Mono- multi- inter- trasversal- trans-disciplinare – Johan Galtung

Firenze, European University Institute

Cinque modi di fare ricerca, ri-cerca, per intuizione, conoscenza, soluzioni. E’ importante come viene fatta.

Il mondo non ci arriva ordinato secondo le facoltà universitarie – naturali, umane, sociologiche – e le sue discipline, nelle scienze sociali in una gamma dal micro (psicologia) passando per il meso (sociologia, politologia, antropologia, economia) al macro-mega: studi inter-statali, inter-nazionali, inter-regionali, inter-civiltà. Piuttosto, il mondo ci arriva come una serie di problemi ingarbugliati, caotici: qualche obiettivo che vogliamo raggiungere, come la salute – o almeno assenza di malattia – funzionale, essere gradevoli, avere un’abitazione abbordabile, addomesticare la natura mettendola al nostro servizio; o incompatibilità di obiettivi che chiamiamo conflitti e vogliamo risolvere per evitare la violenza.

Allora, perché le università non sono organizzate secondo i problemi? La risposta è che lo sono prevalentemente: studi medici o sanitari per la salute, scuole di architettura e ingegneria per le abitazioni e per consentirci di utilizzare a nostro beneficio la natura, studi per la pace per realizzare la pace (attivati in più di 500 università). Abbiamo studi sullo sviluppo per i problemi riguardanti le modalità di sviluppo sociale e individuale; studi ambientali per problemi d’impoverimento di risorse e d’inquinamento, o di diversità-simbiosi.

Descartes nel suo Discours de la Méthode (1637) tracciò la rotta per la scienza e la ricerca occidentali: dividere il problema studiato in parti, iniziare dal più semplice, procedere al più complesso su tale base, dare uno sguardo finale per accertarsi di non aver dimenticato nulla.

Applicata al corpo umano, l’anatomia può diventare lo studio delle parti – dalla più semplice alla più complessa – controllando che nulla sia tralasciato. Ma gli umani sono più della somma delle parti; ci sono relazioni, mente, spirito.

Applicata allo spazio, la geografia può diventare lo studio di stati o regioni, ma non delle loro relazioni, come lo sfruttamento, l’imperialismo.

Applicata al tempo, la storia può diventare lo studio delle epoche, ma non delle loro relazioni, la visione grandiosa, la macro-storia.

E qui s’inserisce la scienza orientale, diversa dallo studio delle parti prescritto da Descartes; che collega le asserzioni deduttivamente in teorie. Il taoismo insiste sullo studio della realtà in termini di olismo anzichè di componenti, e di dialettica, contraddizioni, forze e contro-forze, anziché di deduzione (un caso di sia-sia).

Alla domanda “Che cos’è l’Europa?”, Descartes dividerebbe (verosimilmente) il continente in paesi, cominciando dal proprio e dai suoi vicini, procedendo fino al più remoto (era l’Albania, ora sono i paesi caucasici), controllando che la carta geografica non abbia punti bianchi.

Il taoismo cercherebbe oloni (insiemi interi), l’Europa come un insieme, per esempio come un sistema per la distribuzione dell’acqua, dalla Svizzera mediante i quattro grandi fiumi (Reno, Rodano, Danubio, Po) a gran parte dell’Europa. O come un sistema per la distribuzione della ricchezza, dall’alto lungo l’asse dell’industria/capitale delle regioni interne passando per Londra e il Benelux alla Germania occidentale, seguendo il bacino Reno-Ruhr per la Svizzera tedesca giù fino alla valle del Po – con povertà crescente con la distanza – sino a Grecia-Italia-Portogallo-Spagna-Irlanda (GIPSI), periferia UE oggi in grossi guai – e poi verso est al Pacifico con poco che uguagli la spina dorsale europea; e verso nord a quelle che solevano essere le povere Norvegia e Finlandia finché si sono arricchite in altro modo: il welfare state, molto ispirato dall’aspetto centrale della rivoluzione russa del 1917 focalizzata sui bisogni fondamentali. Questi tre approcci – basati su mappe politiche, idrologiche ed economiche – non si escludono reciprocamente.

Ciò che è stato suddiviso nel processo universitario-accademico è stata Madre Filosofia, cominciando dal più semplice, riferito allo spazio e al tempo, la geografia e la storia. Ed è proseguita, sezionando la realtà in parti.

Si prenda la sanità come problema. Abbiamo specialisti per tutte le parti, ma anche il medico generalista, in grado di valutare l’olone umano, prendendo in considerazione ogni genere di contesto oltre i sintomi di patologie, appoggiandosi agli specialisti se necessario. Con solamente specialisti angusti saremmo in grossi guai.

Così come avviene nelle università con mono-discipline ristrette. Le altre quattro modalità di ricerca sono ponti verso visioni più olistiche: un gruppo multi-disciplinare che scrive un libro per ciascuna delle prospettive delle singole discipline; un gruppo inter-disciplinare nel quale ogni singolo membro scrive un capitolo nello stesso libro; gli approcci disciplinari trasversali, quelli descritti col trattino d’unione come la bio-chimica, la psico-somatica in quanto scienze nuove, e quelli trans-disciplinari con ancor maggiori interazioni, come negli studi su sanità, sviluppo, ambiente, pace. È in arrivo molto altro, giacché le prospettive mono-disciplinari sono troppo ristrette.

Come reagiscono le università? Alcune lo considerano un rinnovamento. Altre proteggono i loro orticelli disciplinari con la stessa gelosia degli umani e altri animali verso i propri territori. Col potere: “Vuoi la promozione? Niente multi-inter-trasversal-trans; ti valutiamo in base alla tua disciplina di laurea”.

Quelli attaccati al problema se ne andranno dalle università verso un “think tank” per superare Descartes, e imbattersi in Max Weber: Wertfreiheit [avalutatività]. Dato che la scienza è pubblica, comunicabile inter-soggettivamente e verificabile, gli orientamenti di valore non dovrebbero stravolgere i risultati, ma orientare la scelta dell’argomento di ricerca. Non sono mai esistiti umani scevri di valori, però abbonda una scarsa consapevolezza dei propri valori; altri identificano facilmente i propri valori. Ciò che dovremmo esigere è ricercatori che siano espliciti nei valori di riferimento (Wert-Explizität) e che comunichino i valori tanto quanto i dati e le teorie.

Entra in gioco la classe. Medicina-architettura-ingegneria non sono scevre di valori bensì servono bene le élite. Se ci si mette al servizio della gente viene fuori la Wertfreiheit.

La mia introduzione al taoismo è avvenuta tramite Joseph Needham e filosofi cinesi di Pechino. Essi considerano la scienza occidentale molto preconcetta con il suo atomismo, la sua deduzione – l’aristotelico tertium non datur – i suoi valori, che conducono a false dicotomie. Il taoismo ispira la ricerca del sia-sia, come nell’attuale capi-comunismo cinese. O comu-capitalismo.

Conclusione: L’Europa sarebbe meglio guidata da un’economia trans-disciplinare focalizzata sui bisogni fondamentali degli umani, e sulla natura, piuttosto che dall’espandere quel libro contabile proveniente da Firenze e Siena.

 

20 Maggio 2013

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: Mono- Multi- Inter- Cross- Trans-Disciplinary

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