Oltre Marie. Prospettive di genere nella scienza

Elena Camino

Nastassja Cipriani e Edwige Pezzulli, Oltre Marie. Prospettive di genere nella scienza*, le plurali editrice, Morlupo (RM) 2023, pp. 168, € 18,00  

Oltre Marie

La copertina del libro

È un libro agile (168 pagine), ma denso di informazioni e di riflessioni.

La Prima parte riprende alcuni aspetti della difficile battaglia delle donne scienziate per vedere riconosciuto il loro ruolo professionale e le loro idee. Anche in questo ambito professionale si ritrovano le consuetudini consolidate di un mondo tutto al maschile; le ostilità, gli stereotipi, i «bias» (cioè le assunzioni implicite, spesso inconsapevoli) che hanno accompagnato il percorso di emancipazione femminile; gli ostacoli (i «soffitti di cristallo») che tuttora frenano le carriere delle scienziate; soprattutto lo scetticismo con cui a lungo gli scienziati, e il pubblico in generale, hanno accolto idee nuove e «originali» proposte dall’universo femminile.

Queste pagine aiutano soprattutto le giovani delle ultime generazioni a capire e apprezzare il lungo percorso di molte donne coraggiose nell’aprire la strada verso la parità di genere nell’impresa scientifica. La partecipazione femminile allo studio delle discipline scientifiche, praticamente nulla alla fine dell’Ottocento, è lentamente aumentata nel corso del Novecento. Dall’inizio degli anni 2000 la Commissione Europea fa un monitoraggio: dal 2003 al 2021 si sono pubblicati sei Rapporti (She Figures) che misurano lo stato di parità di genere nell’Unione Europea nel settore R&I (Ricerca e Innovazione): numericamente si è quasi raggiunto il traguardo (la componente femminile è del 47%), ma nella sostanza c’è ancora molto da conquistare.

La Seconda parte del libro riguarda lo straordinario cambiamento di prospettiva (ancor oggi poco conosciuto e molto ostacolato) sulla natura della relazione tra l’umanità e il mondo «esterno», la «natura». L’idea della separazione tra soggetto e oggetto, e l’illusione della possibilità umana di raccontare il mondo così com’è, «oggettivamente», è naufragata definitivamente grazie a un insieme di elementi che – in ambiti e in tempi diversi – hanno messo ripetutamente in discussione tale possibilità. A mettere in crisi la visione tradizionale della scienza – e la validità e liceità dell’impianto della produzione tecnologica che ne sono derivate – sono state soprattutto le donne, a partire dalla vibrante denuncia espressa da Carolyn Merchant, autrice del libro The Death of Nature (1980), tradotto in italiano da Garzanti nel 1988 con il titolo La morte della natura [e ripubblicato nel 2022 da Editrice Bibliografica, NdR]

La natura animata vivente morì, mentre il denaro inanimato morto fu dotato di vita. Capitale e mercato avrebbero assunto sempre più gli attributi organici della crescita, della forza, dell’attività, della pregnanza, della debolezza e del collasso, oscurando e confondendo le nuove relazioni sociali sottostanti della produzione e della riproduzione che rendono possibili la crescita e il progresso sociali. [p. 353]

Cipriani e Pezzulli aggiornano le lettrici e i lettori, facendo loro conoscere numerose studiose dei decenni più recenti, che alla denuncia del maschilismo ancora presente nell’impianto epistemologico associano una varietà di idee, interpretazioni e prospettive nuove sulla relazione tra umanità e natura, cercando di superare la posizione dualista tra «soggetto» e «oggetto» a favore di una possibile conversazione intersoggettiva.

*Un articolo su questo libro è disponibile sul sito del Centro Studi Sereno Regis:

Parole chiave: scienza, femminismo, oggettività, intersoggettivo


 

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