Il teatro come strumento di trasformazione sociale e personale…

6ª EDIZIONE

Il teatro come strumento di trasformazione sociale e personale…

“Tutti possono fare teatro, anche gli attori. Si può fare teatro in qualsiasi luogo, anche dentro i teatri.”
“Cittadino non é chi vive in società. É chi la trasforma.”

Augusto Boal

tutti i lunedì  h. 18.30/20.30

data di inizio: 15 ottobre 2018

presso: Spazio Non C’è, Corso Vercelli 5 – TORINO (da metà dicembre al Centro Studi Sereno Regis, sala Poli)

info & iscrizioni: [email protected]

costo: 100 euro al quadrimestre

Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale creato dal regista brasiliano Augusto Boal ed ispirato alle idee di Paulo Freire, padre dell’educazione popolare, ed al suo famoso libro, la Pedagogia degli Oppressi. Nato nel contesto delle lotte sociali sudamericane, questo metodo teatrale é oggi utilizzato in campo pedagogico, sociale, culturale, politico e terapeutico, per il grande potenziale delle sue tecniche. L’obiettivo principale del Teatro dell’Oppresso é quello di riflettere sulle relazioni di potere, attraverso l’esplorazione collettiva delle storie e delle dinamiche d’oppressione interpersonali e sociali, e la sperimentazione, mediante gli strumenti del teatro, delle strategie per superarle.

Il corso é pensato per essere esperienziale e metodologico allo stesso tempo, quindi aperto sia a chi volesse sperimentare il teatro come strumento di trasformazione sociale e personale, sia per chi, lavorando nel settore dell’educazione sociale o dello sviluppo comunitario, lo volesse poi applicare alla propria professione.

Il punto di partenza sarà il gioco, il linguaggio non verbale, l’espressione corporea e gestuale, la relazione corpo-mente-emozione e l’improvvisazione teatrale.

Nel corso esploreremo l’insieme di esercizi, giochi e tecniche teatrali che compongono l’arsenale del teatro dell’oppresso e che vengono usati oramai in tutto il mondo come un efficace strumento per la comprensione e la ricerca di alternative ai problemi sociali ed interpersonali attraverso il teatro.

Il corso sarà organizzato in due quadrimestri (composti di 16 sessioni ciascuno) + un modulo intensivo di un fine settimana

I quadrimestre

Introduzione al teatro dell’oppresso e creazione di un’opera di teatro-forum.

Si utilizzeranno giochi-esercizi finalizzati alla creazione di un clima di fiducia e di ascolto tra i membri del gruppo e alla demeccanizzazione fisica e mentale, intesa questa come processo di presa di coscienza e superazione di quei “meccanismi” o “schemi mentali”, modi di essere, di pensare e di agire, che sono prodotto del nostro vivere quotidiano in società.

Attraverso la tecnica del teatro immagine esploreremo poi le forme di espressione e di comunicazione non verbale, il carattere polisemico dell’immagine corporea e le differenze tra osservazione ed interpretazione.

Con questa tecnica inizieremo anche una prima esplorazione del materiale su cui verranno poi costruite le scene per il teatro-forum. In questa seconda fase, della costruzione di una opera di teatro-forum, verranno create e poi rappresentate le scene di conflitto che risulteranno dalla prima fase del corso, di condivisione ed esplorazione, attraverso il teatro, delle inquietudini, esperienze ed oppressioni individuali e collettive.

Si lavorerà sull’improvvisazione, sulla costruzione dei personaggi e del loro componente culturale; indagheremo quali sovrastrutture o forze sociali incarnano i personaggi ed approfondiremo l’analisi dei conflitti e delle dinamiche di potere che si danno nella rappresentazione delle scene.

Mediante le tecniche del teatro dell’oppresso e, nello specifico, del teatro-forum, si esploreranno collettivamente le possibili soluzioni ai conflitti proposti, mediante la sostituzione dei personaggi (oppressi) con gli spett-attori (gli altri componenti del gruppo) che vogliano proporre azioni alternative capaci di trasformare la scena, per cercare di superare il conflitto rappresentato.

Alla fine del quadrimestre si farà uno spettacolo di teatro-forum dove verrà rappresentata l’opera (o le opere) creata come risultato della prima parte di corso; in quell’occasione sarà il proprio pubblico di spettatori (che chiameremo spett-attori) che verrà chiamato ad apportare soluzioni ai conflitti rappresentati mediante l’azione fisica in scena, ovvero la sostituzione dei personaggi oppressi, proponendo così alternative nello spazio scenico teatrale, visto da Boal come il banco di prova per poi agire in società, nel momento in cui ci trovassimo a vivere situazioni o conflitti simili a quelli rappresentati nell’opera di teatro-forum.

Particolare attenzione verrà data alla figura del Jolly (detto “curinga”), intermediario tra il pubblico e la scena, che ha il compito di condurre il dibattito formulando le domande adeguate, allo scopo di far riflettere gli spett-attori e farli partecipare attivamente con le loro proposte nello spazio scenico.

Il teatro forum ha infatti come obiettivo finale quello di generare spazi di dialogo collettivo dove il gruppo possa condividere le proprie inquietudini ed oppressioni, al fine di scoprire, mediante la prassi del teatro, quali sono le azioni più consone per combattere quell’oppressione e trasformare la realtà rappresentata.

II quadrimestre

Il teatro come strumento politico. Il teatro invisibile e il teatro giornale.

Nel modulo approfondiremo due tecniche d’azione sociale e politica che fanno parte dell’arsenale del teatro dell’oppresso: il teatro invisibile e il teatro giornale.

Col teatro invisibile inizieremo a lavorare alla creazione di azioni teatrali da mettere in scena in spazi pubblici. Si tratta in questa prima parte di individuare col gruppo quali siano i temi condivisi sui quali si vuole agire in società, sensibilizzando, provocando, etc… Si faranno azioni teatrali in spazi pubblici, dove gli spettatori casuali si troveranno dentro la scena, ignari di star vivendo un’esperienza teatrale.

Il fine di questa tecnica è quello di far discutere e partecipare il pubblico, di sensibilizzarlo sui temi prescelti, ma può essere usato anche per raccogliere informazioni “reali” sugli atteggiamenti della gente verso certi fenomeni.

La seconda tecnica analizzata nel corso sarà il teatro giornale. L’obiettivo di questa tecnica é quello di problematizzare le notizie che appaiono nei giornali, per metterne in evidenzia le contraddizioni, le informazioni mancanti e tutti i tentativi di manipolazione messi in atto da questi mezzi di comunicazione di massa.

Si analizzeranno le 11 tecniche di questo tipo di teatro e svilupperemo assieme delle scene sulla base di giornali e riviste per mettere a luce quello che il lettore non vede durante la prima lettura.

Questo metodo specifico può essere usato in contesti educativi o in spazi pubblici per sensibilizzare e creare una coscienza critica riguardo le informazioni provenienti dai giornali.

Modulo intensivo di un fine settimana (maggio/giugno)

Maschere sociali e rituali. L’arcobaleno del desiderio

In quest’ultimo modulo si approfondiranno le tecniche introspettive del teatro dell’oppresso. Nella prima parte dell’intensivo tratteremo le maschere ed i rituali sociali. Esploreremo come nelle nostre relazioni quotidiane, siano esse di amicizia, sentimentali, scolastiche,lavorative o familiari, indossiamo più o meno coscientemente delle “maschere sociali”: tipologie comportamentali che adottiamo come risultato dell’interazione tra il nostro “io” ed i diversi contesti sociali in cui ci muoviamo e che variano in funzione della situazione e delle persone con cui interagiamo (dei “rituali sociali” a cui partecipiamo). Queste maschere che indossiamo e attraverso le quali siamo visti sono fatte di azioni, movimenti e parole (pronunciate con toni specifici) e possono arrivare a costruire relazioni sociali che finiscono per opprimerci e nelle quali non riusciamo ad esprimerci liberamente. L’intenzione é quella di creare uno spazio di riflessione individuale e collettiva sui meccanismi (i “rituali sociali”) che portano alla creazione di queste maschere e, attraverso la loro concretizzazione in scene e personaggi teatrali, sperimentare strategie per superare le dinamiche sociali oppressive da esse generate, che impediscono all’individuo di esprimere e sviluppare liberamente la propria personalità e la propria identità.

Il secondo giorno sperimenteremo le tecniche introspettive dell’arcobaleno del desiderio (le flic dans la tête), ideate da Boal durante il suo esilio francese, quando si rese conto che le oppressioni in Europa erano qualitativamente diverse da quelle a cui era abituato in Sud America: solitudine, depressione, incomunicazione, poca fiducia in se stessi…

Attraverso questo strumento di esplorazione e di trasformazione individuale si renderanno visibili le voci interiori (le flic dans la tête), i conflitti interni, le paure, i blocchi emotivi… (ovvero tutte le oppressioni interiorizzate -e non superate- nel nostro vissuto), ed assieme al gruppo, utilizzando tutte le potenzialità espressive del corpo (voce, suoni, gesti, immagini) e del teatro (teatro immagine, improvvisazioni, etc…), si cercheranno i cammini da percorrere per il loro superamento.

Breve presentazione del conduttore del corso:

Simone Scapinello

Laureato in antropologia culturale, ha studiato il metodo e le tecniche del Teatro dell’Oppresso (dal 2009 al 2012) alla scuola di teatro dell’oppresso “Forn de Teatre Patothom” di Barcellona, oltre a frequentare vari corsi e seminari di clown, teatro fisico, improvvisazione e teatro d’oggetti.

Nel corso 2011/2012 a lavorato con il gruppo “Impacta teatre”, sempre di Barcellona, nella conduzione di corsi di teatro dell’oppresso con adulti e nelle scuole con studenti.

Ha lavorato alla creazione di opere di teatro forum con i gruppi “Impacta teatre” e “La Xixa teatre”, a Barcellona.

Nel 2012/2013 ha frequentato il master in teatro ed educazione dell’ Institut del Teatre di Barcellona.

Dal 2013 a Torino, ha collaborato con varie associazioni, istituzioni e scuole conducendo laboratori di teatro dell’oppresso con giovani, adulti e gruppi marginali, oltre ad alcuni laboratori specifici per insegnanti, professionisti del teatro e dell’educazione sociale, dell’animazione culturale e dell’ambito socio-sanitario.

Nel corso del 2013/2014 ha frequentato il master di Teatro Sociale e di Comunità presso l’Università di Torino

Attualmente si sta dottorando con una tesi su teatro dell’oppresso e partecipazione cittadina presso l’Università di Lerída, Spagna.