Anno nuovo… problema vecchio
Sono di quelli che «se potessimo volare avremmo le ali» e che «se potessimo andare sott’acqua avremmo le pinne» e che «il mezzo di trasporto migliore è il piede, seguito dalla bicicletta», e quindi non prendo l’aereo, non uso le bombole, non ho l’auto e se devo fare viaggi lunghi utilizzo il treno (normale!). Però so di essere un po’ «estrema» e allora ho cercato alcuni dati per chi (al contrario di me che se non c’è la neve non c’è e faccio altro, in montagna) in inverno deve sciare, a tutti i costi, letteralmente a tutti i costi; leggete qua:
[…] ogni metro cubo di neve programmata costa 4 euro e 3 kilowatt di energia elettrica, più tanta acqua: 3 mila metri cubi per ogni ettaro di piste. Considerando che i terreni innevabili sulle Alpi ricoprono una superficie-di 23.800 ettari, ogni anno – ha calcolato il Centro Internazionale per la Protezione delle Alpi, Cipra – se ne vanno 95 milioni di metri cubi d’acqua, pari al consumo domestico annuo di una città di un milione e mezzo di abitanti. (Fonte: «L’Espresso», gennaio 2011)
Perché non possiamo limitarci a «guardare»? Se non c’è abbastanza neve per sciare, potremmo camminare, magari con le racchette o con buone scarpe da montagna e guardare la montagna, le montagne, gli alberi; magari (se non facciamo tanto rumore e non sfrecciamo a 30 km all’ora sugli sci) siamo così fortunati da vedere qualche animale; spero che in molti abbiate visto «Harold e Maude», film di trent’anni fa in cui una signora ottantenne costruisce una macchina per sentire gli odori, e la fa provare al suo nuovo amico ventenne, il quale a un certo punto, dopo aver riconosciuto altri profumi esclama estasiato: «Neve!». Ecco, in montagna potremmo riconoscere l’odore della neve, invece di sentire solo il rumore dello ski-lift…
Perché dobbiamo sempre «fare» qualcosa, quando siamo nella natura?
«Nelle Alpi, un numero sempre maggiore di piste da sci è dotato di impianti di innevamento artificiale e già oggi molti comprensori sciistici sono in grado di innevare il 100% delle piste. In origine, la neve prodotta artificialmente doveva servire ad attenuare alcune “debolezze” dell’innevamento naturale, soprattutto la sua imprevedibilità, ma ormai sempre più spesso l’innevamento naturale è visto come un’integrazione della neve artificiale e non viceversa».
(dati tratti da: www.100ambiente.it)
E poi, devo cercare di non pensarci, che per produrre la neve artificiale si usa acqua (e già sarebbe grave), ma acqua potabile (poi ci commuoviamo guardando al telegiornale le immagini di bambini africani disidratati e affamati no?).
«Con 1.000 litri d’acqua, cioè un metro cubo, si possono produrre in media da 2 a 2,5 metri cubi di neve.
Per l’innevamento di base (ca. 30 cm di neve, spesso anche di più) di una pista di 1 ettaro, occorrono almeno un milione di litri, cioè 1.000 metri cubi d’acqua, mentre gli innevamenti successivi richiedono, a seconda della situazione, un consumo d’acqua nettamente superiore» (dati tratti da: www.100ambiente.it)
Vogliamo parlare dell’energia necessaria perché non siamo capaci di starcene seduti su una sdraio a prendere il sole e guardare il panorama – mozzafiato peraltro?
«In Francia, secondo un’inchiesta non recente del Service d’Études et d’Aménagement Touristique de la Montagne SEATM (2002a), durante la stagione 2001/02, il consumo d’energia per ettaro di pista innevata ammontava a 25.426 kWh. Se si applica questa cifra all’intero arco alpino, (23.800 ha di piste innevate), ne consegue un consumo energetico totale degli impianti di innevamento pari a 600 GWh, corrispondente all’incirca al consumo annuo di energia elettrica di 130’000 famiglie di quattro persone.» (dati tratti da: www.100ambiente.it)
Per saperne di più – se non vi basta questo – esiste un rapporto (Innevamento artificiale delle Alpi), realizzato dal Cipra (www.cipra.org) che descrive tutti gli altri effetti che l’innevamento artificiale provoca sull’ambiente.
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