A Torino aggressione fascista al giornalista non gradito

Enrico Peyretti

Che cosa è il fascismo? Non è quel ventennio là, quel malato di violenza nell’anima e sulla faccia, quelle bande di violenti servi di un capo, quell’ammirazione per la morte che è la guerra. Il fascismo oggi non è solo la nostalgia di quella roba: esso è un verme nel cuore – stiamo attenti, perché può infettare tutti, anche noi – che ammira la forza dura, che non ammette differenze non gradite, che respinge ogni critica perché non ascolta argomenti.

Il fascismo – con qualunque nome – è il culto della forza materiale sopra la ragione, sopra la disprezzata delicatezza dell’ascolto, sopra la misteriosa inviolabile dignità altrui, sopra il sentimento trepido dell’amore verso ogni creatura, persino verso il misero uomo fascista. E il fascismo è ricomparso spudorato a Torino, grazie al clima politico nazionale che non lo ripudia: è ricomparso contro il diritto-dovere di un giornalista de La Stampa, Andrea Joly, di documentare la sopravvivenza di virus malefici fascisti anche nella nostra città.

L’occasione è vergognosa, triste, ma impegnativa per ripudiare, ogni persona in se stessa, e tutta la città insieme, la bassezza fascista, contraria a ciò che è umanità autentica, sempre in cammino di libertà, giustizia, pace, cioè – nulla di meno – di amore politico.

Ogni violenza è fascismo, anche la fede nelle armi, che caratterizza oggi sia il capitalismo imperiale, sia le reazioni ad esso contrarie, ma puramente violente, non alternative. Fascismo passivo è anche rassegnarsi alla forza inumana, chiudersi nel privato e nella paura, invece di sviluppare in noi la gandhiana e cristiana “forza della verità”, la verità buona della vita insieme, gli uni per gli altri, soci e non rivali.

Questo germoglio bello in realtà sta crescendo nel lungo cammino umano, col ripudio del fascismo multiforme, e della guerra, dai cuori civili. Ma occorre la nostra cura, il nostro impegno, il lavoro insieme.


 

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