A scuola di felicità e decrescita: Alice Project – Recensione di Cinzia Picchioni

cop_germani_a-scuola-di-felicita-e-decrescita-alice-project-235820Gloria Germani, A scuola di felicità e decrescita: Alice Project, Terra Nuova Edizioni, Firenze 2014, pp. 176, € 13,00

La missione ufficiale del sistema educativo,

dalla materna all’università passando per la formazione permanente,

è quella di fabbricare ingranaggi ben oliati

per una megamacchina folle, p. 15, parole di Serge Latouche a proposito della scuola.

Insegnanti, udite!

Se le parole qui sopra vi “risuonano”, questa volta non suggerisco di venire alla Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis (dove il libro è già disponibile), ma di comprarlo direttamente; lo dico soprattutto a chi insegna, ma anche ai genitori e a chiunque abbia a che fare con bambini e ragazzi. Comprarlo soprattutto perché i diritti di vendita sono devoluti al Progetto Alice (www.aliceproject.it; www.aliceproject.org). Perciò, se volete naturalmente, compratelo; considerando anche il fatto che in fondo al libro, subito prima della copertina, troverete una chiara spiegazione del metodo di stampa del libro, della carta usata – rigorosamente ottenuta da carta straccia – del perché e percome la casa editrice è “Amica delle foreste” secondo la classifica di Greenpeace e altre utili informazioni che vi convinceranno a comprare il libro (senza timori anche dal punto di vista ambientale).

Ma chi è questa Alice?

Naturalmente è la Alice del libro di Lewis Carroll, la cui protagonista, seguendo il Bianconiglio, entra nel mondo interiore, camminando alla scoperta di pensieri, emozioni e immagini mentali.

Matrix!

È inutile, ho la “cinemite”. Trovo sempre dei riferimenti a film visti e amati, non posso farci niente! Però sentite se mi sbaglio: “Ha scritto Il maestro di Alice: bisogna lasciare la visione ordinaria della realtà, seguire il Bianconiglio. Il metodo tradizionale basato sulla mente solo analitica e sulla frammentazione dell’esperienza della realtà sui contenuti più che sui processi, è limitato, se non negativo”, p. 7. Tutta la pellicola dei fratelli Wachowski si basa su questo, e l’interprete – per cominciare il suo viaggio nella realtà, per abbandonare l’illusione, maya – segue un coniglio bianco! Ricordate?

I nonni di Alice

“[…] la filosofia di Alice osa porre la domanda fondamentale, che cosa sia la verità, e le dà una risposta. Nel fare questo ha avuto, naturalmente, molti, illustri predecessori. Gandhi, che sulla verità aveva basato tutta la sua famosa lotta non-violenta […]. Jacques Maritain, fautore dell’umanesimo integrale, che denunciava la perdita dell’ideale della verità come uno degli errori capitali dell’educazione moderna. Il Dalai Lama che da tutta la vita è impegnato nella ricerca della verità [tramite i] sempre più numerosi punti d’incontro tra le scienze moderne e il Buddhismo”, p. 82.

Ma c’è anche un bis-nonno, direi: l’imperatore indiano Ashoka, “che nel 260 a.C. rinunciò alla guerra e decise che la conquista più importante è quella del cuore degli uomini. Fondò ospedali, tanto per uomini che per animali, e lasciò in tutta l’Asia delle stele di pietra scolpite in sanscrito, greco, aramaico, in cui spiegava l’importanza della compassione, della convivenza e della pace”, p. 30; l’imperatore è citato più e più volte anche da Tiziano Terzani.

Il Lama non solo nonno

Il Dalai Lama infatti ha anche conferito all’Alice Project il suo patrocinio dal 2006, quando ha visitato la scuola, tenendo un discorso, riportato integralmente in questo libro, da cui è stata tratta la Prefazione delle pp. 4-5-6.

Nata in Italia, proveniente dal Buthan

La “scuola di Alice” è nata in Italia nel 1980 e dal 1993 ha sede in India. L’insegnamento di materie tradizionali come matematica, scienze, lingue è affiancato da materie che aiutino a una più ampia consapevolezza di come funziona la mente: meditazione, yoga, visualizzazione, racconti etici, aiutano gli studenti a scoprire il proprio mondo interiore, ad avere stabilità psico-emotiva, insegnando “che la realtà non si riduce affatto alla materia e che la vita non va valutata solamente in base al successo sociale ed economico”, p. 32. Il valore del progetto è stato – ovviamente – riconosciuto dal Buthan, che per primo, nel 1972 introdusse il parametro di “Felicità Nazionale Complessiva” o “Felicità Interna Lorda”, fil invece dil pil, e non ha mai usato il termine, né l’idea, di crescita economica. Non perdetevi – se ancora non lo sapete – il racconto di questa storia, da p. 33, con i “Quattro pilastri della felicità” (secondo il re del Buthan).

Aggiornamenti per insegnanti italiani

Più di 100 insegnanti della provincia di Treviso sono stati “formati”, da Valentino Giacomin (l’ideatore del Progetto) sulla metodologia, quando ancora non si era trasferito in India (da p. 65 una lunga intervista ne racconta un po’ la vita). Come per molte altre persone fu un’esperienza di morte che spinse Valentino verso la realizzazione del suo progetto: lo racconta dettagliatamente in un paragrafo intitolato proprio Un’esperienza con la morte, da p. 51:

“[…] durante la permanenza in ospedale […] fece un’esperienza […] determinante per la sua vita. […] in stato di coma c’era un ricco imprenditore che Valentino riconobbe. Era solo, tra la vita e la morte. […] ma chi e che cosa può aiutare un uomo quando sta morendo? Certamente non i suoi soldi, non la sua ricchezza e il suo successo imprenditoriale. […] Chiesi ad una infermiera indaffarata: “Ma sta soffrendo?” lei rispose, sicura: “Assolutamente no!”. L’aveva abbandonato anche lei. Fu in quell’istante che mi resi conto del dramma della morte”.

Come il principe Siddharta – per restare in àmbito indiano – anche Giacomin decise di voler fare qualcosa per aiutare chi soffre.

Quoziente intellettivo e riconoscimenti

Si scopre che uno psicologo della prestigiosa Benares Hindu University ha svolto dei test comparando studenti del Progetto Alice con altri – dello stesso ambiente socio-culturale – che frequentavano una scuola tradizionale. Risultato: il Q.I. dei primi era più alto di quello dei secondi; ma soprattutto gli studenti “di Alice” erano più capaci di memorizzare e mantenere l’attenzione; erano superiori in consapevolezza emotiva e in coscienza morale. Il 100% dei ragazzi che frequentano le scuole “di Alice” superano brillantemente gli esami di stato. Già perché le scuole di Alice Project hanno lo scopo di integrare il curriculum tradizionale di insegnamento con materie che aiutino i ragazzi a oltrepassare la loro mente razionale per raggiungere quella transpersonale, e quindi gli studenti devono sostenere un esame per dimostrare di aver appreso anche le materie del normale piano di studio.

In India la scuola “di Alice” è parificata ed è una ong riconosciuta dal Governo Indiano che conta più di 1000 studenti. Le classi vanno dalla scuola materna alle superiori. Progetti-pilota esistono in Spagna, Germania, Belgio, Stati Uniti, Colombia, Taiwan.

Ricerche mostrano la superiorità degli studenti, anche italiani, del metodo “Alice”: “maggiore capacità di attenzione; buona memoria; più consapevolezza e tolleranza; non manifestano problemi di disciplina, socializzazione e bullismo”, p. 9. Ci sono stati i riconoscimenti dell’università di Varanasi (due premi per la qualità del metodo innovativo), il cui rettore ha così motivato: “Noi consideriamo la proposta dell’Alice Project […] un metodo pedagogico rivoluzionario che, a breve termine, può curare e prevenire la sofferenza psicologica e i disordini comportamentali degli studenti e […] aiutarli a raggiungere […] la felicità esistenziale”, p. 141. Un altro buddhista “famoso”, Richard Gere, dopo aver visitato nel 2010 la scuola, ha garantito il suo aiuto – anche finanziario – per la continuazione del Progetto. Il suo “amico”, il Dalai Lama, è tornato a visitare la scuola – di cui è patrono – nel 2013, facendo un discorso di apprezzamento che è riportato nel volume.

San Francesco e il frigo vuoto

In fondo al libro c’è un intero capitolo che riporta favole, racconti e preghiere tra cui troviamo il Cantico di Frate Sole, e una illuminante favola – Il frigorifero vuoto – che vi consiglio di leggere ai vostri allievi e/o figli.

Quali materie si insegnano?

Ci vuole un’alfabetizzazione sull’ecologia e sui problemi ambientali, come dice anche Fritjof Capra (autore del famosissimo Tao della fisica, tradotto – per chi ancora non lo sapesse – da Nanni Salio), che dirige il Centro per l’Ecoalfabetizzazione di Berkeley ( 2150 Allston Way, Berkeley, Ca 94704, Stati Uniti; [email protected]; www.ecoliteracy.org).

Poi ci vuole ascesi e digiuno dalla tecnologia, secondo Ivan Illich: “[…] capire di che cosa potete fare a meno è uno dei mezzi più efficaci per convincervi che siete liberi. Proviamo a rinunciare a qualcosa, per ricordare a noi stessi quanto siamo attaccati a questo mondo moderno così com’è […], p. 17.

Poi ancora, secondo Tiziano Terzani, bisogna spegnere la televisione, che inonda le giovani menti dei nostri ragazzi, cosicché la possibilità che possano anche solo figurarsi stili di vita diversi diventa sempre più difficile.

“Ormai è arduo per i giovani non pensare che siamo solo corpo […] da vestire così come dettano loro i fabbricanti di stracci, ogni anno da buttare, solo per comprarne dei nuovi. Solo corpi da abbellire in futuristiche palestre, con costose chirurgie estetiche per rifarsi il seno a 18 anni, per poi esibirlo in discoteca e per finire […] a fare sesso! Cosa ben diversa […] faceva notare Terzani, dal fare all’amore […]

Non fatevi intrappolare! […] Difedentevi! Digiunate! […] Ad ogni passo che fate, ponetevi il problema: perché lo faccio? […]Ragionate! Il mondo di fuori vi vuole fregare. Vuol fare di voi dei consumatori. Il modo per non […] diventare come dei polli in batteria è non mangiare. […] Digiunare è un modo molto bello per non farvi consumare dal consumismo”, pp. 23-4.

Tutto questo (e altro ancora che si trova nel libro) diceva Terzani ad alcuni studenti di Scandicci, nel 2002.

Poi si insegna l’“infinita concatenazione delle cause e degli effetti”, tramite la “regola d’oro”:

Stai attento ai tuoi pensieri, perché diventeranno le tue parole.

Stai attento alle tue parole, perché diventeranno le tue azioni.

Stai attento alle tue azioni, perché diventeranno le tue abitudini.

Stai attento alle tue abitudini, perché diventeranno il tuo carattere.

Stai attento al tuo carattere, perché diventerà il tuo destino finale, p. 110.

Poi “educazione spirituale” è una materia fondamentale, impartita con l’aiuto di testi sacri induisti, come la Bhagavad-Gita, ma anche Yoga-Sutra di Patanjali (e il “suo” Raja Yoga, o “yoga degli otto passi”); l’insegnamento dell’educazione spirituale è “l’abbandono dell’Ego”, così come insegna l’induismo che: “[…] in tutte le sue declinazioni (dalla devozione a un Dio personale fino alle filosofie non dualiste) ripete che l’atto supremo che l’uomo deve compiere è l’abbandono dell’Ego”, p. 96. Ma naturalmente non mancano analoghi riferimenti al cristianesimo perché “[…] la filosofia di Alice non è esclusiva di una religione, ma le abbraccia tutte, come è ben indicato all’ingresso delle scuole dove sono iscritti i simboli di tutte le religioni”, p. 96; tanto che nel libro si fa riferimento anche agli indiani d’America, con la citazione della celebre lettera di risposta al presidente degli Stati Uniti che voleva comprare le loro terre (p. 104).

Poi non mancano insegnamenti di tutti gli “amici” dell’ecologia profonda e della semplicità volontaria: Arne Naess, Bill Devall e George Sessions, Aurelio Peccei e il Club di Roma; né quelli delle nuove scienze per la conoscenza della mente: dalla pnei (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) alla fisica (Fritjof Capra), passando per la meditazione (yoga, zen, buddhista) che aiuta le sindromi più frequenti a scuola (deficit di attenzione, stress e depressione), con esempi illustri – il Wellington College e l’università di Cambridge, in Inghilterra – che, avendo introdotto nel 2006 regolari corsi di meditazione ne ricevono risultati eccellenti. A proposito di meditazione sono stata veramente contenta di trovare, citato a p. 30, Swami Veda Bharati: ho conosciuto e apprezzato questo maestro a un Convegno di yoga, nel 2008 e da allora seguo – e propongo, giacché faccio l’insegnante di yoga dal 1987 – la sua “meditazione della Luna piena”, un’iniziativa che continua in tutto il mondo da molti anni grazie alla sua iniziativa. Veda Bharati, tra l’altro, è membro del Consiglio Mondiale dei leader religiosi presso le Nazioni Unite (oltreché autore, non solo, di un interessantissimo libro, proprio sui temi della “scuola di Alice”, Un cane di nome mente, Mimesis 2008).

Si scrivono già tesi sull’“Alice Project”

Come potrete notare da p. 60 esistono già molte tesi di laurea sul Progetto, nonché documentari (anche dell’esperienza indiana), e la Bibliografia ci dice chi sono i maestri cui si riferisce l’idea “di Alice”, e veniamo a sapere – a proposito di libri – che il fondamentale e amatissimo (da me, oltreché da moltissimi altri/e) libro di Schumacher, Piccolo è bello (che non è solo un modo di dire), è stato rieditato nel 2012 ed è stato incluso tra i 100 libri più influenti della seconda metà del Novecento (The Times Literary Supplement, 6, 1995). Ce n’eravamo già accorti, vero?

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  1. […] Nella Bibliografia (p. 145) è citata la scuola Alice Project; segnaliamo la recensione pubblicata in questo sito: A scuola di felicità e decrescita. […]

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