Farla finita con l’inconcepibile ingiustizia dell’incatenamento di persone | Emina Cerimovic e Kim Samuel

Quando la madre di Akanni morì all’inizio del 2018, lei smise di mangiare per tre settimane. Divenne d’umore imprevedibile. Sovente urlava o s’imbronciava con rabbia. Le medicine di un farmacista locale non servivano. Non sapendo che fare per trattare il trauma, il padre di Akanni la portò a una chiesa di Abeokuta, nello stato di Ogun, in Nigeria. E la lasciò lì. L’evangelicale della chiesa la incatenò in una stanza, lasciandola sul nudo pavimento tre giorni di fila senza mangiare e bere. Rimase lì con un uomo in preda a una crisi mentale; si sentiva sola. Gli inservienti del posto le diedero un vaso per urinarci e defecarci, proprio di fronte all’uomo.

Gambe incatenate di un uomo in un centro di riabilitazione cristiano a Ibadan City, Stato di Oyo, Nigeria, settembre 2019. Donne e uomini vengono incatenati e legati per stato di salute mentale alterato percepito o effettivo oppure per menomazione intellettuale.  Foto © 2019 Robin Hammond per Human Rights Watch.

Akanni è tuttora imprigionata in chiesa; privata di cibo e acqua ogni lunedì, mercoledì e venerdì fino alle 6 del pomeriggio. Il personale idi servizio alla chiesa sostiene che questo sia per il digiuno parte come parte della sua cura. Quando fa resistenza, l’incatenano di nuovo.

Talvolta se dicono che dovrei digiunare e io bevo acqua o mangio qualcosa, mi mettono alla catena – ha detto ai nostri ricercatori – Essere incatenati è il castigo. Mi han messo alla catena tante volte che non saprei contarle.

Akanni non è sola. Human Rights Watch ha documentato che migliaia di persone con uno stato mentale alterato o percepito come tale, ovunque in Nigeria vengono incatenate e messe sotto chiave in varie realtà apposite – centri di riabilitazione statali, ospedali psichiatrici, e centri di guarigione di stampo religioso e tradizionali. Molti sono messi in ceppi con catene di ferro a una o ambo le caviglie, a oggetti pesanti o ad altri detenuti, in qualche caso per mesi o anni.

L’incatenamento è un tema globale di diritti umani. Human Rights Watch ha documentato il suo ricorso in numerosi paesi, fra cui Indonesia, Ghana, Somaliland, e recentissimamente la Nigeria.

Come Akanni, le persone non possono andarsene da questi posti e sono confinate in condizioni antigieniche di sovraffollamento, e costrette a dormire, mangiare e defecare nello stesso spazio angusto. Molti vengono maltrattati fisicamente o emotivamente e costretti a trattamenti discutibili.

Si viene incatenati per una serie di ragioni: quando ci si comporta al di fuori di quanto considerato la norma [dovendo] smaltire un trauma o un lutto, o perfino saltando su sconvolti. Come Akanni, che non ha mai avuto accesso a professionisti di salute mentale prima che suo padre l’abbandonasse alla chiesa, gran parte dei nigeriani non sono in grado di procurarsi servizi di salute mentale adeguati o sostegno nelle proprie comunità e contano su guaritori tradizionali e religiosi per un sostegno.

Gambe di una donna legate strettamente in un centro di riabilitazione cristiano a Ibadan City, Stato di Oyo, Nigeria, settembre 2019. Foto © 2019 Robin Hammond per Human Rights Watch.

Stigma e malinteso, specificamente idee che lo stato [turbato] di salute mentale sia causato da spiriti maligni o forze sovrannaturali, inducono i parenti a portare i loro cari ovunque pensino di poter avere aiuto. Stanno [tuttavia apparendo segni di luce. In ottobre [2019], il presidente Muhammadu Buhari ha denunciato l’incatenamento come tortura, e la polizia nigeriana ha fatto incursioni in centri di riabilitazione islamici nel nord del paese. Benché la costituzione nigeriana proibisca la tortura e altri trattamenti disumani o degradanti, il governo deve tuttora porre fuori legge l’incatenamento per stato mentale [alterato]. Come pure il governo deve ancora riconoscere che l’incatenamento avviene in strutture a gestione governativa tanto quanto in centri tradizionali e religiosi anche altri dagli islamici.

Oggi, mentre il mondo è alle prese con la pandemia COVID-19, è più importante che mai porre fine a questa pratica, liberare la gente dalle catene e bandire i ceppi.

Bandire l’incatenamento è solo il primo passo. È anche necessario monitorare e applicare significativamente il bando. Inoltre, è essenziale porre a priorità la somministrazione di servizi di sostegno psicosociale e di salute mentale prossimi quanto possibile alle varie comunità.

Una cura umana e accessibile non deve essere per forza straordinariamente costosa. Per fare un esempio, città e paesi vari per il mondo seguono ora il modello zimbabwano della “Panca dell’Amicizia”, un’iniziativa a gestione comunitaria che forma e sostiene donne anziane per offrire una terapia colloquiale e stabilire collegamenti a servizi sociali e assistenza di salute mentale vitali. L’articolo 5 della Dichiarazione Universale ONU sui Diritti Umani chiarisce che “nessuno dovrà essere assoggettato a tortura o trattamento/castigo crudele, inumano o degradante”.

Che è tuttavia più che una violazione della legge. Quando le si è chiesto che cosa fosse la cosa peggiore nello stare in quella chiesa, Akanni ha detto esplicitamente “mi sento sola”. L’incatenamento rappresenta la più estrema negazione immaginabile dei nostri diritti umani fondamentali. Priva del bisogno basilare di appartenere, connettersi a una comunità, avere un proprio ambiente, imparare, esprimersi, avere una propria attività. E’ un affronto all’essenza di ciò che ci rende umani.

Akanni ci ha detto che vuole andare a casa, studiare contabilità, trovare un lavoro, e condurre una vita sana e gioiosa. Sta al presidente Buhari, ai capi e alla società civile in Nigeria, e a tutti noi che possiamo fare pressione a livello mondiale, far sì che lei e innumerevoli altri abbiano una chance significativa di realizzare questi sogni.


Kim Samuel è fondatrice del Samuel Center for Social Connectedness, di Toronto.

Emina ?erimovi? è una ricercatrice esperta sui diritti nella diversa abilità presso Human Rights Watch.


HUMAN RIGHTS, 13 Apr 2020 | Emina ?erimovi? and Kim Samuel | Human Wrongs Watch – TRANSCEND Media Service

Titolo originale: Ending the Unthinkable Injustice of Human Chaining

Tratto da http://human-wrongs-watch.net/2020/04/08/ending-the-unthinkable-injustice-of-human-chaining/

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

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