Nessuno si educa da solo

Nessuno si educa da solo. Una vita da pedagogista

Simone Lanza

Daniele Novara, Nessuno si educa da solo. Una vita da pedagogista, Edizioni Sonda, Milano 2023, pp.  192, € 19,00

Con il conflitto cambieremo il mondo: un libro di Daniele Novara

Nessuno si educa da solo

La copertina del libro “Nessuno si educa da solo”

Anche Daniele Novara si arrabbia: «Quando qualcuno affronta la questione dell’educazione alla pace nella logica pericolosa di dire ai bambini che la guerra è come quando loro litigano, mi va il sangue al cervello. No, è proprio il contrario. In guerra ci si ammazza, il bambino non vuole eliminare il suo compagno». E si può dire che in questo secco distacco da diffusi stereotipi possiamo leggere molta della strada percorsa da Daniele Novara e delle porte da lui aperte al sapere pedagogico.

Ce ne parla in un’autobiografia critica (Daniele Novara, Nessuno si educa da solo. Vita di un pedagogista, Edizioni Sonda, 2023), dove sintetizza il suo pensiero lungo il corso della propria vita: dai genitori ai suoi maestri. Costituisce pertanto un’opera preziosa sia per chi voglia iniziare a farsi un’idea complessiva della sua pedagogia, sia per chi voglia ripercorrerne le tappe.

Novara cresce e si nutre della migliore tradizione critica italiana, né solo comunista né solo cattolica, ma un insieme fatto di radicalità politica in un orizzonte etico, confessionale ma mai dogmatico. Danilo Dolci, di questa tradizione, è stato una delle voci più brillanti e il suo mentore. Per Novara la pedagogia è una scienza pratica, scelta senza puntare alla carriera accademica, ma perseguita da un posizionamento politico, tanto coerente quanto fuori dagli schermi; il che ha fatto di lui uno dei pedagogisti viventi più interessanti.

Dal movimento per la pace all’impegno educativo, Novara ha innovato la tradizione maieutica, arricchendo la pedagogia di una nuova metodologia che si sta diffondendo non solo in Italia ma anche nel mondo, dove i suoi libri sono via via tradotti. Si basa sull’idea che i bambini sappiano entrare in conflitto in modo costruttivo e possano essere aiutati a farlo solo in minima parte. Litigare bene è un metodo applicabile a scuola e in famiglia. Novara parte così da alcune idee di Montessori (osservare e lasciare agire in modo autonomo i bambini) e di Freire (porre il dialogo al centro della relazione educativa e fare del conflitto l’elemento portante); si nutre appunto del pacifismo e del metodo maieutico di Danilo Dolci, ma anche del cooperativismo di Mario Lodi, con cui ha scritto un libro sui diritti dell’infanzia.

In Nessuno si educa da solo i termini del metodo maieutico sono declinati in un piccolo dizionario di una ventina di termini chiave. La carenza conflittuale denota l’incapacità di stare nella tensione relazionale, cioè in relazione, che è infatti intrinsecamente conflittuale. Purtroppo però il mondo attuale ha prodotto uno slittamento semantico, andando a sovrapporre il conflitto alla guerra.

Una vita da pedagogista è il sottotitolo azzeccato di questo libro che racconta in primo luogo un impegno esistenziale: si chiariscono almeno tre aspetti di questa postura pedagogica. Il primo è la capacità di spaziare dall’infanzia all’adolescenza, individuando le questioni rilevanti del presente, che hanno sì delle specificità in ogni fase della crescita, ma anche elementi ricorrenti che la decompartimentazione accademica dei saperi non riesce più a intercettare, persa com’è nei suoi particolarismi.

Viviamo, e questo è il secondo aspetto, in un mondo che, come ricordava Neil Postman, sociologo caro all’autore, adultizza i bambini e infantilizza gli adulti. Questa doppia tendenza è sempre sullo sfondo delle riflessioni di Novara, il cui oggetto è la relazione educativa, e come quest’ultima venga trasformata non solo dalla famiglia, ma anche dalla società. I cambiamenti sociali sono dunque letti sia come trasformazioni delle relazioni adulti-minori sia delle relazioni tra pari, «coloro da cui più si impara». Da qui, per esempio, la preoccupazione per la scomparsa del gioco spontaneo.

Il terzo aspetto a far sì che la postura di Novara sia profondamente pedagogica è il fatto che riesce a individuare questioni trasversali alla famiglia e alla scuola, sempre contrapposte dalla tradizione italiana (divisa tra cattolici e marxisti). Come ad esempio la questione digitale.

Novara ha in mente la scuola di Don Milani: per lui è inutile fare domande se si sanno già le risposte, meglio porsi degli interrogativi pertinenti, che aiutano a crescere. L’insegnante deve quindi ascoltare le domande dei suoi allievi piuttosto che interrogarli. Una visione molto distante dalla scuola digitale che si sta diffondendo oggi, dove si ripropone una scuola nozionistica.

Gli alunni vanno valutati non tanto per le mancanze, ma per i loro sviluppi; la classe deve crescere come gruppo; le fatiche si fanno con libro e biro anziché con le LIM. Al corrente della ricerca scientifica sui metodi di lettoscrittura, secondo cui gli schermi non aiutano affatto, Novara mantiene sempre un senso critico sulla società: non è ottimista sulle possibilità di riuscire a cambiare il mondo, ma si ritiene comunque pieno di speranze. Un tempo il conflitto era considerato la base per modificarlo; in pochi avevano capito, tuttavia, che doveva essere cambiato in senso nonviolento a partire dall’educazione.


 

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