gli occhiali di Gandhi 2020 | Terza rassegna del cinema nonviolento

Causa emergenza sanitaria la rassegna è rinviata a data da destinarsi.
Ci scusiamo… ma non dipende da noi!


Il Centro Studi Sereno Regis presenta, a partire da giovedì 12 marzo 2020 presso la sala Gabriella Poli, nella sede di Torino, in via Garibaldi 13, la terza rassegna cinematografica ispirata al premio “gli occhiali di Gandhi”, che quest’anno festeggia i dieci anni di presenza al Torino Film Festival. La rassegna anche quest’anno sarà sostenuta dal Convitto Nazionale Umberto I, cui si affianca la collaborazione con l’Associazione Nazionale Museo del Cinema, Cinemambiente e con l’associazione Mosaico.

«Una selezione che spazia dalla storia civile italiana alle anteprime curde, passando per la questione ambientale sempre più urgente e, su un tono più intimo, il delicato ritratto della artista lituana Nijole Siveckas – dichiara Dario Cambiano, responsabile del settore cinema per il Sereno Regis – una rassegna di film originali, che denunciano la violenza nei conflitti della nostra società, e che provano a proporre soluzioni nonviolente: film che ci possono educare alla pace».


Ingresso unico a 5 euro. Per studenti, docenti, educatori e personale del Convitto Nazionale Umberto I sarà possibile acquistare l’abbonamento alle cinque proiezioni al prezzo speciale di 15 euro.


Il programma della rassegna in dettaglio: 

Giovedi 12 marzo, ore 21:00

THE CLIMATE LIMBO di Paolo Caselli, Francesco Ferri, Elena Brunello

Italia, 2013, 58’ In collaborazione con Associazione Mosaico e Cinemambiente

Quando discutiamo di migranti, soprattutto in Italia dove il dibattito è avvelenato dall’opportunismo politico, spesso dimentichiamo il ruolo che i cambiamenti climatici oggi rivestono nell’innescare le migrazioni umane.  È su questo tema che vuole riflettere “The Climate Limbo”, il documentario che racconta le storie di quanti hanno abbandonato le loro terre perché diventate impossibili da vivere, ma anche di tutti quegli agricoltori e allevatori italiani sul cui lavoro influiscono sempre di più i cambiamenti del clima.

 

Giovedi 19 marzo, ore 21.00

NIJOLE di Sandro Bozzolo

Italia, 2019, 69’. Prima Visione. Il regista sarà presente in sala

Rettore dell’Università di Bogotà e due volte sindaco della città, Antanas Mockus  è stato inventore di un nuovo modo di comunicare e fare politica, partendo dai  più piccoli problemi ed ottenendo risultati straordinari. Dietro di lui, una  donna forte e determinata, la madre, che ha lasciato la Lituania per vivere in Colombia. Un ritratto prezioso.

 

 

Giovedì 26 marzo, ore 21:00

PINO, VITA ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

di Claudia Cipriani, Silvia e Claudia Pinelli

Italia, 2019, 55’.

La regista e le figlie di Giuseppe Pinelli saranno presenti in sala.

Era la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 quando il ferroviere, anarchico e partigiano Giuseppe Pinelli, detto “Pino”, moriva a 41 anni precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti dopo l’esplosione della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano: il documentario va alla scoperta dell’uomo, del marito e del padre, con le sue idee, le sue passioni, i suoi affetti, attraverso il racconto delle figlie, partendo proprio da quel fatidico 1969, quando avevano 8 e 9 anni.

 

Giovedì 2 aprile, ore 21:00

LONTANO DAI CONFINI

di Karim Metref e Mauro Ravarino

Italia, 2019, 70’.

Il web doc dei due giornalisti approfondisce le ragioni dei migranti, riflettendo sul diritto alla mobilità e ai vincoli di classe che ormai sono evidenti a chiunque: sono i poveri soltanto che non hanno il diritto di viaggiare. E poi ancora: partire o cercare di cambiare le cose dove si è nati? Quanto costa partire, in termini economici e umani?

 

Giovedi 9 aprile, ore 21:00

ROTTA CONTRARIA

di Stefano Grossi

Italia, 2019, 80’

Il viaggio degli italiani verso l’Albania, trent’anni dopo le migrazioni albanesi, è lo svelamento delle storture del mercato globale e della crisi sistemica del sistema economico. Andare a trovare lavoro in Albania perché in Italia non ce n’è più è ironico e triste. Uno sguardo analitico, appassionato e partecipe, sulle vite di chi sceglie di andare dall’altra parte dell’Adriatico.