Spaccare l’atomo in 4uattro

Cinzia Picchioni

Angelo Tartaglia, Spaccare l’atomo in 4uattro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2022, pp. 96, € 12,00

«[…] l’ultima cosa che si può dire a proposito dell’energia nucleare è che sia “pulita”»

Spaccare l'atomo in 4uattroC’era una volta il Libretto rosso di Mao (1967, 900mila copie vendute, il secondo libro dopo la Bibbia) che fu chiamato così in Occidente per via del colore di copertina. Era obbligatorio averlo nella tasca posteriore dei jeans (rigorosamente Roy Rogers, più proletari dei Levi’s). Ricordate? Io sì, mi ricordo di averlo portato con me e sventolato alle manifestazioni milanesi… Era tascabile. Come tascabile è il «libretto giallo» di cui scrivo questa settimana.

Anch’esso immancabile alle manifestazioni no-nukes ma anche per rispondere a tono quando gli «ignoranti» (nel senso letterale del termine) ci provocano sul mega-tema nucleare.

Il Libretto rosso contiene frasi, detti e aforismi di Mao Tse Tung, quello giallo contiene dati (e detti) «Contro la favola del nucleare», come recita il sottotitolo in copertina – gialla.

Altro riferimento a qualcosa di già noto è il titolo, scritto proprio così: Spaccare l’atomo in 4attro (col numero scritto in quell’efficace modo). Ovviamente le parole fanno riferimento al popolare detto «spaccare il capello in quattro», ma occorre sganciarsi dal suo significato originale, che vuol dire entrare troppo nel dettaglio, indica qualcuno troppo meticoloso e pignolo in modo pedante e inutile.

Nel libro di Angelo Tartaglia invece niente è troppo spiegato, motivato, verificato. E il tono non è per nulla pedante: riporta dei fatti, provati. Conviene avere il «libretto giallo» sempre in tasca, dopo averlo letto. Si legge in fretta, benché non sia piacevole farlo, soprattutto quando si trovano parole come queste: «Insomma, l’ultima cosa che si può dire a proposito dell’energia nucleare è che sia “pulita”», p. 36.

Un pugno in faccia

«Una volta di più il nucleare “pulito” è una frase fatta in bocca a chi non sa di cosa parla, ma in compenso sa che cosa vuole, o meglio vorrebbe, per non dover cambiare nulla nella struttura fisicamente insostenibile dell’economia», p. 40.

Continuiamo con i parallelismi tra il Libretto rosso e questo giallo riportando brevi, fulminanti, a volte dolorosi aforismi di cui Angelo Tartaglia ha disseminato il suo ultimo lavoro[1], evidenziandoli con il carattere neretto, così li troviamo subito, in mezzo a più lunghe dissertazioni di fisica.

Madre fisica

Personalmente non capisco granché di Fisica, ma capisco molto bene di «madre». Per rifiutare con tutte le forze il nucleare mi è bastato sapere delle scorie, della loro durata, della loro pericolosità e del fatto che non sappiamo dove metterle e che le lasciamo in eredità ai nostri figli, nipoti, pronipoti, (cosa c’è dopo i pronipoti?) e tutte le categorie di «altri/e dopo di noi, animali, piante e tutto compresi», perché le scorie durano secoli e millenni. Angelo Tartaglia forse ha anche lui dei figli/nipoti/pronipoti, perché in Quarta di copertina c’è un’immaginario messaggio scritto proprio ai discendenti:

«Cari figli, nipoti, bisnipoti e così via, pensando a voi mi sono adoperato per far sì che poteste avere un cospicuo conto in banca, una buona dotazione di edifici e di macchinari e tanti oggetti da consumare. Vi lascio anche un po’ di scorie radioattive che al momentonon so bene come gestire, ma che, non ho dubbi, saprete neutralizzare in futuro. Pensate a me quando affronterete il problema».

Il messaggio è ripetuto anche all’interno del libro, come proposta di testamento (sto male…). La troviamo all’interno del capitolo Fake-news e luoghi comuni, da p. 33, da dove cominciano alcuni brevi paragrafi fra cui possiamo scegliere – anzi consiglio di fare proprio così – quale leggere per primo, a seconda di quali affermazioni abbiamo incontrato o incontriamo più frequentemente quando parliamo di nucleare. Ci sono proprio tutte le notizie false, dall’uso militare del nucleare al suo essere pulito fino a L’eliminazione delle scorie è un problema risolvibile. È proprio qui che ho trovato il «testamento». Ma allora è falso che le scorie si possano eliminare! Ogni dubbio svanisce a p. 48: «La conclusione è ovvia: il problema delle scorie è risolubile solo se si smette di produrle».

Già Nanni Salio

Altro fisico sui generis, il fondatore del Centro Studi Sereno Regis di Torino, morto da 5 anni, affermava, eoni fa, che non si dovesse bruciare niente. Usava proprio queste parole, e me le ricordo come incomprensibili, al tempo, tanto tempo fa. Ma eccole qua, ripetute da chi si intende di Fisica e scrive:

«Da che sono stati inventati i motori termici la nostra fonte di energia dominante è stata quella proveniente dalle combustioni di sostanze contenenti carbonio. Traduco: legna, carbone, petrolio, gas naturale […] Il guaio è che, a parte Lavoisier, queste fonti di energia implicano un rilevante effetto collaterale. Non c’è bisogno di essere dei grandi scienziati per capire che se siamo chiusi in una stanza e qualcuno fuma, a lungo andare l’aria diventa irrespirabile […] è l’ormai universalmente e giornalisticamente conosciuto “effetto serra”».

Chi è Lavoisier?

«[…] per colpa di Lovoisier e del secondo principio della termodinamica, non esistono né possono esistere fonti inesauribili e pulite di energia e la fusione non fa eccezione», p. 55 […] «guardiamoci dal credere alle favole: la fusione nucleare non è la fonte della giovinezza che permetterebbe all’umanità di perseguire il suo delirio autodistruttivo basato sul sempre di più per sempre», p. 63.

Ridurre

Se non ho capito male il concetto non è trovare nuove fonti di energia, in altri Paesi o su Marte, ma imparare a consumarne di meno?

No, devo aver capito male se nell’Epilogo l’autore si trova costretto a fare una precisazione. Mentre scrive di guerra e della conseguente tendenza a produrre e consumare sempre più energia, fa dell’ironia: «ma sia chiaro, in modo “sostenibile” (il che è una plateale contraddizione in termini, dal punto di vista fisico)», p. 87.

Bene, adesso ho capito. Non può esistere uno «sviluppo sostenibile», le due parole non possono stare insieme. Lo diceva già – e si innervosiva dicendolo – il citato Nanni Salio.

Quello che dice la Semplicità volontaria, quello che vado dicendo da anni, trova anche qui una forma di legittimazione. E non viene da una «vecchia fricchettona» come mi chiama mio figlio; ma ho ben due angeli custodi, entrambi fisici, uno dei quali autore del libro di questa settimana:

«Occorre rassegnarsi all’idea, prima di cercare miracoli tecnologici, di dover ridurre il consumo di energia pro capite nei Paesi in cui quel consumo è più elevato», p. 72.

Siamo proprio noi! Pro capite vuol dire ognuno di noi. Bè’, almeno una proposta fattibile no? Giacché non possiamo andare su Marte per ricaricare il cellulare…

Chernobyl. No, non la fiction.

E così, notizia falsa smentita dopo notizia falsa smentita, arriviamo alla fine, con notizie vere sull’Onda lunga del nucleare. Ricordate Chernobyl? Era il 1986. Pensavate che fosse finita? Che potessimo guardare l’evento come se fosse una fiction alla tv?

«Un altro esempio reso famoso ai tempi di Chernobyl è il cesio 137 (Cs137) la cui emivita è di circa 30 anni: del cesio 137 disperso nel disastro del 1986 oggi ce n’è ancora in giro circa il 44%», p. 43.

No comment. Mi viene da piangere. Vogliamo andare ancora più indietro?

«Ancora oggi ci sono nella Francia nord orientale delle zone non coltivabili e poco accessibili per via dei residui degli scontri a base di gas venefici durante la Prima guerra mondiale. Figuriamoci l’eredità dell’uso di ordigni nucleari tattici in una qualsiasi guerra contemporanea», p. 91.

Forse dovremmo aggiungerlo nel «testamento» a figli e nipoti, dei quali – evidentemente – ci importa meno di niente, se non riusciamo a rinunciare a nulla del nostro scellerato stile di vita ingordo di energia. Se non ai nostri figli a che cosa dobbiamo pensare per decidere di non viaggiare in aereo, di ridurre tutti i miei consumi, di non avere l’auto, di non pretendere 25 gradi in inverno e 15 in estate e 1000 altri esempi che ognuno può fare pensando a tutte le cose inutili – ed energivore – a cui non vogliamo rinunciare credendole indispensabili? Forse dobbiamo tornare a riflettere sulla differenza tra bisogno e desiderio?

Domani, anzi oggi, domandiamoci se abbiamo davvero bisogno di prendere l’auto (pur elettrica, pur a idrogeno) per andare al cinema.

Intanto ecco un ultimo spunto di riflessione, che da madre mi ha fatto male leggere e fatico a scrivere:

«Nel caso delle centrali nucleari l’impatto più rilevante è certamente quello derivante dalla produzione di scorie radioattive la cui pericolosità ha durata plurimillenaria (nella migliore delle ipotesi plurisecolare); per cui la filosofia implicita ed esplicita di chi spinge per l’uso del nucleare è quella, congeniale all’ordinamento economico corrente, del “massimizza gli utili oggi; domani si vedrà”: vantaggi immediati e problemi scaricati successivamente sulle spalle delle future generazioni», p. 34.

Sì-sì, si parla anche di energie rinnovabili, mentre scorrono i Paragrafi vòlti a smentire/precisare le 11 fake-news. Cercate e troverete.

L’autore

Ingegnere nucleare, fisico, già professore di Fisica al Politecnico di Torino, è attualmente membro dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Si occupa di impatto delle attività umane sull’ambiente, di effetto serra e di perturbazioni dell’atmosfera generate da immissioni di gas. Clima. Lettera di un fisico alla politica è un altro suo lavoro, pubblicato sempre dalla casa editrice del Gruppo Abele.  Altre opere: La Luna e il dito, Lindau, Torino 2009; (con P.Paolo Del Santo) Il risveglio di Sigismondo, Effatà, Cantalupa (TO) 2013; Enigmi cosmici, Aracne, Roma 2013. Scrive su Volere la Luna.


 

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