Il potere diffuso | Scuola di Politica

redazione

Pratiche di democrazia partecipativa e deliberativa per l’amministrazione dei territori locali

Introduzione e contesto

Il Potere Diffuso è un progetto formativo che intende promuovere fra i decisori politici e gli operatori di sviluppo di comunità la cultura politica della democrazia partecipativa attraverso la conoscenza dei suoi principali istituti partecipativi e deliberativi.

I processi partecipativi sono un ambito della sperimentazione democratica che ormai ha quasi 40 anni di storia, dalle prime esperienze a Porto Alegre in Brasile, ma faticano a consolidarsi per il persistere di un forte scetticismo e paura da parte dei decisori politici di delegare potere decisionale ai cittadini soprattutto su tematiche complesse, dimenticando che è proprio sui temi più complessi e importanti che toccano direttamente la vita delle persone, che queste sentono il maggior bisogno di essere coinvolte.

Come sostiene Allegretti, uno dei principali ricercatori e practioner italiani sulle pratiche partecipative: “la realtà è una costruzione sociale. E al suo costruirsi socialmente non si può non dedicare del tempo e delle energie: la comunicazione, i dati aperti, la partecipazione come garanzia della persona di sentirsi inclusa in una cosa molto complessa, sono fondamentali”. La partecipazione non è più una pratica opzionale ma deve entrare organicamente nel processo democratico in tutte le istituzioni di governo a partire da quelle locali. L’emergenza Covid è stata emblematica del bisogno della cittadinanza di essere messa a parte della governance, intesa proprio come intervento sull’”incertezza”, e l’assenza di risposte da parte istituzionale ha creato fratture sociali e polarizzazione che sembrano investire in maniera crescente le nostre società e che sembrano riproporsi con geometrie variabile su ogni tema potenzialmente dividente che attraversa l’attualità politica locale, nazionale e internazionale.

Il rischio che i grandi investimenti europei e nazionali per la ricostruzione post-covid possano replicare queste dinamiche e accrescere ulteriormente la conflittualità sociale anziché mitigarla è reale. La democrazia partecipativa può dare il suo contributo per ricostruire spazi di relazione e depolarizzazione del discorso politico, di educazione civica, di complessificazione e di anticorpi al crescente populismo.

Altri elementi che rendono difficile l’applicabilità dei processi partecipativi è il loro presunto costo economico e lentezza rispetto ai processi decisionali classici ma in realtà le decisioni politiche hanno spesso dei costi sociali importanti in termini di conflittualità che di fatto allungano i tempi e i costi di realizzazione delle decisioni prese fino, in alcuni casi a stravolgerle.

La scuola di politica “Il potere diffuso” si prefigge, attraverso, casi, approfondimenti e interventi di esperti di dimostrare l’economicità e l’efficacia della democrazia partecipativa poiché ci troviamo in un periodo storico, di complessità crescente, di incertezza e di eventi che sfuggono al controllo della governance rappresentative, è proprio in questo contesto che, o si rilancia sull’autoritarismo o ancora citando nuovamente Allegretti, si riallarga lo spazio dei “Co-costruenti” della realtà sociale.

L’allargamento dello spazio dei co-costruenti rappresenta un’opportunità anche in contesti, come quelle delle società odierne di crescente “stratificazione civica” [Morris 2002], ovvero contesti territoriali in cui coesistono individui che hanno status giuridici diversi, da cui deriva un diverso accesso a diritti civili e politici.

La democrazia rappresentativa è sempre meno rappresentativa con percentuali di popolazione votante sempre più bassi, sia a livello locale che a livello nazionale e sono sempre più numerosi i residenti in un determinato territorio che non hanno alcun potere di incidere sulla politica locale e sulle scelte che da essa vengono prese. La democrazia partecipativa con la sua attenzione all’inclusività, con il suo approccio a “porta aperta” e con l’utilizzo di forme di coinvolgimento specifiche rivolte a pubblici sottorappresentati permette di creare spazio di parola ed espressione a gruppi tradizionalmente sottorappresentati nelle forme di democrazia rappresentativa, potendo così anche incidere sui crescenti divari in termini di diritti.

Un ultimo elemento che rende difficile l’applicabilità dei processi partecipativi è il fatto che essi vanno progettati e costruiti con specifiche finalità e ritagliati su pubblici e contesti specifici; quando si coinvolgono le persone bisogna farlo a partire da domande chiare e con un obiettivo specifico o si rischia di ingenerare false aspettative, cortocircuiti comunicativi fra cittadinanza e decisori politici e infine frustrare la partecipazione stessa. La loro applicabilità richiede quindi una conoscenza almeno basica degli istituti e delle forme che i processi partecipativi e deliberativi possono assumere per poter scegliere quello più adatto al contesto specifico.

Il potere diffuso” si prefigge proprio di offrire questa panoramica e sostenere ulteriormente i partecipanti nell’immaginare i percorsi partecipativi attraverso, da un lato, il sostegno alla sperimentazione di percorsi partecipativi ancora nell’alveo del progetto stesso, dall’altro contribuendo alla costruzione di una comunità di pratica in cui sia possibile scambiarsi conoscenze, approcci, buone prassi, domande e proseguire in un percorso di formazione-azione permanente.

Attualmente esistono sul territorio piemontese diverse sperimentazioni di esperienze afferenti ai principi della democrazia partecipativa, ma appaiono frammentate e spesso in balia di cambi nel colore politico delle amministrazioni e quindi, di fatto poco istituzionalizzate. Il percorso formativo intende costruire così non solo una piattaforma di apprendimento ma anche di sperimentazione e consolidamento di queste esperienze.

Abbiamo scelto di intitolare la Scuola di Politica “Pratiche di democrazia partecipativa e deliberativa per l’amministrazione dei territori locali” perché intendiamo prevedere nella formazione una forte dimensione applicativa, non solo durante le attività formative stesse, che verranno improntate al learning by doing, ma anche al termine della formazione stessa quando i partecipanti che lo desiderano potranno infatti sperimentare il design e la progettazione di un processo partecipativo che intendono implementare a livello locale con il monitoraggio e il supporto dei formatori del corso stesso.

Struttura e metodologia

Il percorso ha una durata complessiva di 128 ore di attività formative in presenza organizzate in 17 incontri della durata ciascuno di sette ore e mezza distribuiti nel corso di un anno. Il corso prevede inoltre un impegno di 30 ore di attività online e homework. Al termine offre accompagnamento e monitoraggio ai partecipanti per la progettazione di un processo partecipativo sul territorio.

Il corso è strutturato secondo l’approccio dell’educazione non formale, il processo di apprendimento è fortemente incentrato sui discenti e sul learning by doing (imparare facendo), si proporranno attività in grado di stimolare forme diverse di intelligenza e l’apprendimento fra pari. A introduzioni e testimonianze di esperti, verranno alternati lavori in gruppo, simulazioni, analisi di casi studio, discussioni in plenaria e in piccoli gruppi avendo cura di investire fortemente anche nella costruzione di un gruppo di apprendimento fra pari. Questo investimento permetterà il consolidarsi della costruzione di una comunità di pratica al termine del progetto stesso.

Ad accompagnamento degli incontri di formazione in presenza viene costruita una piattaforma di apprendimento online che permette di accedere ai materiali formativi del corso, partecipare ad esercitazioni, segnalare eventuali incontri di approfondimento, poter seguire delle “pillole di formazioni” prodotte con gli esperti che intervengono nelle singole sessioni, confrontarsi con altri partecipanti del corso.

 

Per ulteriori informazioni scrivere a Ilaria Zomer, coordinatrice del corso: [email protected]

Le lezioni si svolgono presso la sala Poli del Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi, 13 Torino

La partecipazione alla scuola è gratuita previa iscrizione.

I pasti non sono forniti dall’organizzazione.

Posti disponibili: 50

Termine per la presentazione dell’iscrizione: venerdì 4 ottobre 2024

La scuola di politica “Il potere diffuso” è finanziata dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.



Piano didattico dettagliato

Modulo 1 Filosofia della democrazia partecipativa

A partire da alcuni “miti” legati alla democrazia partecipativa insieme ai partecipanti affrontiamo alcuni dubbi e dilemmi legati all’applicabilità dei processi di democrazia partecipativa.

Sabato 12 ottobre 2024

dalle ore 10 alle ore 18

Con la partecipazione di Giovanni Allegretti, Universidad de Coimbra

Sabato – 26 ottobre 2024

dalle ore 10 alle ore 18

Con la partecipazione di Eugenio Petz, Responsabile dell’Ufficio Partecipazione e Cittadinanza attiva del Comune di Milano e Pier Paolo Fanesi, Comunicazione – Urp, Partecipazione, sportello Europa, cooperazione internazionale del Comune di Grottammare (AP)

  • I cittadini possono “decidere” su questioni complesse?
  • Quale rapporto fra fiducia e partecipazione?
  • I cittadini vanno educati alla partecipazione?
  • La democrazia partecipativa è più lenta e costosa dei processi decisionali tradizionali?
  • La democrazia partecipativa è legale?
  • Come la democrazia partecipativa si relaziona al principio di sussidiarietà?
  • Come la democrazia partecipativa dialoga con altre forme di organizzazione, ad esempio l’associazionismo.
  • Processi partecipativi o processi deliberativi? Qual è la differenza e …perché scegliere fra i due?
  • Qual è il ruolo dei decisori politici nei processi partecipativi? E degli uffici tecnici?
  • Quali sono le politiche pubbliche più adatte ai processi partecipativi?
  • I processi vanno chiusi a un pubblico selezionato o vanno aperti?
  • Come raggiungere persone non già attive in forme diverse di partecipazione civica?

Il dibattito fra partecipanti sui singoli temi diventa lo spunto di confronto con un esperto invitato, in un contesto informale di Word Cafè, i partecipanti hanno l’opportunità di comprendere meglio cosa si intende per democrazia partecipativa e cominciare ad immaginare su quali ambiti il proprio territorio potrebbe essere pronto a sperimentare dei processi partecipativi.

Verranno infine introdotte le fasi dei processi partecipativi, come questi vanno strutturati e accompagnati e i ruoli e le professionalità che vanno coinvolte nelle diverse fasi.


Modulo 2 Informare è partecipare!

L’informazione è uno dei primi gradini della scala di partecipazione di Arnstein ed è spesso il primo passo richiesto a processi partecipativi efficaci. Approfondiamo insieme alcuni aspetti ed esperienze legate all’informazione “partecipata”:

 Sabato 9 novembre 2024

dalle ore 10 alle ore 12

Il Bilancio Pop

Con la partecipazione di Paolo Biancone, Università di Torino, Luca Rivoira, amministrazione di Settimo Torinese, Simona Quaranta e Rossella Cammarano, Città di Settimo Torinese

Come trasformare un documento tradizionalmente complesso e ostico come il bilancio di un ente in un formato accessibile e comprensibile a cittadini non addetti ai lavori che restituisca l’impatto del lavoro dell’ente, le priorità e le scelte fatte, gli investimenti, l’utilizzo e la ridistribuzione dei fondi pubblici. Presentazione delle esperienze del Bilancio Pop della Regione Piemonte e del Comune di Settimo Torinese. A partire dalle esperienze presentate simulazione semplificata della costruzione di un Bilancio Pop.

dalle ore 12 alle ore 18

Strategie di coinvolgimento e informazione della cittadinanza per i cantieri e le opere pubbliche

Con la partecipazione di Chiara Lucchini, UrbanLab Torino

A partire da alcuni casi studio e buone prassi, analizziamo tecniche e approcci per comunicare opere e cantieri di opere pubbliche con un forte impatto sulla comunità locale, valorizzando in particolare il coinvolgimento degli stakeholder più fragili e di quelli che vivono un maggiore impatto dalla realizzazione dell’opera. Segue una simulazione di progettazione di tecniche di engagement in piccoli gruppi.

Sabato 23 novembre 2024

dalle ore 10 alle ore 13.30

Open data della PA.

Con la partecipazione di Laura Lapenna, responsabile formazione ForumPA

Gli Open data sono dati messi a disposizione dalla PA per essere riutilizzati con diverse finalità. I principi cardini per definire gli Open Data sono, secondo ForumPA:

  • Trasparenza: Le istituzioni sono tenute a fornire ai cittadini dati e informazioni sulle decisioni prese e sul proprio operato. La vera trasparenza richiede che queste informazioni debbano essere fruibilicioè di facile accesso, comprensibili ed utilizzabili. L’obiettivo è creare un sistema di fiducia all’interno della comunità locale nei confronti dell’operato e delle scelte compiute dagli enti.
  • Partecipazione: I processi decisionali vanno aperti al contributo dei cittadini ed in generale dell’intelligenza collettiva generata dal basso. Si tratta di uno dei nodi centrali del modello, la cui finalità è il miglioramento della qualità delle scelte politico-amministrative degli enti pubblici, attraverso la proposta di interventi che siano effettivamente legati alle esigenze e necessità dei cittadini e la riduzione del conflitto.
  • Collaborazione: Nel modello aperto, le istituzioni non sono intese come strutture a sé stanti, ma soggetti inseriti all’interno di una rete collaborativa e partecipata. Pertanto, i singoli enti sono chiamati ad utilizzare strumenti e metodi innovativi che puntino a migliorare la collaborazione, tanto tra i vari livelli dell’amministrazione, quanto tra enti differenti.

In questo senso, la finalità dei dati aperti è duplice: da un lato, mettono il cittadino nelle condizioni di conoscere le informazioni che gli sono indispensabili per essere consapevole delle decisioni pubbliche e per supportarlo nelle sue scelte; dall’altra parte, consentono al sistema economico di sviluppare servizi che si basino sulle informazioni messe a disposizione dalla pubblica amministrazione, con vantaggi complessivi per tutti gli attori del sistema.

I dati creano valore in termini di: trasparenza e controllo democratico; partecipazione; miglioramento o creazione di prodotti e servizi privati; innovazione; miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi pubblici; misurazione dell’impatto delle politiche pubbliche ecc..

dalle ore 14 alle ore 18

Il Plain Language applicato alla comunicazione pubblica

Con la partecipazione di Daniele Fortis, Dirigente dell’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico ASST Santi Paolo e Carlo di Milano

Scrivere in plain language significa individuare tutte e solo le informazioni di cui il lettore ha bisogno, per poi organizzarle ed esporle in modo che abbia buone probabilità di comprenderle, è particolarmente significativo nella comunicazione con il cittadino. Il plain language:

  • è la lingua ordinaria, che si sforza di assomigliare a quella usata nella conversazione quotidiana;
  • non persegue la comprensibilità assoluta, che sarebbe un’utopia, bensì la massima comprensibilità possibile;
  • è un processo, cioè un modo di procedere per approssimazioni successive fino a ottenere il prodotto voluto: un testo adeguato al ricevente.

Sperimentiamo nella pratica l’applicazione del linguaggio plain language in alcune brevi comunicazioni pubbliche.


Modulo 3 Inclusione nei processi partecipativi

Sabato 14 dicembre 2024

dalle ore 10 alle ore 18

Con la partecipazione di Fondazione per l’Innovazione Urbana (Bologna) e di Sociolab (Firenze)

L’analisi partecipata dei bisogni

La partecipazione può avviarsi già dall’analisi dei bisogni che sta alla base di una politica pubblica. Alcuni strumenti possono offrirci una panoramica di tecniche di coinvolgimento e attivazione della popolazione nell’analisi dei bisogni che li coinvolgono in prima persona.

La mappatura partecipativa

La mappatura partecipativa comprende una serie di tecniche e approcci che uniscono le tecniche della cartografia con i metodi partecipativi di raccolta e analisi della conoscenza della comunità locale rispetto a uno specifico territorio o a un dato problema. Le mappe possono anche costruirsi intrecciando dati legati ad esempio alle mappe della povertà che raccolgono indicatori socio-demografici sui temi dell’inclusione democratica, andando così ad insistere su aree specifiche e favorendo quindi nuove forme di inclusione socio-democratica. Le mappe partecipate permettono di vedere un problema o un territorio dal punto di vista dei cittadini che vi abitando raccogliendo le loro competenze, le loro visioni sulla causa dei problemi e ipotesi di soluzione.

Dopo un approfondimento dinamico sulle varie tecniche di mappatura partecipativa ai partecipanti verrà distribuito un caso studio a partire dal quale progettare una ipotesi di mappatura partecipativa.

Ad esempio, la presenza di abitanti privi di diritti elettorali – residenti non cittadini, o abitanti non residenti – i tassi di partecipazione elettorale, i livelli di penetrazione dell’informazione e della digitalizzazione, ma anche i livelli di associazionismo e di altre forme di azione collettiva.

Sabato 18 gennaio 2025

dalle ore 10 alle ore 13.30

Inclusività e pubblici specifici

Con la partecipazione di Federica Burini, Università degli Studi di Bergamo

Le nostre società presentano una sempre maggiore stratificazione civica, ovvero la compresenza sul medesimo territorio di persone con status giuridici differenti e, di conseguenza, con diversi accessi ai diritti civili e politici. La democrazia partecipativa, a differenza di quella rappresentativa, deve tendenzialmente includere l’universalità degli abitanti di un dato territorio, rimuovendo un’ampia serie di barriere e ripensando le forme della cittadinanza locale, permette così che l’esercizio di alcuni diritti, oggi legati alla condizione di cittadinanza e alla residenza anagrafica, si spost in direzione della presenza concreta sul territorio. Come è possibile includere questi pubblici esclusi da forme più tradizionali di partecipazione?

dalle ore 14 alle ore 18

Strumenti di partecipazione giovanile

Con la partecipazione di Stefano Stortone, PhD in Istituzioni e Politiche, fondatore e amministratore di BiPart

Gli strumenti di partecipazione giovanile si situano al confine fra la dimensione partecipativa e la dimensione educativa. Richiedono forme di coinvolgimento ad hoc fra queste:

  • percorsi di coinvolgimento delle scuole e dei presidi educativi sul territorio;
  • animazione di gruppi di peer educator nel ruolo di moltiplicatori della partecipazione;
  • costruzione di percorsi continuativi di formazione, empowerment e attivazione;
  • valorizzazione degli strumenti sociali e di forme diverse di partecipazione che mettano in gioco l’aggregazione e la creatività;
  • valorizzazione della dimensione europea, dei suoi programmi, ad esempio Erasmus+, e delle sue opportunità per rendere attrattiva la partecipazione.

Verranno introdotti alcuni approcci specifici per il coinvolgimento della popolazione giovanile, applicabili poi ai diversi istituti partecipativi. I partecipanti simuleranno un processo di coinvolgimento giovanile all’interno di un ente locale

Sabato 1° febbraio 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Modelli per promuovere l’inclusione nei processi decisionali

Con la partecipazione di Davide Boniforti, Università degli Studi di Padova e di Francesca Moccia, Forum DiseguaglianzeDiversità

  • Come approntare un piano di animazione territoriale;
  • Mappatura dei gruppi e dei contesti più fragili di un territorio;
  • Costruzione di una strategia di coinvolgimento (comunicazione, scelta dei luoghi, linguaggio, proposte, tipologia di attività) che tenga conto dei specifici gruppi a cui ci si intende rivolgersi;
  • Come costruire uno spazio percepito come sicuro dalle persone che rafforzi la fiducia nelle istituzioni e nel processo;
  • Approcci e metodi per includere le prospettive e le voci maggiormente marginalizzare;
  • Identificazione delle barriere alla partecipazione e individuazione di strumenti per il loro superamento: barriere educative, culturali, economiche e di lingua;
  • Accesso alle risorse e altri strumenti per permettere a tutti di partecipare equamente al processo
  • Costruire condizioni di uguale potere per tutti i partecipanti all’interno del processo;
  • Creare spazi per la condivisione libera di prospettive e dare la possibilità equa di accedere ad informazioni per costruirsi opinioni;
  • Costruire Accountability durante e dopo il processo e assicurarsi che la parte politica si assuma la responsabilità delle decisioni prese nel processo;
  • Costruzione di un circuito di feedback con i partecipanti rendendoli partecipi di come la loro esperienza e conoscenza verrà valorizzata nel processo;
  • Riconoscimento eguale di diverse forme di conoscenza che i partecipanti possono apportare al processo.

Modulo 4 Istituti di democrazia partecipativa e deliberativa

Sabato 15 febbraio 2025

dalle ore 10 alle ore 13.30

Introduzione agli istituti partecipativi e deliberativi

Con la partecipazione di Alessandra Valastro, Università di Perugia

Approfondiamo con i partecipanti alcuni strumenti di democrazia partecipativa e deliberativa. Gli strumenti e le esperienze presentabili sono moltissime e la nostra priorità è costruire una formazione aderenti ai bisogni del gruppo specifico di discenti. Inoltre, le forme più innovative di sperimentazione di processi partecipativi prevedono un puzzle di diversi strumenti collegati fra di loro per diversificare i canali di accesso e partecipazione e per ottenere livelli di deliberazione e decisione sempre più approfonditi.

dalle ore 14 alle ore 18

Teatro legislativo

Con la partecipazione di Olivier Malcor, formatore e facilitatore di Teatro dell’Oppresso, PartecipArte

Nasce dall’esperienza del teatro dell’Oppresso di Augusto Boal, si presta bene nel coinvolgimento di gruppi di cittadini che hanno diverse barriere culturali e linguistiche alla partecipazione. Vi partecipano insieme legislatori e cittadini e attraverso la messa in scena di problemi e situazioni di oppressione quotidiana si crea uno spazio di interazione e intervento e la proposta di nuove norme e soluzioni anche istituzionali. Un laboratorio pratico per esplorare con linguaggi diversi le pratiche partecipative.

Sabato 1° marzo 2025

dalle ore 10 alle ore 13.30

Con la partecipazione di Stefania Ravazzi, Università di Torino

Giuria dei cittadini/cittadine

È uno strumento di democrazia deliberativa in cui un gruppo di persone estratte a sorte (20-25) è chiamato, al termine di un percorso di più incontri di discussione, ad esprimere delle raccomandazioni su un dato problema di interesse collettivo. La discussione è supportata da esperti/e, scelti in modo da coprire tutti gli orientamenti, compresi i pro e i contro, su quel dato tema; il confronto è moderato da facilitatori in modo tale da garantire l’ascolto reciproco, il dialogo e la formulazione dei quesiti agli esperti/e. Tutto lo sforzo è orientato a far crescere la consapevolezza dei e delle partecipanti verso l’argomento da trattare, sia attraverso il confronto con punti di vista diversi, sia attraverso l’acquisizione di dati e informazioni. La Giuria si conclude con un responso che non è un verdetto ma è un orientamento, non necessariamente unanime, sulle azioni da intraprendere in relazione al tema oggetto della discussione.

Citizens’ panel

Citizens’ Panel è una consultazione pubblica che si svolge con regolarità, 3-4 volte ogni anno. Il numero dei partecipanti che vengono interpellati – e che insieme costituiscono il “panel” – va da 500 a 2500 persone. La selezione dei componenti di un panel viene fatta in modo da garantire che esso sia rappresentativo della popolazione di riferimento. Nel caso dei Citizens’ panel la consultazione viene condotta con cadenze regolari e con un gruppo permanente di partecipanti.

Débat public

Débat public è una forma di partecipazione che avviene a monte del processo decisionale relativo a un progetto o nel corso dell’elaborazione di un piano o di un programma. Il débat public (dibattito pubblico) e la concertation préalable (concertazione preliminare) consentono alla cittadinanza di discutere l’opportunità di realizzare un certo progetto, gli obiettivi e le caratteristiche principali dello stesso o gli obiettivi di piani e programmi, le implicazioni socio-economiche e i principali impatti sull’ambiente e sulla gestione del territorio. Il dibattito pubblico e la concertazione preliminare consentono anche di discutere delle varie soluzioni alternative – ivi compresa, per i soli progetti, la possibilità che il progetto non venga realizzato (la c.d. “opzione zero”) – e delle modalità di informazione e comunicazione che dovranno essere garantite nel corso del processo di realizzazione del progetto.

dalle ore 14 alle ore 18

Assemblee dei cittadini e delle cittadine

Con la partecipazione di Giuliana Gemini Maria, Consorzio Poliedra, Politecnico di Milano

Tra gli strumenti più noti vi sono: Citizens’ Summit; Voting Conference; Citizens’ Hearing; Town Meeting. Tutti questi tipi di strumenti sono accomunati dall’essere sostanzialmente deliberativi e puntare alla rappresentatività del territorio. In genere prevedono una fase di breve presentazione dell’oggetto in discussione, supportata da documenti consegnati ai soggetti partecipanti prima dell’incontro. In alcuni modelli i cittadini comunicano con i decisori politici che sono uditori, in altri vi è una rappresentatività di cittadini, tecnici e politici che dopo un processo di discussione strutturato in diverse fasi esprimono priorità e risultati in altri ancora si ricercando le posizioni comuni e il consenso attraverso alternanza di lavori in gruppo e votazioni.

Sabato 15 marzo 2025

dalle ore 10 alle ore 13.30

Forme e modelli di gestione partecipata dei beni pubblici

Con la partecipazione di Pasquale Bonasora, Labsus

A partire dall’esperienza dei patti di collaborazione promossi da Labsus e con la loro expertise, intendiamo approfondire con i partecipanti il tema dell’amministrazione condivisa e della valorizzazione del patrimonio pubblico, sia esso costituito da beni materiali così come immateriali, in un’ottica inclusiva.

Con il contributo di Labsus, da confermare

Dalle ore 14 alle ore 18

La progettazione partecipata sugli spazi

Con la partecipazione di Tamalacà, Spin-off dell’Università degli studi di Sassari

Nella sessione dedicata alla progettazione partecipata degli spazi andremo ad approfondire alcune tecniche finalizzate a valorizzare i saperi specifici delle comunità locali, quali ad esempio le Camminate di quartiere, con metodi che facilitino il confronto fra il sapere tecnico, urbanistico ed architettonico e quello di coloro che quegli spazi li usano o li useranno nella quotidianità, ad esempio la Charette o il Planning for Real, questi metodi sono caratterizzati da una forte multidisciplinarietà e dalla creazione di spazi di contaminazione e dialogo costruttivi e non giudicanti fra tecnici e cittadini.

Sabato 29 marzo 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Bilancio Partecipativo

Con la partecipazione di Giovanni Allegretti, Universidad de Coimbra   

Bilancio Partecipativo è uno strumento per promuovere la partecipazione della cittadinanza alle politiche pubbliche locali e, in particolare, al bilancio preventivo dell’ente cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati dall’amministrazione. Esso rappresenta inoltre uno strumento di ascolto, relazione e comunicazione, perché permette ai cittadini e alle cittadine di presentare le loro necessità ed esporre le problematiche locali, di valutare le spese previste nel bilancio e l’operato dell’ente, di indirizzare le scelte dell’amministrazione sugli interventi pubblici da realizzare o i servizi da implementare o migliorare.

Il bilancio partecipativo è anche uno strumento di rendicontazione sociale, perché prevede momenti e materiale di informazione rivolti alla cittadinanza, riguardanti l’operato dell’ente, gli investimenti fatti e gli interventi previsti.

Questo percorso di partecipazione è supportato dalla comunicazione e dall’uso di strumenti per informare, coinvolgere e per raccogliere le idee e i suggerimenti della comunità di cittadini/e. In sintesi i principali obiettivi che il bilancio partecipativo persegue sono: facilitare il confronto con la cittadinanza e promuovere scelte e decisioni condivise, riducendo anche i conflitti; rispondere in modo più efficace, alle necessità dei cittadini e delle cittadine assicurando una maggiore corrispondenza tra bisogni da soddisfare e risorse disponibili; coinvolgere i/le cittadini/e nel processo della gestione pubblica attraverso forme di democrazia diretta; ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini/e.

Non esiste un unico modello di bilancio partecipativo; sulla base delle sperimentazioni e dei progetti realizzati, è possibile, infatti, individuare differenti percorsi di definizione e attuazione di questo strumento. Le valutazioni e le proposte della cittadinanza generalmente non riguardano l’intero bilancio, ma una parte del budget dell’ente, uno o più capitoli di spesa del bilancio che interessano direttamente la comunità locale (come, per esempio, i trasporti locali o le politiche culturali e sociali).


Modulo 5 La facilitazione nei processi partecipativi

Sabato 12 aprile 2025

dalle ore 10 alle ore 18.00

Con la partecipazione di Serenella Paci, consulente, socio fondatore Poliste e presidente Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica

Una volta progettato il percorso partecipativo migliore, individuato e coinvolto il pubblico che si intendeva raggiungere con il format e le modalità prescelte, è necessario condurre e facilitare i singoli incontri. Normalmente questo ruolo viene affidato a professionisti esterni ma è importante che anche i referenti della PA siano consapevoli dei metodi utilizzati e possano eventualmente utilizzarli in tutti gli spazi di incontro con i cittadini, anche i meno strutturati affinché la partecipazione possa contaminare in maniera trasversale il modo in cui l’amministratore/trice si pone con la cittadinanza.

Il modulo intende affrontare attraverso esercitazioni ed esperienze pratiche le seguenti tematiche:

Ascolto attivo e sospensione del giudizio

Come porsi in ascolto della cittadinanza anche in situazioni conflittuali, come promuovere un ascolto profondo ed empatico evitando di sentirsi attaccati personalmente e ricercando una comprensione profonda dei bisogni dell’altra parte.

Strumenti e setting per la facilitazione della discussione nei gruppi

Tecniche di distribuzione del potere della parola, costruzione di un’agenda di facilitazione della discussione di un gruppo dal pensiero divergente a quello convergente, tecniche di facilitazione della discussione in gruppo.

I partecipanti avranno modo in prima persona di sperimentare le diverse tecniche di facilitazione mentre verranno condotti nella valutazione degli aspetti positivi e dei limiti di ciascuno di essi. I formatori avranno anche cura di sottolineare i contesti in cui questi strumenti si prestano meglio ad ottenere buoni risultati e quelli che non risultano adeguati.


Modulo 6 Strumenti digitali di partecipazione

Sabato 10 maggio 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Con la partecipazione di Paolo Spada, imprenditore, consulente, docente e digital strategist

Quali contributi e quali limiti degli strumenti digitali per la partecipazione? In quali fasi del processo partecipativo può essere più efficace utilizzare gli strumenti digitali e quali?

Il ruolo dei social network nei processi partecipativi e nel coinvolgimento di pubblici specifici. Quando il digitale rappresenta una barriera alla partecipazione?

Presentazione del caso studio sulla riscrittura della Costituzione Islandese, realizzata totalmente online.

Analisi di alcune piattaforme specificamente progettate per sostenere processi di democrazia partecipativa quali:

I diversi tool vengono presentati nella forma di una piccola “fiera digitale”, al termine della fiera in piccoli gruppi, a partire da alcuni casi, i partecipanti sono invitati a simulare l’utilizzo di alcuni strumenti digitali di partecipazione, scegliendone la collocazione nell’ambito del processo.


Modulo 7 La partecipazione dopo la partecipazione

I processi partecipativi diventano organici nell’azione di una PA se sono parte di cicli di azione che dalla progettazione arrivano fino alla valutazione delle politiche pubbliche e se poi i risultati delle valutazioni diventano un punto di partenza per successive progettazioni partecipate. Approfondiamo alcuni di strumenti di partecipazione dopo la partecipazione…

Sabato 24 maggio 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Analisi e valutazione partecipata nelle politiche pubbliche

Con la partecipazione di Denita Cepiku, professore ordinario di Management pubblico presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e componente dell’Osservatorio nazionale sul lavoro pubblico della P.A.

La partecipazione può rappresentare un mezzo per rendere più efficace la valutazione delle politiche pubbliche, oppure un fine in sé poiché in grado di rendere la valutazione stessa uno strumento per l’apprendimento collettivo.

Gli obiettivi fondamentali della valutazione partecipata quindi sono: includere, cambiare e crescere.

La ricerca valutativa partecipata può essere definita una ricerca-azione, che promuove il cambiamento attraverso il dialogo tra i diversi stakeholders. (approccio dialogico, costruttivista, si basa su esplorazione ed esplicitazione e negoziazione di valori). La partecipazione è oggi sempre più riconosciuta come elemento di legittimazione e sostenibilità dell’azione sociale. Oggi assistiamo ad un crescendo di proposte di valutazioni multistakeholders; di valutazioni partecipate come percorsi di empowerment, di costruzione di consapevolezza e protagonismo sociale ed esercizio di democrazia.

Gli ultimi modelli di valutazione partecipativa sono sempre più orientati verso l’analisi di interessi e problemi delle diverse categorie di stakeholder. Analizziamo con alcuni esperti la struttura delle valutazioni partecipate e a partire da un caso concreto sperimentiamo una piccola progettazione di un processo di valutazione nella sua dimensione partecipativa.

Sabato 7 giugno 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Il monitoraggio civico

Con la partecipazione di Monithon

Con il supporto di Monithon, un’organizzazione che da 10 anni si occupa di promozione del monitoraggio civico, esploriamo questo strumento dal punto di vista teorico e pratico e sperimentiamo insieme l’avvio di una ricerca di monitoraggio.

Il monitoraggio civico, per Monithon “è una forma di partecipazione alla vita democratica, attraverso cui la cittadinanza può presidiare l’uso dei fondi pubblici – come i fondi europei o il PNRR – stimolando un dibattito pubblico informato e offrendo collaborazione ai soggetti responsabili. Esperti, giornalisti, attivisti, studenti o semplici cittadini possono valutare l’avanzamento, i risultati e gli effetti degli investimenti pubblici nella propria regione, città o quartiere.


Modulo 8 Applicabilità dei processi partecipativi nella mia amministrazione

Venerdì 20 giugno 2025

dalle ore 10 alle ore 18 (workshop in lingua inglese con traduzione in italiano)

La mia amministrazione: a che punto siamo?

Workshop di una giornata curato da Oficina, la principale organizzazione portoghese di analisi, progettazione, sviluppo e coordinamento di processi partecipativi dal titolo: Participa Mais – strumento estremamente innovativo, composto da dieci fasi, durante le quali gli enti locali effettuano una diagnosi delle iniziative di partecipazione che promuovono, valutano le debolezze esistenti, identificano le azioni necessarie per il consolidamento della partecipazione. come impegno strategico dell’Ente e le azioni da compiere per rafforzare una cultura istituzionale più orientata al coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei beni comuni. I partecipanti vengono accompagnati passo a passo nella realizzazione della loro analisi e nella valutazione dei risultati.

Sabato 21 giugno 2025

dalle ore 10 alle ore 18

Applicazione e Follow UP

Introduzione alla Progettazione dello strumento partecipativo, monitoraggio e accompagnamento dei partecipanti alla progettazione dello strumento e restituzione finale in plenaria. Valutazione finale del percorso e spazio per la costruzione della comunità di pratica.



 

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