Venerdì di magro (Prima parte)
Prima fonte: “L’Almanacco di Barbanera”, di cui ascolto un estratto ogni mattina alle 7,15 su Radio Latte Miele.
Se negli Stati Uniti, tutti mangiassero, per un anno intero, formaggio e carne solo una volta alla settimana, l’emissione di gas serra si ridurrebbe di una quantità equivalente a quella prodotta da 7,6 milioni di automobili che viaggiano nelle città. Questo dato considera anche lo spreco: il 20% delle carni acquistate negli Stati Uniti finisce nella pattumiera.
Stamattina dunque ascoltavo questa notiziola. Allora sono andata a cercare altri dati, più “scientifici”. Ho trovato altre tre fonti di informazioni; ce n’è anche per chi non intende rinunciare alla fettina, ma è sensibile alle tematiche ambientali:
Seconda fonte: “la Repubblica”, 4 agosto 2011
Mangiare e non inquinare. Ecco il menu a impatto zero
di Maurizio Ricci
[…] L’elenco […] non ha nulla a che vedere con le meraviglie della dieta mediterranea […] ed è stilato in base alle emissioni di anidride carbonica dei relativi allevamenti. È la Guida del carnivoro al cambiamento climatico, preparata dall’Environmental Working Group, un’organizzazione ambientalista americana, sommando le emissioni nell’intera fase produttiva della carne: dal mangime al trasporto al supermercato.
[…] L’Ewg ha in mente, soprattutto, i consumatori americani, i maggiori divoratori di bistecche e hamburger del pianeta: mangiano quasi il doppio di carne degli europei. Ma il problema è ormai mondiale: fra il 1971 e il 2010, la popolazione globale è aumentata dell’81 per cento, ma il consumo di carne è triplicato, grazie alla dieta più ricca che reclamano le classi medie in espansione dei paesi emergenti, cinesi in testa. A questo ritmo, il consumo di carne raddoppierebbe ancora, entro il 2050, aumentando la pressione dell’effetto serra. Tutti vegetariani, allora? […] L’Ewg non si fa illusioni. Del resto, la “Guida” è destinata a chi vuole continuare a mangiare carne. L’appello, dunque, è ad una sorta di reintroduzione del “venerdì di magro”. Un giorno alla settimana senza fettina. I benefici, in termini di emissioni di gas serra, assicura la Guida, sarebbero immediati.
Mangiare un hamburger in meno a settimana, per un anno, infatti, calcolato in CO2, corrisponde a 500 chilometri in meno della vostra auto. O, anche, ad asciugare la biancheria al sole, almeno una volta su due, invece che nell’asciugatrice. Ma, se dalla carne macinata saliamo a tagli più pregiati, i benefici si moltiplicano. Per una famiglia di quattro persone, rinunciare a carne e formaggio una volta a settimana, per un anno, equivale ad azzerare le emissioni della loro auto per cinque settimane. Se la carne a cui rinunciano è la bistecca, le emissioni risparmiate sono quelle di tre mesi in macchina. Se, poi, fosse l’intera popolazione americana a fare a meno di carne e formaggio per un giorno a settimana, il risparmio equivarrebbe alla CO2 emessa guidando per 150 miliardi di chilometri. Come togliere dalla strada, per un anno, 7,6 milioni di automobili.
[…] i calcoli dell’Ewg fanno riferimento agli Stati Uniti e ai metodi di allevamento americani e, in generale, di buona parte dell’Occidente. Cioè agli allevamenti intensivi e industriali, quelli con gli animali confinati nelle stalle e allevati a ritmi accelerati, grazie ad un mangime fatto non d’erba, ma di cereali. Nella catena produttiva, è nelle coltivazioni di queste granaglie (soia e granturco, in particolare) che incidono, in termini di emissioni, pesticidi, fertilizzanti, gasolio per i trattori e il trasporto. È una quantità enorme di cereali: oltre 600 milioni di tonnellate vengono destinati, ogni anno, all’alimentazione dei bovini nelle stalle. […] Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di mangime vanno […] nelle stalle dei paesi ricchi. L’America, soprattutto, che ne consuma un quarto, 150 milioni di tonnellate di soia e granturco per il suo bestiame. Con gli allevamenti industriali si ottiene più carne, ma, in termini generali, l’uso dei cereali come mangime è inefficiente: con quei 600 milioni di tonnellate di cereali, perfettamente idonei all’uso umano, si potrebbero sfamare un miliardo e mezzo di persone. […]
… il seguito alla prossima puntata (anzi “Pillola”)
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!