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Le ragioni della crisi / spunti per uscirne

sabato 6 Novembre 2021 | ore 15.00

Riflettendo sulle analisi di Luciano Gallino a sei anni dalla morte

Seminario di studio

presentazione
Fulvio Perini

 interventi introduttivi
Riccardo Barbero: Il sistema finanziario
Enzo Ferrara: La crisi ecologica

 dibattito

Per la partecipazione è necessaria l’esibizione del green pass
Il seminario sarà disponibile su: http://www.youtube.com/c/AssociazioneVolerelaluna


Sono passati ormai sei anni dalla morte di Luciano Gallino, intellettuale molto celebrato e presto dimenticato. Possiamo considerare il suo ultimo libro, Il denaro, il debito e la doppia crisi, una sorta di lascito che intendiamo riprendere per continuare a studiare e approfondire i temi proposti che – riteniamo – continuano a essere un grande contributo di analisi e uno stimolo per cercare di camminare ancora e “nella direzione giusta”. La proposta è riprendere la riflessione dando avvio a momenti di conversazione a partire dai suoi giudizi generali contenuti nella prefazione del libro. Giudizi pesanti, estremamente impegnativi se presi sul serio e forse anche per questa ragione presto dimenticati. Ne riprendiamo alcuni solo per suggerire una traccia per la prima conversazione:

A ogni sconfitta corrisponde ovviamente la vittoria di qualcun altro. In realtà siamo stati battuti due volte. Abbiamo visto scomparire due idee e relative pratiche che giudicavamo fondamentali: l’idea di uguaglianza e quella di pensiero critico. Ad aggravare queste perdite si è aggiunta, come se non bastasse, la vittoria della stupidità. […]
Per questo le pagine che seguono puntano a spiegare che senza un’adeguata comprensione della crisi del capitalismo e del sistema finanziario, dei suoi sviluppi e degli effetti che l’uno e l’altro hanno prodotto nel tentativo di salvarsi, ogni speranza di realizzare una società migliore dell’attuale può essere abbandonata.[…]
Ma da noi la cultura di sinistra, quale cultura diffusa di ampie formazioni politiche, è morta, insieme con i partiti che la divulgavano. Appartiene alle sconfitte da cui sono partito. Ma nessuno è veramente sconfitto se riesce a tenere viva in se stesso l’idea che tutto ciò che è può essere diversamente, e si adopera per essere fedele a tale ideale.
Considerate questo piccolo libro un modesto tentativo volto a aiutarvi a coltivare una fiammella di pensiero critico nell’età della sua scomparsa.

Molti di noi possono obiettare convinti di avere un pensiero critico e soprattutto ne sono presuntuosamente convinti i candidati e gli esponenti di quelle quattro o cinque liste/formazioni politiche che inossidabilmente si presentano a ogni elezione, indifferenti alla effettiva rappresentatività che le rende tanto lontane dall’essere un soggetto politico. Ma Gallino è preciso: alle idee devono seguire le pratiche, una cultura è tale se è diffusa e la speranza deve prevalere sul cinico calcolo politico anteponendo che tutto ciò che è può essere diversamente. E questo “diversamente” non può essere declamato ma declinato nei fini (quell’utopia che ci spinge sempre a fare un passo avanti come ci ricordava Eduardo Galeano) e negli obiettivi intermedi per camminare. La riflessione che ci proponiamo è certamente una sfida culturale ma ci impone una riflessione più impegnativa: una battaglia delle idee come impegno collettivo e una pratica conseguente per ricostruire con fatica ma con determinazione quella cultura diffusa ormai morta.

1. Riprendere i temi fondamentali, approfondirli e aggiornarli

L’idea di uguaglianza, anzitutto politica …

La conversazione deve partire dalle proposizioni di Luciano Gallino presenti non solo nel suo ultimo libro ma anche negli scritti precedenti. Sarebbe interessante, ad esempio, ripercorrere le sue riflessioni contenute nel libro, non a caso di poco successivo alla sconfitta alla Fiat del 1980, Informatica e qualità del lavoro con il richiamo alla deriva verso un “elitarismo democratico”.
Sono di questi giorni i commenti sulla disaffezione elettorale delle periferie, come se il fenomeno fosse solo riferito al venir meno dell’efficacia di una democrazia fondata sul consenso (se passivo è meglio), ma volutamente ignorando che questa disaffezione è il risulto politico pienamente realizzato dalla classe dei personaggi super-potenti e super-ricchi che controllano la finanza, la politica, i media: il venir meno della partecipazione diretta e del protagonismo delle classi subalterne al conflitto politico. Così si è confermata e consolidata la più grande delle diseguaglianze, quella del potere. Rimuovendo la condizione sociale come origine delle diseguaglianze la differenza tra destra e sinistra ormai attiene alla questione dei diritti civili, questione nobile ma anche un po’ ipocrita perché volutamente trascura le condizioni materiali di una parte importante delle persone, essenziali per rendere esigibili diritti che solo sulla carta sono uguali per tutti. Forse la stessa – cosiddetta, come sempre – “riforma” della giustizia aumenterà le diseguaglianze. Se non si è capaci o in grado di declinare il significato generale dell’uguaglianza sociale e di praticare l’azione per realizzarlo anche individuando e proponendo obiettivi intermedi si rinuncia alla possibilità di interagire e partecipare collettivamente alla lotta sociale e politica.
Partendo da queste considerazioni è possibile svolgere una critica, individuare chi sono gli alleati e chi sono gli avversari (i nemici) contro le distorsioni introdotte dalla finanza, dal “fare i soldi con i soldi”, che Gallino propone come terreno importante per una cultura e una pratica alternativa. L’analisi svolta da Gallino contro il potere delle banche è stata non a caso immediatamente rimossa e dimenticata. Ma va ripresa per entrare a far parte del nostro pensiero critico e per poter continuare nell’approfondimento e nell’aggiornamento, basti pensare a questioni come il ruolo dei grandi conglomerati tecnologico-finanziari come Google o Amazon o la diffusione dei bit-coin. Per poi avere l’ambizione di trasformare quello che è in quello che ci proponiamo.
L’allarme per gli effetti devastanti del modello economico e produttivo sul pianeta e sul suo clima tende volutamente a oscurare le grandi diseguaglianze e proseguire nell’illusione che con adeguate politiche di mercato si possa modificare il corso esistente. L’aumento dei prezzi dell’energia determinerà che alcuni rinunceranno e altri ne consumeranno di più, vale in Italia e vale nel mondo se solo si pensa ai consumi procapite di un eritreo o di uno statunitense; ma intanto si prosegue con il mercato della CO. Si separa così la questione della produzione e del consumo di energia dai modelli produttivi a costo del lavoro decrescente e a modelli di consumo offerti da imprese multinazionali come Walmart.

Il venir meno del pensiero critico

La descrizione che ne fa Gallino è netta:

«Quando parlo di pensiero critico, che costituisce la perdita numero due, mi riferisco a una corrente di pensiero che oltre al soggiacente ordine sociale mette in discussione le rappresentazioni della società diffuse dal sistema politico, dai principali attori economici, dalla cultura dominante nelle sue varie espressioni, dai media all’accademia. La tesi per cui tale corrente è (o era) animata è che le rappresentazioni della società predominati in un pese distorcono la realtà al fine di legittimare l’ordine esistente a favore delle élite o classi che formano tra l’1 e il 10 per cento della popolazione».

Siccome la stupidità non è solo una prerogativa del potere che mente e deforma la realtà rappresentata, per evitare la stupidità della generica polemica è necessario svolgere la critica in modo puntuale e argomentato, lo studio e la formazione sono essenziali prima della divulgazione e sempre con la dovuta continuità in rapporto ai mutamenti che intervengono o avvengono nel tempo.
Ma la domanda è: come si può operare affinché possa riemergere una cultura critica diffusa? Come trasformare il malessere e il rancore che induce a sbagliare obiettivi e confondere il nemico? Questa domanda presuppone la consapevolezza di un lavoro collettivo e duraturo, decenni di oblio non si recuperano in poche settimane e probabilmente neppure in pochi anni.

2. Alla ricerca di alternative

È la questione chiave ed è anche, inevitabilmente, la parte meno precisa del libro. Per alcuni versi anche la parte meno attuale, meno sui possibili obiettivi di un programma e più sull’auspicabile futuro soggetto politico. Dall’indice del libro:

V. Alla ricerca di alternative
Il sentiero si traccia camminando. Ma bisogna camminare nella direzione giusta
Togliere alle banche il potere di creare denaro e la possibilità di diventare troppo grandi
Un controllo democratico della finanza deve prendere la forma di investimenti mirati
Per una distribuzione più equa del reddito
Se la politica la fa il capitale, come si può fare politica per opporsi al capitale?
In attesa del nuovo soggetto

Eppure la domanda per il nuovo soggetto c’è, anzi è la domanda. E dovremo discuterla. Proponiamo però questo metodo per non incorrere ancora una volta e anche noi negli errori dei residui delle sinistre sopravviventi. Condividere l’analisi, avere una base conoscitiva comune, avere le stesse domande su come procedere e cosa fare è essenziale per discutere seriamente e apertamente sulle alternative.

Come procedere

Non si tratta di una conferenza in cui si ricorda e si spiega ma di un dialogo tra persone interessate. Il più aperto possibile coinvolgendo chi è interessato partendo però dalla disponibilità di tutte quelle esperienze associative, formalizzate e non, a favorire la curiosità e la partecipazione degli associati interessati.

Il disegno è di Carlo Minoli


A cura di VOLERE LA LUNA
con
Associazione dei sardi in Torino A. Gramsci, Centro Studi Sereno Regis,
Comunet, Controsservatorio Valsusa, Scuola per la buona politica,
Sindacalmente, Unione culturale

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Data:
sabato 6 Novembre 2021
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15.00
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Volere la luna
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