La triade ENERGIA-AMBIENTE-SVILUPPO – Johan Galtung

Un’idea davvero felice riunire tre interessi primari in quello che potrebbe diventare un patto politico, economico e intellettuale. Come una povera famiglia creativa in Kerala che voglia lessarsi il riso senza avere né elettricità, né kerosene, né legna, ma un foglio di carta nera, un copertone usato, un pezzo di vetro di finestra e il sole di mezzogiorno. Con la carta per terra, la pentola con acqua e riso sopra, il copertone attorno alla pentola e il vetro sulla pentola come isolante, si lessa il riso in mezz’ora.
Energia rinnovabile dalla inesauribile fonte solare, il riuso dei rifiuti piuttosto che il riciclo, il soddisfacimento dei bisogni fondamentali (per una persona, un copertone di bicicletta; per una famigliola, un copertone d’auto; per una famiglia estesa un copertone di camion, per gruppi più grandi un copertone di bulldozer). Pensare triadico. Brutto? Presentiamolo in forma più attraente. Primitivo-tradizionale-moderno-postmoderno? Problema irrilevante.
L’essenziale è integrare i tre, cercando sinergie; avendo sempre in mente l’antica saggezza hindu per cui se perseguiamo solo una cosa può darsi che non otteniamo neppure quella (per averne un esempio si legga quel sillabario dell’economia politica di John Perkins, Confessions of an Economic Hitman; Confessioni di un sicario dell’ economia, Minimum fax, Roma 2005). Entra in azione un atteggiamento olistico. Sono necessari approcci settorial-globali – uno alla volta – ma abbiamo molte enormi burocrazie e discipline accademiche a senso unico. Abbiamo anche bisogno di approcci integrati imperniati sulle comunità, rurali e urbane, dove vive la gente e dove si sente in quale punto fan male le scarpe quando si persegue un solo obiettivo, e si può mettere a frutto la loro inventiva.
Di fatto, “i ministri dello sviluppo” potrebbero essere così saggi da riunire le comunità di tutto il mondo per scambiarsi esperienze positive – nessuna regione, nessun paese ha alcun monopolio di saggezza. Ce ne sono, diciamo, due milioni e ben altra saggezza cui attingere che da 200 stati o 2.000 nazioni.
L’energia ha un impatto sull’ambiente, sullo sviluppo, con conflitti dappertutto. Come creare una pace cooperativa, armoniosa?
Prendiamo l’eccesso debordante di CO2 (e N2O, CH4). Anni fa il Giappone convogliava la CO2 dalle fabbriche a serre progettate per l’agricoltura accanto alle fabbriche stesse, accelerando la fotosintesi, producendo ossigeno, privilegiando le comunità che integravano industria e agricoltura. Dovrebbe essere possibile utilizzare massicciamente la CO2, a servizio dell’intera triade.
Quanto il riscaldamento globale sia parte di un mega-processo dopo il culmine dell’era glaciale, diciamo, 10-15.000 anni fa, e quanto sia artificiale, è una grossa controversia. Qualunque ne sia la percentuale, dovremmo fare del nostro meglio, ma il commercio delle quote non è l’approccio giusto. Sa di qualcuno che pratica lo schiavismo comprando quote da chi abbia un deficit di schiavismo. Il compito è ridurre lo schiavismo e le emissioni di carbonio, non legittimare con mercati fasulli. Molto di ciò che succede può essere irreversibile.
Ma funziona anche in entrambi i modi: allagando terre basse da una parte, fondendo calotte ghiacciate e permafrost altrove (con tutti i problemi che ne derivano), liberando terra in Alaska, Canada, Groenlandia, Russia. Chi pagherà il trasloco? Se è chi inquina a pagare, pagherà di più chi inquina di più, cioè USA-Cina. Oppure dividiamo tra tutti. Cooperazione.
Abbiamo avuto uno sviluppo in paesi meno sviluppati (PMS) che non avevano quanto si trovava in paesi più sviluppati (PPS), elettricità, computer, autostrade, ecc., ma ancor sempre con enormi masse sofferenti al fondo dei paesi più poveri, esposti ai meccanismi capitalistici che pompano ricchezza dal basso verso l’alto, producendo miseria alla base (125,000 morti quotidiane, 25,000 per fame, 100,000 per malattie evitabili-curabili), e liquidità in eccesso per il commercio di prodotti assurdi, al vertice della piramide.
Risultato: una doppia crisi, una permanente e un’altra congiunturale, in sinergia, che si alimentano reciprocamente. Molto meno, tuttavia, nelle banche islamiche che limitano i prestiti al 30% del capitale (sharia). La crisi eco-sismica colpisce maggiormente coloro che sono vicini a Ground Zero, Wall Street, più degli altri.
Ci sono rimedi per la crisi permanente: agricoltura ad alta intensità di lavoro e piccole fabbriche sono più efficienti e pesano meno sull’ambiente. Si può distillare acqua usando specchi parabolici solari e pompandola dagli oceani ai deserti attraverso oleodotti riconvertiti dopo la fine della follia delle sovvenzioni al petrolio e, secondo la proposta di Khosla (l’indiano Ashok Khosla è presidente dell’IUCN, International Union of Conservation of Nature e membro del Club di Roma, ndT) in containers cubici da usare a mo’ di Lego per costruire case. Simili impianti in/di Israele-Palestina e Israele-Libano potrebbero essere strumenti portatori di pace.
La sanità può essere gestita mediante dense reti di policlinici e operatori sanitari che sanno abbastanza da essere consapevoli di quel che non sanno, ospedali di prima qualità accessibili con flotte di elicotteri, e medicine generiche e igiene diffuse ovunque. Istruzione via internet a energia solare, non monopolizzata da alcuna regione, e alfabetizzazione mediante studenti (Castro) e ufficiali dell’ esercito (Saddam) che vivano con gli analfabeti.
Perché tutto questo non avviene? I costi energetici a servizio dei poveri sono piccoli, l’impatto sull’ambiente modesto. Semplicemente perché: è conveniente avere dei poveri che si possono pagare poco; e per timore che affrancandosi ci trattino malamente come noi facciamo con loro.
Tutto ciò si può gestire al meglio in comunità con ricchi e poveri al lavoro insieme: uomini e donne, anziani, persone di mezza età e bambini, esperienze importanti poiché le loro abitudini sono plasmate per il futuro. La Cina oggi usa molta cooperazione comunitaria pubblica-privata-popolare.
Ma c’è un altro aspetto della questione: dovremmo imparare a sollevare chi sta in fondo senza minacciare chi è al vertice, preparando costoro all’inevitabile. Come per gli uomini nella Spagna patriarcale quando le donne cominciarono a emergere. Un’argomentazione vincente in tal caso potrebbe essere che con più capacità di godere della gioia del proprio partner l’attività sessuale migliora. Equità = pace.
Fonti energetiche rinnovabili per la conversione e lo stoccaggio non bastano. C’è bisogno di conversione su scala locale per ridurre l’inquinamento da trasporto. E di uguaglianza energetica, esplorando una varietà di profili fra diciamo una decina di fonti energetiche. Le cui combinazioni fra estremi, dai superiori agli inferiori, danno luogo a 1024 (è il risultato di 2 elevato alla decima potenza, ndT) diversi profili per tutti i tipi di risorse locali a disposizione.
La forza militare per il controllo delle risorse crea enorme sofferenza; l’eguaglianza giova. Come la cooperazione fra il maggior consumatore, gli USA, e il maggior produttore potenziale, l’Iran, su fonti rinnovabili (idroelettrica: gravità e onde; bio-: -massa e -genetica; termica: geo- e idro-; solare: termica ed elettrica; eolica; un po’ di carbone, un po’ di nucleare).
Rendere gratuita l’energia – che sta alla base di ogni bisogno fondamentale -, come le strade e i parchi, la sanità e l’istruzione in paesi decenti, fino al punto in cui un utente paghi per autostrade ad alta velocità ecc. Da tubi, prese, quadri di alimentazione gratuiti, come Internet, dovrebbe essere liberamente disponibile ovunque. Dare a ogni unità abitativa un trabiccolo di un metro cubo montato su quattro ruote da portare fuori al sole perché si riscaldi e da cui attingere per ogni scopo.
Questo contribuirebbe moltissimo a superare la miseria. Come pure un’economia basata sul lavoro accanto a quella basata sul denaro. Se un euro equivale a un euro, perché un’ora di conferenza professorale sulla mediazione non dovrebbe valere quanto un’ora di lavoro di una persona addetta alle pulizie? Se tutti abbiamo lo stesso valore, questo deve valere anche per le ore della nostra vita. Facile da farsi su base comunitaria; come le valute locali per stimolare l’utilizzo di cicli economici locali natura-produzione-consumo. Così pure servirebbe un’economia orientata ai bisogni fondamentali, come nell’accordo sanità in cambio di petrolio fra Cuba e Venezuela.
I mercati possono fare miracoli ma non sono una panacea, né si autoregolano. I tre classici fattori di produzione terra-lavoro-capitale si possono anche leggere natura-persone-capitale. Gli economisti hanno canonizzato il capitale equiparando la crescita economica alla crescita di capitale. E che ne è della crescita della Natura- intesa come aumento della complessità basata su diversità e simbiosi? E della crescita umana oltre i bisogni fondamentali di sopravvivenza-benessere-libertà-identità? La dimensione spirituale, creativa, della trascendenza, non limitata alla ottimizzazione da parte di quei prigionieri del gioco del dilemma del prigioniero, che sono gli economisti. Un nuovo modo di pensare!
Abbiamo bisogno di un capital-ismo che non diventi ossessivo. Ma anche di una dottrina economica più ampia, capace di includere un natur-ismo e un uman-ismo. Come si è visto oggi, in questa conferenza.

Intervento conclusivo all’ Energy Pact Conference, Ginevra, 16-17 marzo 2009.
(Dal sito http://www.energypact.org/program/speeches.php si possono scaricare altri significativi contributi, ndT)

23 marzo 2009
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: THE ENERGY-ENVIRONMENT-DEVELOPMENT TRIAD
http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=995