L'impero americano sta crollando

Dopo l’impero statunitense: Un mondo di regioni?

Johan Galtung

Un’ipotesi chiave del recente The Fall of the US Empire – And Then What? è che il sistema che ci sarà dopo l’impero statunitense non sarà né un’egemonia gestita da un unico grande attore come la Cina o l’UE, né la globalizzazione gestita dalle TNC, ma un mondo di regioni con valute regionali. Potrebbe arrivare una moneta comune globale. Ma le regioni domineranno, il sistema statale sta svanendo e la vera globalizzazione è lontana.

Finora si sono cristallizzate quattro regioni: l’Unione Europea (UE, 27 membri), l’Unione Africana (UA, 53 membri), l’Area di Cooperazione Regionale dell’Asia Meridionale (SAARC, 7 membri) e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN, 10 membri).

Tre aree sono in fase di regionalizzazione: Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (SCO, 6 membri, 3 osservatori), America Latina (AL, oltre 20 membri), Organizzazione della Comunità Islamica (OIC, come approfondimento dell’attuale OIC dove la C sta per Conferenza, con 56 membri, dal Marocco a Mindanao).

Perché questa regionalizzazione? Perché la rapidità dei trasporti e la comunicazione in tempo reale trascendono i confini degli Stati e perché le vicinanze e le affinità culturali bloccano la globalizzazione con un solo Stato, il mondo, e una sola nazione, l’umanità. Questo arriverà.

La difesa dagli Stati Uniti e dall’ONU è stata una delle ragioni per cui ci si è raggruppati, ma lo è altrettanto il fatto che l’ONU non ha potere di veto. In questo c’è un avvertimento per gli aspiranti successori degli Stati Uniti, come l’UE.

Cinque Paesi non sono chiaramente inclusi in questi processi:

Regno Unito, un arcipelago che invia coloni ai tre successivi;

gli Stati Uniti, bicefali e murati, colonialisti colonizzatori, scelti da Dio;

Israele, monoceanico e cinto da mura, colonialista, scelto da Dio;

Australia, un’isola, colonialista;

Giappone, un arcipelago, scelto da Dio.

E la Russia, che un giorno potrebbe diventare una regione multiculturale.

Un giorno costituiranno una propria regione?

Oppure, i più giovani nel Regno Unito preferiranno l’UE, in Giappone la SCO, in Israele una comunità mediorientale e in Australia la SCO? Lasciando gli Stati Uniti in uno splendido isolamento, con il Canada come conforto? O con la Russia, ricordando i bei tempi della superpotenza? Oppure, promettente, con il Messico in un MESSICO nordamericano?

Di queste regioni, l’UE, l’AL, l’OIC e la SAARC sono relativamente mono-civilizzate, anche se con enormi minoranze, mentre l’UA, l’ASEAN e la SCO sono poli-civilizzate, eclettiche. Rispecchiano il sistema successivo, un mondo globalizzato, e preparano meglio i loro cittadini. Inoltre, la presenza di altre regioni può attenuare iconflitti.

Dalla premessa che l’impero statunitense è stato interventista (243 fin dall’inizio sotto Thomas Jefferson) e ha ucciso (forse 13-17 milioni di persone in operazioni palesi e oltre 6 milioni in operazioni segrete nei 73 interventi dalla Seconda guerra mondiale) non consegue né che un sistema successivo sia pacifico, né il contrario.

Con sette regioni abbiamo sette relazioni all’interno e 21 relazioni bilaterali tra le regioni, in tutto 28. Diamo un’occhiata, con “0” che significa nessuna relazione, “OK” che significa che ci sono problemi e!!! problemi grossolani:

Dopo l'impero statunitense

Inutile dire che si tratta di un’ipotesi altamente speculativa, ma alcune conclusioni si possono comunque trarre.

Quindi, il mondo regionale non sembra così male, con 7 0, 14 OK, 6 ? (come l’UE che penetra nell’UA e nell’AL, problemi intraregionali) e 1 !!! (SAARC-OIC); il problema peggiore dell’intera configurazione. Perché?

Perché l’India si trova al crocevia tra 1,3 miliardi di musulmani a ovest-est, quando la loro ummah prenderàforma politica come regione, l’OIC, e circa lo stesso numero di indù a nord-sud in una regione già in via di formazione. I circa 160 milioni di musulmani all’interno dell’India si trovano nel mezzo. E l’Occidente non può negare alla ummah un’istituzione khalifat quando l’Occidente ha il suo Vaticano.

Si possono tentare diverse opzioni, nessuna delle quali soddisfacente.

L’India potrebbe diventare la sede del khalifat, su invito; dopo tutto, solo l’Indonesia ha più musulmani. La tradizione indù di accogliere tutti, come Madre delle religioni, potrebbe essere utile.

L’Islam e l’Induismo potrebbero avvicinarsi, come Islam-Induismo, contrastando il Giudeo-Cristianesimo (e il suo ramo fondamentalista, il Sionismo cristiano) dall’Occidente; forse risolvendo il problema SAARC-OIC a spese di crearne uno più grande.

A tempo debito, questa potrebbe essere la base per una regione comune, basata sulla natura ecumenica di entrambe le religioni.

Si potrebbe anche evitare il traffico, organizzandolo come due autostrade che si incrociano a due livelli.

Ma, in ogni caso, ciò di cui la multiregione SAARC-OIC ha bisogno è un Kashmir pacifico e trasformato, non una polveriera. È giunto il momento di procedere a una velocità meno glaciale. Ma la verità è che probabilmente sia l’India che il Pakistan sperano che l’altro crolli per poter raccogliere il bottino. In questo momento il Pakistan è molto fragile e l’India relativamente solida; qualche tempo fa era il contrario.

Evidentemente un mondo regionalizzato ha bisogno di un’ONU veramente globalizzata per aiutare a mitigare le loro relazioni, con tutte le regioni membri di un Consiglio di Pace e Sicurezza molto diverso (che prende il nome dall’Unione Africana); senza quella reliquia feudale, il potere di veto. E, altrettanto evidentemente, molto deve essere compito delle regioni stesse, a livello bilaterale e multilaterale. Mentre le luci dell’Anglo-America si stanno spegnendo rapidamente, sta arrivando il tempo per l’ex oriente lux, e più in particolare dalla Cina e dall’India, la Cindia – con la Russia il 40% dell’umanità e il nucleo della SCO. Due delle civiltà più antiche della Terra, con continuità millenarie, al contrario del Regno Unito, piuttosto recente, e della sua progenie di ieri, gli Stati Uniti.

Nella ricchezza della luce orientale si stagliano alcune linee spettrali che illuminano un mondo che spera in una guida migliore di un intervento omicida dopo l’altro:

– il gandhismo dell’India, sperando che anche l’India si ispiri sempre più a uno dei più grandi uomini di sempre, il proprio;

– il daoismo della Cina, sperando che anche la Cina sia sempre più ispirata da una delle più grandi intuizioni di sempre, la propria;

– il Panchsheel di entrambi, i Cinque Principi (rispetto reciproco dell’integrità territoriale e della sovranità, non aggressione reciproca, non interferenza reciproca, uguaglianza e mutuo beneficio, coesistenza pacifica), come linee guida mondiali, ma anche:

– i panca sila dell’Indonesia (una sola nazione, umanitarismo, democrazia e consenso, prosperità sociale, fede in un solo Dio, guida), come linee guida interne.

Nonviolenza, raffinatezza, regole del traffico a livello mondiale e domestico, in contrapposizione all’interventismo infinito per qualsiasi scopo. Che l’attuale miscela asiatica di saggezza secolare ed energia giovanile possa ispirare un mondo pieno di pessimismo e paura.


Per informazioni sull’acquisto del libro, si prega di contattare Diane Perlman

Pubblicato originariamente il 27 luglio 2009 – #72

EDITORIALE, 5 agosto 2024

#860 | Prof. Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis

 

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