8 dicembre a Venaus: la notte dei pestaggi nella testimonianza di un prete

redazione

L’agghiacciante testimonianza di don Daniele, presidiante decisamente “moderato” (dal sito bellaciao.org)

(…) Notte del 6 dicembre. Che non sarebbe stata una notte normale lo si poteva immaginare, qualche avvisaglia c’era. Infatti ho fatto circolare un sms in serata, avvisando tutti di tenere i cellulari accesi e a portata di mano nella notte. Un amico era su e aveva istruzione di dare l’allarme a qualsiasi ora del giorno e della notte. Vado a dormire, ma non mi sento tranquillo.

Alle quattro la chiamata: “sono a Venaus, stanno picchiandoci tutti a sangue”.

Si fanno partire tutti gli sms alle persone operative. Ci si sente per trovarsi all’ospedale di Susa. Ci si veste e via, nella notte. A Susa vediamo arrivare un’autoambulanza inseguita da due pattuglie Digos. Entriamo nel Pronto Soccorso, c’è un’infermiera e quattro carabinieri armati di tutto punto con una sbucciatura per ciascuno in bella mostra.

Uno parla: “ci hanno aggrediti” e giù tutti e quattro a ridere. Discutiamo animatamente, appoggiati dall’infermiera, e poi cerchiamo di raggiungere Venaus.

L’unica strada libera è quella da Giaglione. Polizia ovunque. Sono le cinque e qualche centinaio di persone si assiepa davanti ai militari in assetto antisommossa. Da lontane arrivano le urla strazianti dei presidianti. Telefono all’amico assediato: racconta che sono circondati nel prato.

Il blitz è partito alle 3.30: le forze dell’ordine hanno svegliato a calci e manganellate chi dormiva nelle tende. Il vicequestore Sanna, in preda a delirio da coca o amfetamine, sale su una ruspa e sprona il macchinista contro la barricata con la gente sopra, urlando agli uomini “ammazzateli tutti” (registrato con un telefonino, spero che quell’uomo possa pagare per ciò che ha fatto). A quel punto gli assediati sono in due gruppi in due prati, stretti e colpiti ripetutamente da manganellate e calci, mentre cercano di difendersi con le mani in alto.

Le ambulanze dopo un’ora finalmente permettono di soccorrere i feriti. Giornalisti manco a dirlo tutti assenti. (in effetti c’erano, ma erano già andati via, ndr). Un signore che avevo conosciuto al presidio, con cui avevamo fatto mezza giornata di pulitura dei prati dai rifiuti di plastica, una delle persone più pacifiche che abbia mai conosciuto, è stato duramente colpito in testa e alla nuca.

Arriviamo che il cordone della polizia si stringe di colpo contro di noi per fare passare i mezzi di rinforzo per massacrare ancora e ancora i poveracci rimasti ostaggi nei prati. Non ci muoviamo, restiamo con le mani in alto. Quello davanti a me con lo scudo inizia a spingere con violenza e quelli dietro a colpire con il manganello.  Schivo i colpi, ma la rabbia è infinita.

Alcuni anziani pensionati iniziano a lanciare sassi, tutti colpiscono a calci il pullman. Le botte aumentano, poi passati i mezzi si fermano. Arrivano gli assediati, rilasciati. Il terrore è nei loro occhi, molti sragionano e quasi tutti hanno preso botte. La gente è sempre più inferocita, gli sms volano per tutta la valle. Un signore con il cappello da alpino colpito nella carica si contorce a terra per mezz’ora, poi la polizia lascia passare i barellieri, ma non l’ambulanza, che resta lontana.

Nella giornata si susseguiranno le voci di uno in coma, ma si scopre poi che non è vero. In molti abbandoniamo Venaus. Tutte le fabbriche, le scuole, i negozi si mettono in sciopero. Si organizzano dei blocchi sulle strade che portano a Susa, a San Giorio, ad Almese, ad Avigliana: arrestati tutti subito. Raggiungiamo comunque Bussoleno. C’è gente che prepara barricate, la polizia arriva, poi si ritira, poi attacca di nuovo dall’altra parte.

Qui c’è una barricata, arrivano armati fino ai denti, si fermano dietro alla barricata, iniziano a smantellarla. Qualcuno butta palle di neve, poi due copertoni, poi arriva la carica su donne, uomini, vecchi con le mani alzate. Chi ha la macchina fotografica viene colpito all’apparecchio e poi alla testa. Una coppia di ragazzi sui 35 anni (lui e lei) rimangono in mezzo, pestati da quattro poliziotti evidentemente sotto l’effetto di droghe. Tutti accorrono, gridano, le prendono. Botte, botte, botte.

Arrivano notizie dagli amici di pestaggi violenti anche a San Giorio, persino ad Avigliana (si sparge la voce di un morto, da confermare). E a Susa, Almese, con i parroci in testa. Barbara Debernardi, sindaca di Condove, ha la faccia nera per i pestaggi sul naso. Arriva notizia che i pensionati a San Giorio stanno facendo barricate sull’autostrada, abbattendo alberi e guardrail. Hanno bisogno di aiuto, accorrono in moltissimi.

Adesso è il 7 dicembre, sono le 16.28. Scrivo queste righe per far sapere al mondo ciò che sta accadendo, mentre dei miei amici sono a San Giorio, dove mi dicono che continuano le cariche e i pestaggi sulla popolazione inerme, migliaia di persone.

Fate girare, per favore. Il tutto sta avvenendo con il consenso di buona parte delle forze politiche ed il colpevole silenzio di quasi tutti i nostri concittadini italiani.

Il tutto sta avvenendo perché a tutti i costi vogliono realizzare un’opera pericolosissima per la salute (cfr http://www.legambientevalsusa.it ), inutile per la rete dei trasporti (cfr articolo di Marco Boitani su http://www.lavoce.info riportato anche sul Sole 24 ore e Corriere della Sera) ed utile solo a rubare agli italiani l’equivalente di quattro ponti sullo stretto, per la felicità di alcune cooperativa cosiddette rosse (la CMC di Ravenna), oltre alla FIAT, ENI, Rocksoil (che appartiene alla moglie del ministro Lunardi) incaricata dello scavo in Francia.

VERGOGNA! Per favore, fate girare!!! Non è più solo una questione di TAV, ma di dittatura.

(2 – continua)


 

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