da persone che dicano ‘io c’ero in piazza Tahrir e non è così che è andata!’ Mi aspetto, davvero con interesse, le loro lettere perché ci aiuteranno a dare una sana regolata al database migliorandolo.

Si può cliccare su “Suggest a Case” mandando idee per campagne d’iniziative nonviolente aggiuntive da far risaltare. Ho già usato questo dispositivo per proporre alcuni casi di mia esperienza, fra i quali campagne d’iniziativa nonviolenta focalizzate sui senza-tetto, sulle armi nucleari, sul Centro-America e sulla guerra USA in Iraq.

Maturando, il GNAD potrebbe esplorare modi per cui i partecipanti a una campagna giochino un ruolo nella “revisione fra pari” di contenuti o vengano coinvolti nello sviluppo di un caso effettivo. Un’iterazione futura del sito potrebbe basarsi sul database esistente per creare una presentazione più accessibile e avvincente, che potrebbe comprendere barre laterali con resoconti dalle varie dimensioni del sito in questione. E un accessorio futuro potrebbe includere un’interfaccia con media sociali per incoraggiare la conversazione su questi avvenimenti di gran rilievo. (Per ora, si può partecipare alla discussione relativa al database su Facebook).

Queste aggiunte o adattamenti potenziali sono per momenti successivi (o un altro progetto). Per ora, possiamo celebrare la nascita di questo strumento che sta ponendo in salvo la memoria d’innumerevoli sforzi per diventare più umani mediante l’azione nonviolenta — e che possono rafforzare campagne attuali e future con l’esempio.

Un filosofo francese una volta schernì il suo collega americano dicendogli “Beh, sì, funziona in pratica, ma funzionerà in teoria?” Ora, grazie al GNAD, abbiamo una comprensione un po’ più chiara di come il potere popolare nonviolento stia funzionando sia in pratica sia in teoria.

 

22.09.11

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: Global Nonviolent Action Database launched

http://wagingnonviolence.org/2011/09/global-nonviolent-action-database-launched/

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