Sapere e non agire. Cui prodest?

Gian Giacomo Migone

Cosa hanno in comune il bombardamento israeliano del consolato d’Iran a Damasco, l’attentato terroristico di Mosca e, in tempi meno recenti, l’attacco alle Torri Gemelle di New York, quello della Russia all’Ucraina e di Hamas al territorio d’Israele? Si tratta di eventi improvvisi quanto sconvolgenti per un’opinione pubblica mondiale a essi impreparata anche se conosciuti da poteri competenti. A chi giova sapere e non agire?

È ormai dimostrato che:

  • la preparazione dell’abbattimento delle Due Torri è stato preannunciato dal FBI;
  • l’attacco russo all’Ucraina è stato preceduto, oltre che dall’appropriazione della Crimea, da anni di guerra, documentata dall’OSCE, nel Donbass;
  • l’aggressione di Hamas fu segnalata, prima del suo inizio, da soldatesse israeliane, messe a tacere dai loro comandi;
  • l’attacco terroristico di Mosca fu preceduto da un allarme circostanziato addirittura lanciato dal governo di Washington, liquidato da quello di Mosca come propaganda ostile. La contigua ambasciata canadese fu preavvertita dell’imminente attacco israeliano al consolato iraniano di Damasco.

Insomma, servizi segreti e di sicurezza, professionalmente quantomeno qualificati, quali CIA, Mossad, KGB, Guardie Rivoluzionarie del Popolo, pur avvertiti di quanto stava per avvenire, non furono capaci o non vollero attivare alcuna misura preventiva.

Un interrogativo

Quali furono le conseguenti azioni della parte aggredita? L’immediata risposta all’abbattimento delle Due Torri fu l’attacco all’Afghanistan da parte degli Stati Uniti, con alcuni suoi alleati appartenenti alla NATO, nonché la premessa della successiva dichiarazione di guerra all’Iraq da parte di una coalition of the willing ugualmente guidata da Washington.

L’aggressione all’Ucraina diede luogo a una guerra difensiva, tuttora in corso, da parte dell’Ucraina stessa, sostenuta dalla NATO.

Quella di Hamas ha scatenato un sanguinoso attacco, anch’esso tuttora in corso, del governo d’Israele al territorio palestinese di Gaza oltre che una recrudescenza di misure repressive a scapito dei Palestinesi in Cisgiordania.

A pochi giorni dal suo svolgimento, l’attacco terroristico subito da Mosca, ha determinato un rafforzamento dell’offensiva contro l’Ucraina e, forse, qualche provocazione preventiva nei confronti della Polonia.

All’attacco israeliano al consolato iraniano è seguito uno scambio di ostilità con Teheran che ha fatto temere un allargamento della guerra mediorientale, determinando nell’immediato un diversivo rispetto alle continuate stragi a Gaza e in Cisgiordania.

In conclusione

Le parti lese, pur preavvertite, non hanno voluto o saputo prevenire gli attacchi ma, legittimate da quanto subito, hanno lanciato azioni controffensive di ben più vasta portata. Ciò che più conta, ai fini della comprensione di questi attacchi, non è l’accertamento pur scontato di chi li ha perpetrati – Osama Bin Laden piuttosto che quanto resta dell’Isis o, in forma inequivoca, Mosca, Hamas e Tel Aviv – ma le condizioni e le conseguenze oggettive che hanno determinato, i piani dei poteri bersagliati che hanno attivato.

A questo proposito occorre una precisazione metodologica. Soprattutto negli Stati Uniti (noi Europei siamo più cinici) è invalsa l’abitudine di liquidare ogni affermazione scomoda come frutto di una teoria cospiratoria e chi l’afferma di essere un conspiracy theorist, a sua volta sospetto. Ora, la storia, come la vita di tutti i giorni, è piena di cospirazioni come anche di eventi rilevanti che non ne sono il frutto. Ciò che più conta è l’oggettività delle loro conseguenze.

Per intenderci, se una mia lontana parente morisse in circostanze non chiare e io ne risultassi l’unico erede, a dispetto di altri ipotetici eredi, la sua morte non fa di me l’assassino (anche se l’autorità inquirente potrebbe indagarmi). Ciò che è e che resta un dato di fatto, è che io ne sono il beneficiario. Parimenti, chi ha subito gli attacchi evocati, si è posto nelle condizioni di poter attuare azioni da tempo programmate. Benefiche o meno, per se stessi e per gli altri, resta da dimostrare.


 

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