Dal genocidio degli ebrei nella Seconda guerra mondiale all’odio di oggi verso i palestinesi

Elena Camino

Omer Bartov, scrittore e accademico israeliano, è nato nel 1954 in Israele. Suo padre, Hanoch Bartov, era un autore e giornalista i cui genitori erano immigrati nella Palestina dalla Polonia; la madre di Bartov emigrò nella Palestina dall’Ucraina a metà degli anni ’30.

Bartov frequentò l’Università di Tel Aviv. Prestò servizio per quattro anni nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF), in un periodo che ha incluso la guerra dello Yom Kippur del 1973 e le missioni in Cisgiordania, nel Sinai settentrionale e a Gaza. Trasferitosi negli Stati Uniti, dal 1992 al 2000, Bartov ha insegnato alla Rutgers University, dove ha tenuto una cattedra in diritti umani. Nel 2000 è entrato a far parte della facoltà della Brown University dove tuttora lavora. Autore di numerosi libri e articoli accademici, solo in piccola parte tradotti in italiano, è tra i maggiori studiosi dell’Olocausto, nello specifico sul coinvolgimento delle Forze Armate tedesche nel genocidio messo in atto dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Bartov ha sfidato l’opinione popolare secondo cui l’esercito tedesco era una forza apolitica poco coinvolta in crimini di guerra o crimini contro l’umanità durante la seconda guerra mondiale. Bartov ha invece documentato, con le sue ricerche, che la Wehrmacht era un’istituzione profondamente nazista che ha svolto un ruolo chiave nell’Olocausto nelle aree occupate dell’Unione Sovietica

Lo scorso giugno (2024) Bartov è tornato in Israele per una serie di lezioni all’Università Ben-Gurion del Negev (BGU), nel Be’er Sheva: intendeva parlare con gli studenti delle proteste dei campus di tutto il mondo contro Israele, per capire se fossero una forma di indignazione o motivate da antisemitismo e, più in generale, della guerra contro Hamas a Gaza. Era la prima volta che lo studioso tornava in Israele dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha portato al massacro di oltre 1.200 persone e la cattura di oltre 200 ostaggi. Ma le cose non sono andate come previsto. Una di queste lezioni è stata duramente contestata da un gruppo di studenti e attivisti di estrema destra che ne hanno impedito l’inizio fino a quando Bartov non ha deciso di invitarli a entrare, trasformando la lezione in una improvvisata tavola rotonda.

“Non si è trattato di uno scambio di opinioni amichevole”, scrive Bartov in un lungo articolo pubblicato sul Guardian il 24 agosto, “ma è stato rivelatore. Questi studenti non erano necessariamente rappresentativi del corpo studentesco israeliano nel suo complesso. Erano attivisti di organizzazioni di estrema destra. Ma per molti versi, quello che dicevano rifletteva un sentimento molto più diffuso nel paese”, e la loro retorica ha rievocato “alcuni dei momenti più bui della storia del XX secolo”. L’articolo pubblicato sul Guardian è stato ripreso, sintetizzato  e tradotto in italiano, ed è disponibile sul sito di Valigia Blu.

Da parte deli studenti, a Bartov venivano contestati un articolo sul New York Times del novembre 2023 in cui si chiedeva se in Palestina fosse in atto un genocidio, e la sottoscrizione di una petizione che descriveva Israele come un “regime di apartheid” (in realtà, la petizione si riferiva a un regime di apartheid in Cisgiordania).

Bartov cita l’incontro con gli studenti per introdurre una riflessione più ampia, frutto della sua lunghissima esperienza di storico, in particolare di studioso dell’Olocausto, che analizzò sia attraverso i documenti storici sia raccogliendo testimonianze personali.

Secondo Bartov è in atto una drammatica trasformazione nella società e nell’opinione pubblica israeliana, rivelatrice di un sentimento di rabbia mista a paura e di mancanza di empatia verso la popolazione palestinese, per certi versi simile alla Germania pre-Olocausto: “Ci sono voluti molti altri anni perché i tedeschi si rendessero conto di quanto i loro stessi padri e nonni fossero stati complici dell’Olocausto e dell’assassinio di massa di molti altri gruppi nell’Europa orientale e nell’Unione Sovietica”.

Bartov sostiene che il sentimento che ora prevale in Israele minaccia di fare della guerra il proprio fine. In questa visione, la politica è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi piuttosto che un mezzo per limitare la distruzione. È una visione che non può che portare all’auto-distruzione.  Un altro sentimento dominante è l’assoluta incapacità della società israeliana di oggi di provare empatia per la popolazione di Gaza. La maggioranza, a quanto pare, non vuole nemmeno sapere cosa sta accadendo a Gaza. (…)

La portata di ciò che viene perpetrato a Gaza in questo momento da parte di Israele è senza precedenti, così come la completa indifferenza della maggior parte degli israeliani nei confronti di ciò che viene fatto in loro nome. “Il modo in cui gli occhi della gente si abbassano quando si parla della sofferenza dei civili palestinesi e della morte di migliaia di bambini, donne e anziani è profondamente sconvolgente”.

In questo momento – prosegue Bartov – anche in chi riconosce l’ingiustizia dell’occupazione non c’è spazio per l’empatia di fronte allo sterminio in atto a Gaza. Il trauma subito, la paura, la rabbia hanno la prevalenza: “Nella lotta tra la giustizia e l’esistenza, l’esistenza deve vincere, e nella lotta tra una causa giusta e un’altra – quella degli israeliani e quella dei palestinesi – la causa di Israele deve trionfare, a qualunque prezzo”.

“Sarà mai possibile per Israele – conclude Bartov – abbandonare gli aspetti violenti, escludenti, militanti e sempre più razzisti della sua visione, così come è abbracciata ora da tanti suoi cittadini ebrei? Sarà mai in grado di reimmaginarsi come i suoi fondatori l’avevano immaginato: come una nazione basata sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace?

Alcuni dei principali libri pubblicati da Omer Bartov

Hitler’s Army: Soldiers, Nazis, and War in the Third Reich, Oxford Paperbacks, 1992 .

Murder in Our Midst: The Holocaust, Industrial Killing, and Representation, Oxford University Press, 1996

The Eastern Front, 1941–1945: German Troops and the Barbarization of Warfare, Palgrave Macmillan, 2001

Mirrors of Destruction: War, Genocide, and Modern Identity, Oxford University Press, 2002

Germany’s War and the Holocaust: Disputed Histories, Cornell University Press, 2003

Anatomy of a Genocide|Anatomy of a Genocide: The Life and Death of a Town Called Buczacz, Simon & Schuster, 2018

In italiano:

L’ esercito di Hitler. Soldati nazisti e guerra nel Terzo Reich, Swan, 1997.

Fronte orientale. Le truppe tedesche e l’imbarbarimento della guerra (1941-1945) Il Mulino, 2003.


 

2 commenti
  1. Frulletti Adelindo
    Frulletti Adelindo dice:

    Quindi fatemi capire non vive in Israele ma conosce bene la società israeliana e firmando petizioni che affermano il falso del apartheid I giudea e Samaria fa notizia se viene contestato dal alcuno giovani israeliani . Addirittura cita la “mancata empatia verso i palestinesi quale similitudine alla Germania pre olocausto “ ma davvero questi interventi credete possano un contributo al
    Dialoghi o piuttosto un incentivo a disumanizzare gli israeliani ? Il 7 ottobre col massacro più grande dopo la Shoah è già stato derubricato a semplice fatto di cronaca ? La società israeliana a che contesta il governo con centinaia di migliaia di persone è anch’essa priva di empatia per le vittime, tutte , volute dai nazisti islamici di Hamas ?

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  2. Enzo Ferrara
    Enzo Ferrara dice:

    Gent.mo signor Frulletti, la ringraziamo per il suo commento. Tuttavia dobbiamo anche invitarla a rileggere più attentamente il contenuto del contributo, perchè occorre sottolineare non solo la provenienza ma anche il campo di studi dell’autore israeliano citato – Omer Bartov – che è “tra i maggiori studiosi dell’Olocausto”, e nello specifico studioso del “coinvolgimento delle Forze Armate tedesche nel genocidio messo in atto dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale”. Data l’ampiezza di questa prospettiva che noi, come il quotidiano “The Guardian” da cui è tratto l’articolo, consideriamo autorevole e non schierata, abbiamo ritenuto importante riprendere questo testo come tassello, fra i tanti, significativo del più ampio e diversamente condiviso disagio esistente all’interno della società israeliana per la deriva della fase storica in corso. Ultima intenzione dell’autore e nostra è quella di contribuire alla disumanizzazione degli israeliani, tutt’altro, anzi il nostro Centro Studi sa bene quanto sia delicato il confronto interno alla popolazione israeliana e sostiene i tanti attivisti israeliani quotidianamente impegnati sui fronti del dialogo. Un caro saluto, Enzo Ferrara per il Centro Studi Sereno Regis

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