Amianto e ingiustizie negli ambienti di vita e di lavoro

Enzo Ferrara

In attesa della sentenza del processo Eternit-bis, il prossimo 23 maggio a Torino

Una lettera-appello alla Convenzione di Rotterdam per vietare il commercio di amianto

Mentre l’INAIL rende noto che le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e dicembre 2018 sono state 641.261 (+0,9 % rispetto al 2017), 1.133 delle quali con esito mortale (+10,1%) e che sono in aumento anche le patologie di origine professionale, 59.585 nel 2018 (+2,5%), apprendiamo anche che nei territori italiani particolarmente colpiti da inquinamento – i cosiddetti SIN, siti di interesse nazionale – vi è fra la popolazione un eccesso di malattie del 24,2 % rispetto alla media nazionale. I territori interessati sono tristemente noti: Casale Monferrato, Cengio e Saliceto, Broni, Pieve Vergonte e Pitelli nel Nord-Ovest; Livorno, Terni, Basso bacino del fiume Chienti, Piombino e Massa Carrara nel Centro; Sulcis – Iglesiente, area litorale vesuviano, Taranto, Aree industriali Val Basento, Tito, Gela, Biancavilla nel Sud. Nelle analisi offerte dall’INAIL per singola malattia, devono essere sottolineati gli eccessi per mesotelioma e tumore del polmone in numerosi di questi siti, in alcuni casi senza che l’amianto sia esplicitamente citato fra i contaminanti nei documenti di caratterizzazione dei siti.

Non solo precauzione quindi, ma rischi e pericoli reali e purtroppo tangibili sono ancora legati alla presenza di amianto – come di moltissime altre sostanze tossiche e cancerogene rilasciate nell’ambiente – bandito dall’Italia nel 1992 (27 anni fa). Per questo preoccupano le disattenzioni che traspaiono dagli atti di molte amministrazioni locali e nazionali, che trascurano il pericolo della dispersione di amianto nell’ambiente – dovuto per esempio a scavi, tunnel, lavori minerari – così come l’urgenza dei lavori di rimozione e bonifica di quanto resta ancora dell’amianto, a milioni di tonnellate, disseminato nelle strutture pubbliche e private del nostro Paese.   

Assieme alla Associazione Italiana Esposti Amianto – AIEA, che in Italia sostiene e difende le lotte dei lavoratori e dei cittadini contro l’amianto, anche con iniziative educative, denunciamo la disattenzione e i silenzi sull’amianto nel mondo ricco, che implicitamente ne sostengono la produzione e la diffusione nel mondo povero. Al contrario, ricordiamo che le lotte di giustizia per l’amianto in Italia e in Europa sono fonte di speranza e riferimenti fondamentali per rivendicare il diritto alla salute e a un ambiente sano anche dei lavoratori e dei cittadini che ancora rischiano di ammalarsi per la diffusione delle fibre mortali nel mondo povero. Il giorno della prima sentenza di condanna del processo Eternit di Torino, il 13 febbraio 2012, Fernanda Giannasi, sindacalista brasiliana ebbe a commentare: «Un piccolo passo per Torino, un grande passo per l’umanità». Poi, dopo anche la sentenza di condanna in appello, arrivò la prescrizione in cassazione nel 2015. Ora è attesa per il 23 maggio p.v. la lettura della sentenza nel processo Eternit bis avanti il Tribunale di Torino.

Per questo, e per tenere alta l’attenzione di tutti su un grave problema di ambiente, salute e giustizia, rimandiamo a un articolo di Andrew Higgins apparso sul «New York Times» lo scorso 7 aprile (In Asbest, Russia, Making Asbestos Great Again) e alla traduzione (da parte di Giorgio Cingolani) della lettera aperta redatta a nome di numerosissime associazioni contro l’amianto da Laurie Kazan-Allen, presidentessa della Rete Internazionale per l’Abolizione dell’Amianto (International Ban Asbestos). Questa lettera è stata inviata lo scorso 12 aprile ai partecipanti alla Convenzione di Rotterdam, l’agenzia internazionale che disciplina le esportazioni e importazioni di prodotti chimici e pesticidi pericolosi e che – nonostante il divieto assoluto di produrre e lavorare amianto stabilito nell’Unione Europea dal 2002 – ancora ammette il commercio internazionale di materiali contenenti amianto, basandosi sul solo principio del previo assenso informato fra paesi esportatori e importatori.

Laurie Kazan-Allen

LETTERA APERTA

Un appello ai 161 Partecipanti alla riunione COP 9 della Convenzione di Rotterdam

Basta con i ritardi, basta con i veti!!!

12 aprile 2019

Cari Delegati

Noi, le organizzazioni sottoscritte, che rappresentiamo coloro che sono i più esposti e soffrono a causa di contatti mortali con la fibra di amianto:

  • Denunciamo gli interessi di parte che hanno impedito l’iscrizione dell’amianto crisotilo alla Convenzione di Rotterdam nelle ultime 6 Conferenze dei firmatari (COPs);
  • Chiediamo che le raccomandazioni del Comitato per l’esame dei prodotti chimici della stessa Convenzione siano rispettate e sostenute sulla base delle prove scientifiche e mediche presentate;
  • Invitiamo tutti i partecipanti alla riunione COP9 a sostenere la revisione dell’Articolo 22 della Convenzione di Rotterdam in questa riunione COP per permettere che un voto di maggioranza del 75% possa iscrivere un prodotto chimico all’Annesso III, nel caso di mancanza di un consenso di tutti;
  • Invitiamo tutti i Partecipanti a sostenere l’iscrizione dell’amianto crisotilo nell’Annesso III della Convenzione alla riunione COP9, essendo la settima volta che è stata raccomandata;

Inoltre invitiamo le Nazioni Unite a promuovere urgentemente azioni per dare inizio a una separata convenzione per l’amianto che superi l’attuale procedura del consenso informato e fornisca un meccanismo per decretare un bando globale dell’amianto crisotilo;

Le agenzie che difendono interessi di parte sull’Amianto, guidate dall’Associazione Internazione per il Crisotilo, hanno già dichiarato la loro intenzione di bloccare la revisione della Convenzione e l’iscrizione dell’amianto crisotilo usando il diritto di veto, possibile da parte di un piccolo numero di partecipanti che fanno profitti con il suo commercio;

È inconcepibile che gli interessi finanziari di pochi possano bloccare le volontà della maggioranza, che vogliono proteggere da esposizioni tossiche le popolazioni vulnerabili. I firmatari di questa lettera sono unanimi nella loro convinzione che per salvare la credibilità della Convenzione di Rotterdam, l’amianto crisotilo sia da iscriversi nell’Annesso III e che il sistema di votazione della Convenzione sia da modificare. È ora di agire.

Firmato da: International Ban Asbestos e altre associazioni nazionali e internazionali contro l’amianto


Traduzione della Lettera Aperta a cura di Giorgio Cingolani per il Centro Studi Sereno Regis

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