Vecchio può essere attuale
Leggevo un altro libro per recensirlo e continuavo a trovarne un altro (di cui parlerò più avanti) citato in molte pagine; così mi sono incuriosita. Ed è a questo che dovrebbero servire le Note bibliografiche: allargare a dismisura il libro che si sta leggendo – se si vuole – perché non si può scrivere tutto dentro a un solo libro. Allora, si dice, aggiungo delle altre indicazioni, di altri libri, testi, film, che aiutino ad approfondire l’argomento. Questo è proprio ciò che è capitato a me.
Vado in Biblioteca dove, penso, ci sarà senz’altro il libro pluri-citato, così lo guardo, perché dev’essere interessante se è così tanto segnalato…
Una vera scoperta
E difatti! Anzi, non so perché non ne sia stata pubblicata una recensione al tempo in cui è uscito!, nel 2008!!! E il fatto che io ne parli oggi, nel 2019, non è per nulla sbagliato, e il libro non è per nulla «vecchio». Diremmo che la musica di Mozart è vecchia? O che lo è un libro come Il tao della fisica solo perché è stato pubblicato (la prima volta) nel 1982?
Proprio l’esempio del libro di Fritjof Capra ci offre uno spunto di riflessione sulla «vecchiezza» (quasi sempre e solo dal punto di vista commerciale) di certi titoli.
Il fondamentale libro sulla fisica quantistica (che ora è una disciplina tanto di moda) è uscito nel 1982, ma è divenuto popolare solo con la ristampa del 1989, 7 anni dopo. E da allora se ne parla e se ne scrive continuamente. Pensiamo se l’editore (che non a caso è il genio dell’Adelphi) avesse pensato che il libro fosse «vecchio» e non l’avesse ristampato…
Tutto questo discorso perché credo e penso che ci siano alcuni libri che non sono mai vecchi, che devono essere letti prima o poi e che – se non lo facciamo – è come se ci mancasse un pezzo di un percorso. Io ho letto Il tao della fisica che avevo forse 24 anni, e ora è bene che mio figlio lo legga, a 29 anni. E molti altri come lui. Quindi sarebbe opportuno pubblicarne una recensione, segnalarne l’esistenza, comunicarne la disponibilità nelle Biblioteche (se non nelle librerie, dove le leggi sono ahinoi altre, sono quelle delle «novità»).
Alcuni libri, come dicevo, vanno letti a prescindere, come è il caso dell’attualissimo titolo di cui state per leggere (e forse scoprendo l’esistenza?)
Strada facendo…
Da quando è uscito ha fatto strada: ne è stata pubblicata un’altra edizione nel 2017 e ha vinto pure un premio, ci sarà un motivo! Dunque il libro si trova – anche – presso la Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis, disponibile al prestito. E qui sotto potete leggerne una recensione per scoprire perché sarebbe da leggere proprio oggi, in questi tempi di «gretini» (con la «g», mi raccomando).
Nicola Armaroli-Vincenzo Balzani, Energia per l’astronave Terra, Zanichelli, Bologna 2008, (20173), pp. 240, € 11,80
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La fanno.
[William James]
Un classico, rigoroso, ma accessibile, testo di riferimento scientifico per orientarsi nel mondo delle energie. Nel 2009 ha vinto il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica[1] e nel 2017 ne è uscita la Terza edizione, con sottotitolo L’era delle rinnovabili.
Mitico l’elenco dei miti
Scusate il gioco di parole, ma non ho potuto farne a meno. Quello di cui parlo è l’elenco di 12 Miti da sfatare: è necessaria l’energia nucleare per essere indipendenti energeticamente? E anche: siamo costretti a importarla dalla Francia? L’esigenza è, semmai, dei francesi, perché «le centrali nucleari non possono essere spente e accese a piacere», p. 224, e p. 145: «[…] è la Francia che è costretta a vendere ai Paesi limitrofi l’elettricità a basso costo durante la notte, per liberarsi del surplus prodotto dai propri impianti»); altri miti da sfatare? Che i biocarburanti sostituiranno la benzina, o che il metano non inquina e altri luoghi comuni. Lo «sfato» è a colpi di Fonti (bibliografiche, sitografiche) raccolte in ben 8 pagine, al fondo (Le fonti di questo libro, p. 215), più 5 pagine di Indice analitico.
Altro contributo carino – che mi ha fatto subito ripensare a «La Settimana Enigmistica», che a casa dei miei genitori non mancava mai – è il capitolo Forse non sapevi che…, alle pp. 228-233. Qui – appunto – scopriamo realtà agghiaccianti, per esempio a proposito dei tanto pubblicizzati biocarburanti: che per fare il pieno di un SUV occorre tanto mais quanto quello per nutrire una persona per un anno: 1 pieno di benzina/1 anno di cibo! Altre proporzioni
Per produrre 1 personal computer/270 kg di petrolio (il che significa che «prima ancora di essere acceso, ha già consumato il triplo dell’energia che userà durante tutta la sua vita utile» (p. 228); per allevare 1 mucca (di 500 kg)/6 barili di petrolio (circa 1000 litri): 1 mucca/1000 l di petrolio; per produrre 1 kg di carne di vitello occorrono 7 litri di petrolio, 1 kg di carne/7 l di petrolio; per produrre una batteria usa-e-getta serve da 40 a 5000 volte più energia di quella erogabile dalla pila stessa!!!; un bucato in lavatrice a 90° consuma 7 volte più energia (rispetto allo stesso bucato a 30°); un’asciugatrice consuma il doppio dell’energia elettrica che è servita per lavare lo stesso bucato.
E ogni singolo barile di petrolio bruciato oggi significa 1 barile di petrolio in meno per le generazioni future, ma anche 300 kg di anidride carbonica in più nell’atmosfera.
Forse non sapevi che…
- un pieno di benzina/1 anno di cibo!
- un personal computer/270 kg di petrolio
- una mucca/1000 l di petrolio
- un kg di carne/7 l di petrolio
Schiavi
Quando si alza in volo un 747-400 da Malpensa «per sviluppare tutta la potenza erogata dai legami chimici del combustibile occorrerebbe il contributo muscolare di tutti gli abitanti di Milano e del suo hinterland [1.600.000 schiavi energetici, nel 2008, NdR]». Per ottenere questo dato e rendere «misurabile» il consumo energetico, gli autori usano un parametro particolare, quello dello schiavo energetico. Si calcola che «12 ore [NdR [2]] lavorative giornaliere di uno schiavo corrispondano a una quantità di energia di 600 wattora (Wh)». Su questi calcoli si può dunque stimare che «per un bucato in lavatrice occorrerebbe il lavoro continuativo di una quindicina di persone», p. 37.
È diverso considerare un bucato da questo punto di vista no? Subito faremmo più attenzione (e non solo per la bolletta della luce, no?). E se visualizzassimo 3 schiavi che lavorano continuativamente per tenere acceso il nostro pc (che richiede una potenza di circa 200 W) lo accenderemmo lo stesso anche per sciocchezze, inutili e-mail e inutili ricerche[3] nel web? E useremmo il phon (anche in estate!) se sapessimo che per 10 minuti di aria calda uno schiavo energetico dovrebbe lavorare per quasi mezz’ora?
Come risparmiare energia
Risposta: non comprare fragole cilene a Natale. Se siamo perplessi riflettiamo, e capiremo, come ci suggerisce di fare il libro, «che è una delle cose migliori da fare se vogliamo incominciare a cambiare un sistema energetico che non potremo continuare a permetterci all’infinito». Il più grande sistema petrolifero parte dalla richiesta di un singolo che – appunto – pretende di mangiare le fragole a Natale.
Stand-by
Forse c’è ancora qualcuno che non spegne gli stand-by per cui questo paragrafo risulta interessante? Non ci credo… ma comunque ecco qua: il 6%, e forse oggi anche di più, della domanda elettrica complessiva è rappresentata dagli stand-by di televisori, lettori DVD, impianti audio, computer (e – mi permetto di aggiungere telefoni inutilmente elettrici): pari alla metà dell’intero consumo per l’illuminazione. Dobbiamo essere pazzi… tutto per evitare la «fatica» di accendere un apparecchio quando lo vogliamo usare e spegnerlo quando finiamo??? O – nel caso dei cordless – rispondere dal bagno? Fare i peripatetici al telefono???
Per niente facile…
cantava Ivano Fossati nel 1983 (e ha pure pubblicato un libro con quel titolo, Arcana, 1994) e per niente facile sembra essere ancor oggi la cosiddetta «economia all’idrogeno», benché la spaccino per semplice. «Per niente facile» che si trovi una soluzione in tempi brevi (scrivevano gli autori nel 2008) e in effetti a tutt’oggi…
Non è vero che l’idrogeno può essere facilmente estratto dall’acqua, né che sia «pulito» ( è sporco o pulito a seconda della fonte di energia usata per produrlo, p. 171), e inoltre è un gas difficile da trasportare, immagazzinare e usare (p. 172).
La domanda delle domande
Ha senso continuare a spendere tempo, denaro ed energie intellettuali per «percorrere la strada più lenta, costosa, rischiosa, limitata e rigida che abbiamo a disposizione? Non è forse giunto il momento di […] perseguire con più decisione la ricerca sulle tecnologie energetiche rinnovabili?» (p. 148).
Ai posteri – se ce ne saranno, di posteri – l’ardua sentenza.
Scorie
Una centrale standard abbisogna – per un anno di funzionamento – di 160 tonnellate di uranio; per ottenerle si estraggono, processano, sminuzzano, trattano (con acidi forti e altri prodotti chimici) 160mila tonnellate di materiale. Sì, avete letto bene, 160mila tonnellate per averne 160 (con 159.840 tonnellate di materiale di scarto delle lavorazioni, le famose scorie, che – tra l’altro – contiene isotopi radioattivi).
Plutonio
Troppo lungo per essere riportato integralmente; agghiacciante nella sua realtà; indispensabile da sapere, vi prego di andare a leggere il paragrafo sulla «sostanza più pericolosa che l’uomo abbia mai creato», Un’eredità scomoda, alle pp. 130-131.
Quando per ottenere energia si usano
carbone, petrolio, metano
si produce CO2 pari a 3 volte il loro peso.
1 kg di carbone? 3 kg di CO2
Altri (e alti) prezzi delle guerre
Dovremmo sapere che (lo sappiamo?) durante la guerra del Golfo (1991) 730 pozzi petroliferi furono fatti saltare, bruciando per mesi 240 miliardi di litri di petrolio greggio che si persero, e se ne riversarono altri 1,7 miliardi in mare, nel Golfo Persico.
Analogamente, la spesa militare complessiva ha sfiorato i 200 miliardi di dollari (3000 miliardi per la guerra iniziata nel 2003 in Iraq, solo per gli Stati Uniti; e altrettanto per il resto del mondo).
Conseguenza: «nessuno al mondo sa stimare con precisione il vero prezzo di un barile di petrolio», p. 101.
Proverbio saudita
«Mio padre cavalcava un cammello,
io guido un’auto,
mio figlio pilota un aereo a reazione,
suo figlio cavalcherà un cammello» [p. 84].
Quanti morti in quali guerre?
1 milione di vittime (Somme, 1916-1918)
2 milioni di vittime (Stalingrado, neanche 6 mesi di assedio, 1942-1943)
600mila morti (bombardamenti alleati sulla Germania)
100mila civili inermi (i due ordigni nucleari sganciati sul Giappone)
55 milioni (per il 70% civili) i caduti della seconda guerra mondiale
$?
Nel quinquennio 2004-2008 il bilancio militare degli Stati Uniti ammontava a 2,1 trilioni di dollari, circa 1,3 milioni di miliardi di euro: 200 euro per ogni abitante della Terra. Mi viene da piangere…
11 anni fa, quasi 12…
… qualcuno scriveva così (a p. 61): «Ci attende una grande sfida: dobbiamo affrontarla al più presto, prima che siano eventi fisici ingovernabili – che potrebbero essere accompagnati da dinamiche politiche e sociali basate sulla violenza – a portare l’umanità verso un futuro doloroso. […] la sfida non è però impossibile. Anzi potrebbe trasformarsi in una grande opportunità», p. 61. Opportunità che non abbiamo còlto, come ai tempi del Club di Roma e come mi pare stia accadendo ora con i messaggi di Greta Thunberg.
«È una moda», si dice ora, come «sono catastrofisti» si disse 11 anni fa, ai tempi di questo libro, o «Manca un sacco di tempo, troveremo altre soluzioni» ai tempi di Aurelio Peccei… boh… proprio non capisco, ma vedo che ancora una volta le persone si chiedono «Che tipo di auto è più ecologico?» invece di capire che è necessario smettere di muoversi; o «Quale tipo di energia è più verde?» invece di imparare a farne a meno, per averne bisogno in quantità minore; e la raccolta differenziata invece della riduzione dei rifiuti e via così, verso il baratro (ma con le lampade a led che ci illuminano la strada in modo ecologico però!!!…
Treno o auto?
Spostarsi su rotaia
significa ridurre dell’80%
il consumo energetico
rispetto all’auto.
Ma in più è sicuro: il treno giapponese ad alta velocità Shinkansen in oltre 20 anni di operatività ha trasportato decine di miliardi di passeggeri senza un solo incidente mortale. In un anno, in Europa, muoiono oltre 40mila persone (e 2 milioni di feriti gravi – in parte invalidi permanenti); questo permette floridi affari per pompe funebri, case di cura, carrozzieri, aziende energetiche e case automobilistiche… e aumenta pure il PIL…
E vince sempre il treno anche in prestazioni in termini di energia usata al chilometro per passeggero:
auto 2 MJ
SUV 3,3 MJ
aereo 2 MJ (B747); 1,5 MJ (B777)
treno 0,4 MJ
Ogni chilo del nostro peso costa – per essere spostato – 3,5 rJ di energia al chilometro, a piedi; con un’auto di media potenza 30 kJ. Ovvio: «[…]nell’auto ci accompagna un corredo di quintali di metalli, plastica, vetro, combustibile. […] un motore da 150 cavalli, 4 robuste barre antintrusione, 2-3 metri quadri di cristalli fiammanti, un macigno di batteria, una radio e sei altoparlanti da rave party. […] una ruota di scorta che ci portiamo in giro da una vita sperando di non averne mai bisogno, anche perché spesso non sappiamo neppure dov’è nascosta» (p. 75).
La fine (altro che moda!)
«Non pretendiamo che vi rimangano impresse molte cose tra quelle scritte in questo libro. […] Il lungo e faticoso cammino della transizione energetica non è solo un’affascinante prova sul piano scientifico e tecnologico, ma è ancor più una sfida culturale e morde verso la sobrietà e la responsabilità individuale, nella quale tutti siamo coinvolti. Anche tu. Il tempo stringe, è ora di incominciare», p. 214.
Spegni il computer quando hai finito di leggere.
Note
[1] (in breve: Premio Galileo), istituito nel 2007 dal Comune di Padova con l’intento di diffondere tra i giovani la cultura scientifica e per celebrare il prestigio dell’Università patavina, che sin dalla sua nascita ha ospitato eccellenze nel campo scientifico, a partire proprio da Galileo Galilei. Il Premio è patrocinato da Ministero dei beni culturali, MIUR e Accademia galileiana di scienze, lettere e arti; è indetto in collaborazione con ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), UPI (Unione Province d’Italia) e Università degli di Studi di Padova.
[2] Calcolando che un uomo in buona salute può generare una potenza di 800 watt (W) salendo una rampa di scale (attività intensa), ma non più di 50 W in un’attività continuativa (12 ore di lavoro=600 wattora-Wh).
[3] A proposito delle troppe informazioni (in gran parte inutili, sbagliate, confuse o ingannevoli) c’è un detto: «Un tempo si cercava la sapienza, poi ci si è accontentati della conoscenza, ora ci resta soltanto l’informazione», p. 56.
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