L’Europa agonizza a Gaza

Boaventura de Sousa Santos

Israele è l’Europa vista nello specchio crudele del peggio della sua storia, una storia che rifiuta ostinatamente di ricordare i conti che non vuole saldare con il mondo.

L’Europa è un piccolo angolo di un vasto continente chiamato Eurasia che si estende da Capo Roca a Capo Dezhnyov – un vasto continente con una storia molto ricca. In questo piccolo angolo, quella che chiamiamo Penisola Iberica è ancora più piccola. Per millenni, questo è stato uno spazio minore a cui nessun possibile conquistatore ha dato molta importanza. Era la fine del mondo tolemaico, un vicolo cieco. I Romani utilizzarono questo angolo di mondo per indebolire i Cartaginesi e allontanarli dalla penisola italiana. Molti secoli più tardi, quando i Visigoti si insediarono qui, furono i musulmani del Nord Africa ad arricchire culturalmente questa regione marginale dell’Europa. Senza la ricchezza multiculturale di Al-Andalus, la cultura occidentale come la conosciamo non esisterebbe.

A partire dal XV secolo, l’Europa cominciò a perdere la priorità data ai suoi legami secolari con l’Eurasia e a invadere altre regioni del mondo, separate dagli oceani, e a espandersi in nuove direzioni, via mare, verso Ovest e Sud, e verso l’estremo Oriente. La storia dei vincitori di questa storia è un’enorme bacheca di trofei. La storia dei perdenti ha richiesto molto tempo per essere conosciuta, e ancora oggi è nota solo in parte. Il “modo di convivere” dell’Europa con questi nuovi mondi è stato quasi sempre caratterizzato da appropriazione, saccheggio e violenza, sempre in nome di nobili ideologie (cristianesimo, civiltà, progresso, sviluppo, diritti umani, democrazia). Pur non essendo prive di importanza, tali ideologie non hanno mai avuto la forza di contrastare l’essenza della coesistenza, che richiedeva una guerra permanente.

Meno noto è il fatto che questo “modo di vivere insieme” fu seguito sia per uso esterno che interno. Ecco perché il più lungo periodo di pace di cui l’Europa abbia mai goduto è durato poco più di cento anni (1815-1914), e anche in quel caso c’è stata la guerra franco-prussiana nel mezzo. Il secondo periodo, iniziato nel 1945, non sembra poter durare così a lungo. Il motivo risiede nel peccato originale della civiltà europea che si considerava superiore senza un consenso globale sul criterio di superiorità o su chi avesse la legittimità di definirlo e imporlo.

Per questo motivo, dal XV secolo, l’Europa è stata in grado di definirsi solo attraverso esclusioni reciproche. La Russia è stata talvolta l’Europa, talvolta l’altra faccia dell’Europa. E la Russia ha visto l’Europa come la sua casa o come la casa del nemico. Lo stesso è accaduto con i Balcani. L’Europa orientale era la barbarie per Hitler (i polacchi non avevano una cultura) e l’Europa meridionale era il cortile dell’Europa settentrionale, mezzo africano per sangue e stile di vita. L’Irlanda, invece, era una colonia dell’Inghilterra ed era soggetta a carestie tanto gravi quanto quelle imposte da Stalin all’Ucraina. Durante la Guerra Fredda, il problema della Russia è stato risolto non dividendo la Russia, ma dividendo l’Europa in due blocchi.

Una volta terminata la guerra fredda, iniziò la vera sconfitta storica dell’Europa. Ancora una volta, l’Europa non fu in grado di unirsi se non contro la Russia. Questa volta non per iniziativa propria (che anzi andava nella direzione opposta, la Ostpolitik di Willy Brandt), ma per iniziativa degli Stati Uniti, pronti a riscuotere il debito europeo contratto con la Seconda guerra mondiale. L’incapacità di porre fine alla NATO (e, al contrario, di ampliarla dopo la fine del Patto di Varsavia) è stato lo strumento utilizzato per separare l’Europa dalla Russia.

La fine del colonialismo storico aveva reso più difficile l’accesso economico e incondizionato alle risorse naturali di cui l’Europa era sempre stata priva. Per vent’anni, a partire dall’ascesa al potere di Vladimir Putin nel 2009, questa difficoltà è stata risolta dalla Russia, che ha fornito all’Europa il 35% del suo gas naturale a prezzi che hanno favorito la competitività internazionale delle imprese europee (soprattutto tedesche). Questa soluzione è terminata con l’esplosione dei gasdotti il 26 settembre 2022. Se gli Stati Uniti non hanno causato l’esplosione (molti sostengono di sì), sono stati almeno quelli che ne hanno beneficiato maggiormente, rendendo l’Europa molto più dipendente dagli Stati Uniti e in modo tale da rendere l’economia europea meno competitiva.

La continuazione della guerra in Ucraina, ovvero l’incapacità dell’Europa di costruire una pace giusta contro gli interessi geostrategici degli Stati Uniti, è stata la manifestazione più visibile del declino storico dell’Europa. Di certo non sarà l’ultima. Il colonialismo è un fantasma che perseguiterà l’Europa per molto tempo ancora. Il suo aspetto più recente è la criminale soluzione finale imposta da Israele al popolo martire della Palestina. Il sionismo è diventato una convenienza dell’Impero britannico per impedire l’emergere di un forte Stato arabo in Medio Oriente e si è espanso grazie all’antisemitismo europeo, una storia lunga e crudele che va dall’Inquisizione del XVI secolo al nazismo, passando per i pogrom del 1881 in Russia e l’Affare Dreyfus in Francia (1894).

Ricordiamo che uno dei libri fondanti del sionismo è stato pubblicato nel 1896 (Lo Stato ebraico di Theodor Herzl). Oggi, il sionismo installato nel governo israeliano è una miscela tossica di due dei peggiori retaggi della civiltà europea: il colonialismo e il fascismo. Israele è uno Stato colonialista diviso da una linea abissale: democrazia per gli ebrei, fascismo per i palestinesi, che siano o meno cittadini di Israele.

Sul piano politico, Israele continua a servire gli interessi dell’imperialismo occidentale in Medio Oriente, questa volta non dell’Impero britannico, ma di quello statunitense. A livello etico-ideologico, Israele è l’Europa vista nello specchio crudele del peggio della sua storia, una storia che rifiuta ostinatamente di ricordare i conti che non vuole saldare con il mondo. Guardando le immagini di Gaza in TV e sui social media, il mondo colonizzato dall’Europa ha la sensazione di un déja vu.

Ricorda i seguenti fatti: la vita umana dei colonizzatori vale immensamente di più di quella dei colonizzati; i colonizzati, quando resistono con una certa efficacia, sono terroristi, e per i terroristi la soluzione è sempre concepita come definitiva: lo sterminio; mentre il colonizzatore agisce per principio, i colonizzati agiscono con barbarie.

Quindi la contraddizione tra i principi del colonizzatore e la barbarie del colonizzatore non sono mai oggetto di discussione; non ha senso indagare sulle responsabilità individuali perché la colpa e la punizione sono collettive, dal momento che i colonizzati non sono puniti per ciò che fanno ma per ciò che sono (inferiori, usa e getta); quando non sono terroristi, i colonizzati sono ostacoli allo sviluppo, e quindi potrebbe essere necessario spianare il terreno per far sì che l’alternativa alla via della seta (cinese) raggiunga il porto di Haifa in modo sicuro; non ha senso chiedere aiuto agli altri Paesi colonizzatori finché beneficiano del lavoro sporco fatto da altri.

 

Fonte: ZNetwork, 8 novembre 2023

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis

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