Cinema – Welcome – Recensione di Laura Operti

loc welcome0Welcome (Id.), ?Regia di Philippe Lioret?, sceneggiatura di Olivier Adam, Emmanuel Courcol, Philippe Lioret, ?fotografia di Laurent Dailland. ?Interpreti: Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Thierry Godard, Selim Akgül, Firat Celik, Murat Subasi, Olivier Rabourdin, Yannick Renier, Mouafaq Rushdie, Behi Djanati Atai, Patrick Ligardes, Jean-Pol Brissart?, Francia, 2009, durata: 1h. 50?

Il film racconta la storia di un ragazzo curdo iracheno di 17 anni che fugge da Mossul per aiutare la famiglia, cercando irrealizzabili sogni in un’ Europa che si rivelerà agguerrita fortezza, ma soprattutto per raggiungere la ragazza amata che vive in Inghilterra. Fra i tanti film che raccontano il viaggio del clandestino, che sappiamo essere spesso più drammatico nella realtà che nell’immaginazione filmica, quest’opera di Philippe Lioret costruisce una vicenda che ha due protagonisti: il ragazzo, coraggioso, ingenuo, innocente di tutto il male che subisce e un uomo che fa l’istruttore in una piscina comunale, stanco, lasciato dalla moglie che ancora ama, sensibile alle ingiustizie sociali e ai maltrattamenti che individui, già toccati dalla cattiva sorte come i clandestini, devono subire nel suo paese, la Francia, nella città di Calais, a causa di inique politiche migratorie.

Qui arriva Bilar (Firat Ayverdi ) dopo tre mesi di viaggio a piedi o attaccandosi sotto i camion e rischiando la morte .Non ce la fa a nascondersi dentro i grandi furgoni che si imbarcano dal porto per l’Inghilterra con la testa dentro un sacchetto di plastica per evitare che i cani dei poliziotti avvertano il respiro di un uomo. Gli sembra di soffocare perché qualcosa del genere gli hanno fatto i poliziotti turchi che l’avevano arrestato durante il viaggio. A Bilal non resta che il mare: la Manica da attraversare a nuoto, d’inverno.

E qui comincia il suo rapporto con Simon (Vincent Lindon), che dopo un paio di lezioni di nuoto capisce dove vuole arrivare il ragazzo e cerca di dissuaderlo dalla folle prova di coraggio e di disperazione e poi man mano gli si affeziona, lo ospita in casa, lo aiuta e forse crede anche che un giorno, allenandosi, possa farcela, con la forza della giovinezza e di quell’amore che ormai la vita a lui nega. L’evolversi della vicenda, consente anche di entrare nel mondo durissimo dei clandestini che tra di loro si fanno la guerra, si ingannano, pur di perseguire la loro meta. E degli uffici di polizia dove è sempre difficile distinguere tra comportamenti dettati da disposizioni e personale inclinazione verso atteggiamenti persecutori. C’è anche nell’ultima parte del film un accenno a quelle tradizioni del mondo musulmano (e non solo) che consentono a un padre di obbligare la figlia a sposarsi con chi ha scelto lui. Sarà questo a far precipitare le cose e provocare la tragedia, che avverrà in mare, quando il ragazzo, ormai vicino alle coste inglesi, sarà avvistato dalla polizia costiera e morirà. I toni drammatici del film scuotono le coscienze, e anche se siamo lontani da uno stile di racconto documentaristico, le scene al porto di Calais, dove una triste umanità cerca di imbarcarsi clandestinamente, sono una possente testimonianza visiva di questo inferno in cui la “civiltà “ è precipitata.

Nel senso tragico del film c’è un respiro di universalità che ci coinvolge tutti

Welcome ha partecipato al Festival di Berlino 2009 e al Torino Film Festival 2009

 

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