Domenico Sereno Regis (7 dicembre 1921 – 24 gennaio 1984)
Nella foto da sinistra: Domenico Sereno Regis, Daci Stefancich e gli avvocati Giampaolo Zancan e Fulvio Gianaria
Riprendiamo dal numero di La Voce e il Tempo del 21 gennaio 2024, una commemorazione di Domenico Sereno Regis a 40 anni dalla scomparsa. Ringraziamo la redazione del settimanale diocesano di Torino per aver ospitato l’articolo e averne gentilmente concesso la pubblicazione anche sul nostro sito.
Il 24 gennaio 2024 ricorre il quarantennale della scomparsa di Domenico Sereno Regis. La sua figura è ancora ricordata da chi lo accompagnò a Torino in iniziative sui temi della partecipazione civica diffusa o, come si diceva allora “di quartiere”, che egli intrecciava e incoraggiava, e da generazioni di pacifisti che conoscono il [nostro] Centro Studi in via Garibaldi 13, oggi intitolato a suo nome, da lui e dai suoi compagni fondato per proseguire il lavoro di ricerca, educazione e azione sui problemi della nonviolenza, della partecipazione e dello sviluppo.
Domenico Sereno Regis fu un uomo “politico”, nel senso originario di “cittadino”, nelle tante declinazioni ch’egli seppe dare a questo appellativo senza mai associarlo al potere, mentre l’idea corrente è che l’attività politica s’identifichi con il potere e che quindi la politica per agire debba soprattutto cercare potere e consenso. Sosteneva che non è così necessariamente e che anzi l’identificazione fra politica e potere corrompe e riduce l’azione politica con il rischio di farle seguire le peggiori strade per il consenso. Anche un potere tirannico è basato sul consenso seppure di tipo passivo, precisamente sull’assenza di speranza nel cambiamento, perché anche un tiranno se disobbedito perde potere.
La forma del consenso dà qualità alla democrazia, aggettivandola: rassegnata o visionaria, privatistica o solidaristica, passiva o attiva, e definisce il modo in cui le istituzioni divengono gli assi portanti della democrazia, secondo le modalità di consenso di cui godono e il modo in cui lo cercano: promuovendo quindi paura e repressione, o dialogo e partecipazione.
Come promotore della disobbedienza civile, per esempio per il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare (come scrive Marco Labbate in Non un uomo né un soldo. Obiezione di coscienza e servizio civile a Torino, EGA 2022) Sereno Regis fu un esempio dei modi di vivere la politica e dare sostanza alla democrazia educando non solo il consenso ma anche il dissenso, sollecitando quest’ultimo a non appiattirsi sulla contrapposizione ma ad animarsi criticamente, a offrire la propria resistenza come gesto di partecipazione democratica pratica e culturale.
Fu inoltre partigiano e nel dopoguerra dirigente nell’Azione Cattolica e nella GiOC, presidente del Movimento Internazionale per la Riconciliazione, tessitore di contatti internazionali per la libertà dei popoli e la pace e promotore a Torino della democrazia partecipativa mediante i comitati spontanei di quartiere.
La sua formazione in una Chiesa ancora serrata in una presunzione di autosufficienza con complessi pregiudizi verso la modernità diede come frutto un uomo libero e aperto che seguendo l’insegnamento evangelico era immerso nella collaborazione con i “portatori di giustizia”. Uno spirito libero di fede sobria, nella tradizione religiosa torinese fatta di azione più che di proclami, che si traduceva nel servizio per la pace, per la dignità di tutti, nello spirito della “omnicrazia” di Aldo Capitini.
Un cristiano senza identificazioni rituali ma con grandi capacità di servizio e impegno degni contemporaneamente dell’appellativo “civile” e “religioso”. Da entrambi questi ambiti, traeva forza per lottare contro ogni forma di violenza, a prescindere dal fatto che fosse illegale o legalizzata, diretta e plateale o più sottile e culturale, una forza che ha fornito esempio ed educazione a molti. Fra i suoi maestri vanno annoverati Primo Mazzolari e il gruppo torinese a lui collegato, Arturo Paoli, don Lorenzo Milani, don Tonino Bello, Carlo Carlevaris e i preti operai. Fra i suoi successori, Giovanni (Nanni) Salio.
Chiara Bassis ne ha ricostruito la memoria in Domenico Sereno Regis. Biografia (Beppe Grande Edizioni, 2012). Il mondo vive oggi grandi rischi e qualche opportunità, di fronte a cui ciascuno è impegnato a decidere la qualità del proprio stare con gli altri; un’ispirazione non da poco può venire ancora dal ricordo della sua opera e della sua figura.
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