Speranza Attiva. Per un attivismo consapevole e nonviolento, in grado di far crescere la coscienza e arginare il degrado del Pianeta

Angela Dogliotti

Nuova speranza, nuove azioni. Davanti ai processi di distruzione del mondo, sono necessarie resilienza e azioni. Ognuno di noi può dare un contributo unico e significativo.

Speranza Attiva

La copertina del libro

«Il tratto costante del suo impegno […] è la consapevolezza che il lavoro culturale, politico e spirituale per rafforzare la resilienza e la capacità di azione di individui e gruppi è l’unico modo per far fronte alla catastrofe dei processi di distruzione in atto nel mondo».

Così scrive Giovanni Scotto, curatore dell’edizione italiana di Speranza attiva, a proposito di Joanna Macy, autrice del libro assieme a Chris Johnstone.

Attivista nonviolenta fin dagli anni Settanta, Macy ci invita a trasformare le nostre relazioni in una «rete della vita», attraverso un «lavoro che riconnette» gli esseri umani e il mondo, per superare il diffuso senso di disconnessione che sta alla radice delle crisi contemporanee.

La «speranza attiva» è l’asse portante del percorso, perché coltivarla «significa diventare partecipi nel realizzare ciò che più vogliamo». Ma come fare per metterci in gioco? Le tre parti del libro ce lo spiegano.

La grande svolta

Nella prima parte, intitolata La grande svolta, l’autrice analizza la crisi della modernità attraverso tre narrazioni: quella «dell’ordinaria amministrazione», nella quale tutto «va bene così», «non si può cambiare nulla», l’obiettivo è «andare avanti»; quella del collasso ambientale e sociale cui ci sta portando il mondo dell’ordinaria amministrazione; infine, quella della «grande svolta» che narra l’emergere di risposte creative capaci di avviare la transizione dalla società industriale della crescita a una che cura la vita.

Non c’è dubbio che la crescita infinita perseguita dal capitalismo liberista abbia prodotto i disastri cui oggi assistiamo. Nel XX secolo il consumo globale di combustibili fossili è aumentato di 20 volte. L’industria, l’agricoltura moderna, la crescita demografica, gli stili di vita occidentali, hanno sestuplicato l’uso di acqua e incrementato la siccità dal 15 al 30% delle terre emerse. Secondo il Millennium project delle Nazioni Unite, povertà estrema e fame potrebbero essere cancellate entro il 2030 con 160 miliardi di dollari l’anno, mentre la spesa militare mondiale nel solo 2022 è stata di 2.240 miliardi.

È evidente dunque che il collasso del pianeta deriva anche da scelte politiche orientate alle armi, invece che all’utilizzo delle risorse contro le diseguaglianze e il cambiamento climatico.

Per cambiare occorre diventare consapevoli delle scelte fatte e delle alternative esistenti. Nei grandi processi di cambiamento, all’inizio le cose succedono solo ai margini, poi però le nuove idee e i nuovi comportamenti si diffondono fino a raggiungere una massa critica e un punto di svolta.

Nella narrazione della grande svolta Macy mostra che l’azione di cambiare noi stessi – accrescendo compassione ed empatia – e quella di cambiare il mondo sono essenziali entrambe e si rinforzano a vicenda. L’autrice propone dunque un percorso di cambiamento che si articola in un processo di empowerment in diverse tappe: le prime due descritte nei capitoli Cominciare dalla gratitudine e Onorare il dolore del mondo, contenuti nella prima parte del volume, le altre nei capitoli delle due parti a seguire: Vedere con occhi nuovi e Andare avanti.

La gratitudine ci disintossica dal consumismo, basato sull’insoddisfazione: negli ultimi 50 anni sono state consumate più risorse che durante tutto il resto della storia umana. Nonostante questo non siamo più felici e la depressione ha raggiunto livelli da «epidemia». La gratitudine ci offre una via di uscita perché sposta l’attenzione da «cosa manca» a «cosa c’è» ed è essenziale per la sopravvivenza, come sanno i popoli nativi che ringraziano costantemente la Natura.

L’intelligenza ecologica riconosce che il nostro benessere personale dipende dal benessere del mondo naturale, da rispettare, preservare e ringraziare.

Per poter affrontare le sfide, dobbiamo sviluppare modi di parlarne che non diventino battaglie per determinare di chi sia la colpa, né attivino meccanismi di evitamento, ma sviluppino piuttosto la consapevolezza che il dolore del mondo è il nostro dolore. Scegliendo di onorare il dolore della perdita invece di ignorarlo, spezziamo l’incantesimo che ci rende insensibili davanti alla dissoluzione del mondo.

Vedere con occhi nuovi

Nella seconda parte, intitolata Vedere con occhi nuovi, l’autrice propone quattro tappe, ciascuna descritta in un capitolo.

Espandere l’identità è la prima: l’idea di un sé separato dagli altri non è l’unica possibile. Il nostro sé può diventare un «sé ecologico», più ampio e profondo, sentendo il mondo naturale come parte di noi. La natura ci insegna che la vita non si espande combattendo, ma facendo rete.

Per fare rete occorre Un altro tipo di potere (la seconda tappa), la collaborazione, il «potere con» anziché il «potere su».

Ognuno di noi deve sentirsi protagonista del processo di guarigione e riparazione a livello globale, ma perché esso avvenga ciascuno deve giocare il proprio ruolo per attivare il «potere con». Sentirci troppo autosufficienti rischia di farci dimenticare che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Nell’aiuto reciproco le nostre vite diventano ricche di senso e insieme possiamo Arricchire la comunità (la terza tappa).

Oltre allo sviluppo di una comunità che sappia estendersi a tutta l’umanità, è importante anche ampliare il nostro punto di vista sul tempo, Estendere il tempo (quarta tappa): per assicurare il legno necessario per la manutenzione del tetto della sala comune del New College dell’Università di Oxford, costruito nel 1379 con travi di quercia, i forestali piantarono grandi querce che crescevano lentamente. Oggi il nostro sistema economico fissa obiettivi e misura il successo in base alla rapidità della crescita. Ma sappiamo che perseguire una crescita infinita in un mondo limitato è una ricetta per il disastro.

Per comprenderne l’entità, immaginiamo che il viaggio della vita sulla Terra fino a oggi sia racchiuso in una giornata di 24 ore: ogni minuto equivale a 3 milioni di anni. Due minuti prima della mezzanotte compare una scimmietta africana, l’antenato comune a umani e scimpanzé. L’intera storia dell’homo sapiens, dai primi passi a oggi, si svolge negli ultimi 5 secondi.

Se poi immaginiamo di rappresentare in 24 ore i 250mila anni della storia umana, scopriamo che per quasi 23 ore siamo stati cacciatori raccoglitori. A due minuti dalla mezzanotte avviene la rivoluzione industriale. Nell’ultimo minuto la popolazione cresce da uno a sette miliardi. Negli ultimi 20 secondi (dal 1950 a oggi) l’umanità ha usato più risorse di quanto non abbia fatto in tutto il resto della sua storia.

Andare avanti

Nella terza parte del volume, Andare avanti, Joanna Macy invita a immaginare futuri possibili per diventare lungimiranti. La realtà è un processo in continuo movimento. Per sostenere il cambiamento nella direzione che ci appare giusta occorre credere che sia possibile, sapendo che le scelte che si fanno lo influenzano, poi occorre chiedersi: «Cosa stiamo facendo per aiutare a costruire il futuro che vogliamo?», infine è importante trovare dei punti di riferimento che indichino cosa è possibile: andare a conoscere e portare alla luce esempi di lotte che hanno avuto successo.

Il cambiamento è un fenomeno discontinuo: possono avvenire passaggi improvvisi e imprevisti, eventi apparentemente insignificanti possono portare a profonde trasformazioni. Esistono delle «soglie» passate le quali succede qualcosa di nuovo, come avviene per l’acqua che, a un certo punto, rapidamente cristallizza.

Ognuno può

Viviamo in un’epoca in cui il corpo della terra è sotto attacco. Allo stesso tempo, sta avvenendo uno straordinario processo di rigenerazione, una risposta creativa e vitale, la Grande svolta.

Troviamo la forza di affrontare la situazione nel momento in cui riconosciamo che ciascuno di noi ha un ruolo significativo da giocare, un contributo unico e specifico. Accettando la sfida di fare del nostro meglio, scopriamo una perla preziosa che arricchisce la nostra vita e, allo stesso tempo, contribuisce a guarire il Pianeta.

Altre letture sul tema:

– Helena Norberg-Hodge, Ispirarsi al passato per progettare il futuro. Dal Ladakh una lezione universale per la localizzazione e la decrescita, Arianna Editrice, Bologna 2013.

– Rob Hopkins, Immagina se, Chiarelettere, 2020.

– Rebecca Solnit, Un paradiso all’inferno, Fandango, 2009.

– Daniel Tarozzi, Io faccio così. Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia, Chiarelettere, 2013.

– Melania Bigi, Martina Francesca, Deborah Rim Moiso, Facilitiamoci! Prendersi cura di gruppi e comunità, La Meridiana, 2016.

– Elena Pulcini, La cura del mondo, Bollati Boringhieri, 2009.

Recensione pubblicata nella rubrica “Librarsi”, curata dal Centro Studi Sereno Regis, nel numero di marzo 2024 della rivista Missioni della Consolata.


 

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