Lotta per la giustizia climatica: si può senza essere contro la guerra?

Teddy Ogborn

Possono le organizzazioni dire sinceramente che stanno conducendo la lotta per la giustizia climatica senza essere anche apertamente contro la guerra? Risposta breve: no. Ecco perché.

Non possiamo porre fine al cambiamento climatico senza porre fine alla guerra. L’esercito degli Stati Uniti è il più grande emettitore di gas serra e consumatore di petrolio del pianeta. Le forze armate statunitensi e le loro armi, costantemente impiegate per garantire il dominio economico di pochi e la sofferenza di molti, non trovano posto in un pianeta giusto e vivibile. Gli interessi corporativi e le tendenze fasciste e militariste che portano l’umanità al conflitto sono gli stessi che considerano la Terra, la sua atmosfera e la sua abbondante vita come una risorsa da sfruttare per il profitto. Porre fine alla guerra significa porre fine all’economia di guerra – il sistema coloniale di estrazione e sfruttamento che ci ha portato in questo pasticcio.

Il fatto che un mondo più pacifico possa essere il risultato dell’ampio cambiamento di sistema che gli attivisti del clima chiedono non è una coincidenza. Ma l’intersezione teorica da sola non basta! Gli ambientalisti e gli attivisti per il cambiamento climatico devono impegnarsi esplicitamente per la pace. Il nostro pianeta dipende da questo.

Ci sono già molte ragioni per opporsi alla guerra, come la minaccia di distruzione nucleare, le massicce vittime civili, la violenza contro le donne e la concentrazione di poteri imperialisti fascisti in mani corporative. Ma se questo non è sufficiente per chi fa un lavoro importante per la giustizia climatica e si oppone a tutte le guerre, allora consideriamo anche il militarismo e l’economia di guerra.

Il Pentagono è già il più grande consumatore istituzionale di combustibili fossili del pianeta e i conflitti sostenuti dagli Stati Uniti in tutto il mondo dal secondo dopoguerra possono sempre essere ricondotti al dominio economico, soprattutto attraverso il controllo privato di combustibili e risorse naturali. Una guerra con la Cina, che gli Stati Uniti hanno gradualmente circondato con centinaia di basi militari e armamenti, viene provocata per motivi economici, mentre il governo e i media fabbricano il consenso dell’opinione pubblica americana. Questo non farà altro che aumentare i finanziamenti al Pentagono (che già ammonta a 858 miliardi di dollari), sottraendo miliardi di dollari di denaro dei contribuenti alle infrastrutture e agli armamenti che stanno distruggendo il nostro clima.

Molti non si rendono conto che tutte le soluzioni al cambiamento climatico esistono già. Il problema è che il governo semplicemente non la finanzia, mentre la sua priorità è la guerra. La smilitarizzazione è una delle cose più importanti che possiamo fare per il clima e per gli esseri viventi dentro e fuori le zone di conflitto.

Attualmente, la misura del nostro successo come Paese si basa su quanto riusciamo a distruggere e sfruttare. Sebbene i principi fondamentali del capitalismo siano insegnati in America come legge economica, non è affatto così: il sistema economico in cui operiamo è una scelta.

Ci sono altre opzioni. Il nostro sistema, rotto e facoltativo – dove la disuguaglianza di reddito è ai massimi storici, i poveri hanno scarso accesso all’assistenza sanitaria e il clima è vicino a punti di svolta mortali – è guidato da capitalisti ed economisti federali che amano parlare della metrica orientata al profitto del Prodotto Interno Lordo, o PIL. Questa metrica, utilizzata come indicatore del benessere del nostro Paese, ci dice la quantità di profitti finanziari prodotti dall’attività economica in un determinato periodo di tempo. Il che è piuttosto ridicolo quando il benessere è ovviamente una funzione di elementi che non sono denaro liquido, come la qualità dell’istruzione, l’assistenza sanitaria e la biodiversità.

In sostanza, con un’economia orientata al PIL, metà della copertura forestale di un Paese potrebbe essere distrutta e il tasso di povertà in tutte le principali città potrebbe raddoppiare nel corso di un anno, ma finché i miliardari continuano ad aumentare i loro profitti, l’illusione del progresso persiste. Ma se riusciamo a cambiare il modo in cui misuriamo il progresso in questo Paese, potremmo davvero essere in grado di ottenerne un po’. Il Genuine Progress Indicator è una metrica che attribuisce valore ad aspetti quali il miglioramento della qualità dell’aria e della sicurezza alimentare. Con l’introduzione del GPI, i legislatori e gli attivisti avrebbero il quadro più innegabile del costo della guerra sulle persone e sul pianeta.

E qual è il costo della guerra per l’ambiente? Prendiamo l’attuale invasione russa dell’Ucraina. L’invasione russa dell’Ucraina ha provocato morti e sfollati di massa, oltre a danni ambientali con un aumento esponenziale delle emissioni di gas serra dovute agli attacchi missilistici e alle esplosioni. Gli attacchi alle infrastrutture – ferrovie, reti elettriche, edifici residenziali, depositi di petrolio – hanno portato a città svuotate e coperte da macerie carbonizzate e munizioni tossiche.

Inoltre, il sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream che riforniscono la Germania di gas russo ha provocato il rilascio nell’atmosfera di 300.000 tonnellate di gas metano, pari alle emissioni annuali di un milione di automobili. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, si è trattato del più grande rilascio di emissioni di gas metano mai registrato.

I bombardamenti nei pressi delle centrali nucleari ucraine, in particolare quella di Zaporizhzhia, hanno aumentato i timori di un’esplosione che diffonderebbe le radiazioni in tutta l’Ucraina e oltre.

Poiché i combattimenti si protraggono ormai da più di un anno e non si intravede una fine, l’Ucraina si prepara a un ulteriore sconvolgimento degli ecosistemi locali, a incendi boschivi, ad alberi bruciati, all’inquinamento dell’aria, a perdite di liquami e alla contaminazione chimica dei fiumi e delle falde acquifere dell’Ucraina.

Nel frattempo, l’invasione russa dell’Ucraina ha mutato il mercato globale dei combustibili, con i tagli russi alle esportazioni di carburante e le sanzioni occidentali che hanno portato molti Paesi europei a riprendere la produzione di energia elettrica con il carbone. Anche le aziende statunitensi hanno consolidato denaro e potere, aumentando drasticamente le esportazioni di gas naturale in Europa. Questi profitti esorbitanti alimenteranno l’economia dei combustibili fossili per gli anni a venire.

Il finanziamento della guerra infinita è una minaccia esistenziale per la vita umana e una delle principali cause del cambiamento climatico. Per raggiungere la giustizia climatica e garantire un futuro sostenibile, i gruppi ambientalisti e climatici devono adottare una posizione antibellica per le persone e il pianeta. Per difendere la Terra, dobbiamo porre fine alle guerre.


IN FOCUS, 17 Apr 2023 | Teddy Ogborn | CodePink – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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