PBI in Guatemala: creare spazi di pace

Giulia Faraci

PBI in Guatemala: creazione di spazi di pace attraverso l’accompagnamento protettivo, a livello fisico, politico e informativo.

Il secondo webinar (qui il resoconto del primo) destinato a illustrare l’attività di Peace Bridges International comincia con un piccolo intervento di Pierluigi Consorti professore dell’Università di Pisa nel corso di Giurisprudenza e in quello di Scienze della Pace dove insegna ‘Diritto del terzo settore’ e ‘Approccio interculturale della trasformazione dei conflitti’ ed è inoltre da sempre impegnato nel promuovere l’idea della difesa civile nonviolenta.

L’obiettivo che si è sempre posto durante la sua carriera è quello di istituzionalizzare le idee presenti tuttora nella società civile, attraverso forme di interposizione nonviolenta, come l’accompagnamento e quindi la protezione dei difensori dei diritti umani. Il tema, come racconta, è molto complesso perché la nonviolenza ha un impatto molto forte nell’empowerment personale. Il lavoro è dunque incentrato nel convincere le istituzioni e le forze armate a costruire la pace attraverso l’utilizzo di strumenti nonviolenti.  Cercando cosi di sradicare l’insulsa convinzione di ‘fare la guerra per ottenere la pace’.

Accompagnamento protettivo internazionale

PBI come detto nel precedente incontro interviene in paesi dove non vi è in atto un conflitto ma svolge un ruolo di difesa dei diritti umani in quei paesi che non hanno ancora sviluppato un tessuto sociale e giuridico capace di garantirne il rispetto. Proprio per il potere eversivo di questi difensori  molte volte si trovano ad essere oggetto di attacchi fisici, minacce psicologiche, silenziamenti e criminalizzazione.

L’ accompagnamento protettivo è dunque uno degli strumenti utilizzati da PBI, non l’unico ma sicuramente uno dei più importanti. Sostanzialmente si tratta di una tecnica di trasformazione dei conflitti che si basa sui concetti di imparzialità e non violenza. L’importanza di questa tecnica è proprio l’essere composto da più approcci complementari .

Il primo di questi è l’accompagnamento fisico, in cui il volontario si rende testimone e presenza simbolica della comunità internazionale in modo da scoraggiare violazioni e abusi. Se questo non fosse sufficiente gli accompagnatori hanno il compito di riferire con urgenza a organizzazioni che si occupano di diritti umani che prontamente innescheranno reazioni .

Qui entra in scena l’accompagnamento politico nel quale si lavora sullo spazio degli attori in gioco. L’obiettivo è quello di riequilibrare i confini dell’accettabilità delle azioni, dando più spazio e visibilità ai difensori dei diritti umani. Fondamentale è la produzione di materiale finalizzato alla sensibilizzazione e informazione per la società civile e a organi istituzionali. Questo materiale va a creare una rete di supporto: maggiore è la rete di supporto e maggiore sarà la reazione internazionale alla violazione.

Guatemala spazi pace accompagnamento

Esperienza di Paola in Guatemala (Dicembre 2019 a Settembre 2020)

Contesto

Si tratta di un paese con profonde diseguaglianze, circa la metà della popolazione è indigena (soprattutto Maya) e il 60% vive in situazioni di povertà estrema. Si tratta di un paese con uno dei più alti tassi di impunità, si aggira infatti intorno al 90% anche se nel 2013 è stato l’unico paese in grado di condannare un proprio presidente per crimini di genocidio. I difensori in Guatemala sono molto spesso oggetto di attacchi, minacce e assassini. Nonostante questo PBI accompagna 12 organizzazioni locali che principalmente si dedicano a combattere impunità promuovendo un maggior accesso alla giustizia e la difesa del territorio dai grandi proprietari terrieri.

Accompagnamento

Anche in Guatemala come spiegato in precedenza l’accompagnamento si basa su tre pilastri: fisico, politico e informativo.

Nel caso dell’accompagnamento fisico attraverso la presenza attiva dei volontari sul campo si ricavano informazioni di prima mano e si dà un appoggio alla popolazione civile , la quale si sente meno sola. Nel caso concreto di questo paese le attività alle quali PBI presenziava erano sostanzialmente: visite agli uffici delle ONG con sede nella capitale, assemblee interne, attività di protesta pacifiche e osservazione di udienze penali.

Sono molte le organizzazioni indigene che vengono sostenute in Guatemala da PBI e che vivono e lavoravano da generazioni nelle terre come veri e propri coloni. Queste famiglie riescono finalmente nel 2015 a ottenere giustizia attraverso il riconoscimento legale di queste terre e ad essere svincolati dai proprietari terrieri. Purtroppo ancora oggi esistono molti conflitti territoriali dovuti alla lentezza e alla strategia messa in atto dai proprietari terrieri.

Si giunge così al terzo pilastro che è l’accompagnamento informativo che avviene attraverso la pubblicazione di periodici che diffondono le condizioni di ingiustizia locali . Si tratta di un pacchetto mensile di informazioni (un bollettino), che racconta la situazione di rischio che si trovano ad affrontare le organizzazioni accompagnate.

Diritti delle donne

Quest’anno PBI ha presenziato alla manifestazione dell’8 Marzo per la rivendicazione dei diritti delle donne organizzata nella capitale del paese. L’evento ha permesso di raccogliere materiale di pubblicazione in modo da diffonderlo nell’intera comunità internazionale.

Quest’anno si è svolto l’accompagnamento al movimento Red de sanadoras ancestrales, un gruppo di sette donne indigene Maya che difendono i diritti delle donne e della madre terra. Partono dall’idea che il corpo delle donne è il primo territorio vittima di conquista proprio come lo sono i territori sfruttati dal capitalismo.

Tutte le partecipanti sono difensori dei territori da cui provengono e purtroppo in seguito a gravi attacchi e minacce sono state costrette a fuggire dai luoghi di provenienza.

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Quest’anno PBI le ha accompagnate durante una celebrazione organizzata nel centro della città per rivendicare giustizia per le 56 bambine e adolescenti che nel 2017 sono morte o rimaste gravemente ferite nell’incendio di un centro pubblico che si occupava di protezione infantile da vittime di violenza. La responsabilità di questo incendio si sta ancora discutendo oggi nei tribunali. In un paese misogino e razzista come il Guatemala, le donne indigene che sfidano il ruolo di genere che è stato loro assegnato adottando un ruolo da protagonista nella difesa dei diritti, fa correre loro ovviamente molti rischi.

Conseguenze covid-19

Ovviamente allo scoppio di questa pandemia la maggior parte delle organizzazioni internazionali hanno dovuto ridurre al minimo le attività sul territorio. All’accompagnamento fisico si è quindi sostituito quello telefonico: durante gli spostamenti con i difensori locali si è sempre cercato di mantenere un contatto telefonico constante con lo scopo di farli sentire protetti. Allo stesso modo questo permetteva di trasmettere il messaggio che l’attenzione internazionale non cessava di esistere . Moltissime sono state anche le riunioni telematiche mantenute in questo periodo. Purtroppo nonostante questo ,negli ultimi mesi le emergenze e gli attacchi sono aumentati. 

Richieste alla comunità internazionale

Fondamentale nell’accompagnamento politico è come detto stringere contatti con i vari uffici e ambasciate per attivare un azione di advocacy . A questo contemporaneamente si realizza anche un lavoro con le varie commissioni europee e col Parlamento Europeo. Durante queste riunioni a parte condividere le preoccupazioni sulle particolari situazioni, si avanzano anche richieste che possono essere ad esempio una più intensa presenza del personale delle ambasciate in udienze o una maggiore visibilità dei difensori da parte della comunità internazionale attraverso comunicati pubblici o il mantenimento di riunioni direttamente coi difensori.

Riflessioni

Soprattutto quest’anno abbiamo potuto riflettere sullo stare insieme e sull’accompagnarsi in momenti difficili ed è proprio quello che PBI fa tutti i giorni sul campo. Nonostante le minacce, i volontari arrivano lì dove nessun altro può o vuole arrivare, per prestare aiuto a persone e comunità colpite dai conflitti. 

Johan Galtung è colui che possiamo definire come il padre degli studi sulla pace che oltre a soluzioni di trasformazioni dei conflitti proposte in diversi suoi scritti, ritiene essenziale la formazione di alcuni compiti chiave per la società come: 

  • la riconciliazione, ovvero il curare gli effetti della violenza passata;
  • la costruzione della pace, e cioè lo studio e l’azione per prevenire la violenza futura;
  • la trasformazione del conflitto come ricerca di metodi per mitigarlo (ad esempio passando da una lotta armata a una di tipo nonviolento), oppure nell’aiuto ai contendenti a trovare soluzioni di mutuo beneficio (attraverso la mediazione).

Oggi possiamo dire che questi tre aspetti sono stati perfettamente inglobati nell’attività che PBI a livello sociale, globale e personale svolge a difesa dei diritti umani.

«La mia intera famiglia era dedita alla cura della malattia. Ciò mi ha educato alla credenza ottimistica che ogni problema può essere risolto».

Johan Galtung

 

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