Linee geopolitiche di faglia ambigue mettono in pericolo la pace mondiale

Richard Falk

L’idea di ‘linee geopolitiche di faglia’ non è ben stabilita nella prassi o nella teoria delle relazioni internazionali, ma la loro esistenza è profondamente rilevante per il mantenimento della pace e della sicurezza fra Grandi Potenze, e per il mondo in generale. La loro rilevanza è in parte un risultato del fallimento del diritto internazionale nel porre limiti coerentemente rispettati al comportamento di tali attori politici, che concede loro l’impunità per agire aldilà dei limiti di legge. In questo senso, le linee di faglia geopolitica offrono un surrogate improvvisato al diritto internazionale ponendo limiti di condotta reciproci formalmente concordati, che allorché trasgrediti risultano in gravi tensioni, ed eventualmente in operazioni belliche fra gli stati più possentemente armati al mondo.

la Guerra in Ucraina ne è illustrativa. Non c’è dubbio che la Russia abbia violato la proibizione centrale del diritto internazionale e lo Statuto ONU che vieta il ricorso non-difensivo alla forza internazionale quando lanciò il proprio attacco all’Ucraina del febbraio 2022. C’è anche poco dubbio che gli Stati Uniti abbiano irresponsabilmente provocato la Russia con una serie di interferenze con la politica interna dell’Ucraina, che era espressiva dell’orientamento post-Guerra Fredda di Washington come unico stato sovrano con uno status geopolitico tale da permettere il perseguimento di interessi strategici senza rispetto per la prossimità geografica e le restrizioni del diritto internazionale, ivi compresa l’intangibilità dei confini internazionali degli stati sovrani. E’ tale circostanza post-Guerra Fredda che ha condotto gli Stati Uniti a diventare il primo ‘stato globale’ extraterritoriale, riempiendo il temporaneo vuoto geopolitico degli anni 1990 con una fissazione di permanenza, che è quel che ha reso le sfide poste da Cina e Russia così inquietanti dal punto di vista egemonico mondiale USA.

Il varo della Guerra in Ucraina divenne l’occasione di una guerra di posizione geopolitica in cui le poste in gioco primarie erano i relativi allineamenti di USA, Russia, e Cina, e, contrariamente alle proteste pubbliche in Occidente, non le poste di secondo rango che coinvolgevano la sovranità dell’Ucraina. Espresso in altro modo, la questione dell’essere o non essere è se la sicurezza globale rimanga una tradizionale preoccupazione di vari governi che gestiscono un ordine mondiale multipolare o bipolare, oppure se tale assetto sia stato sostituito da uno spostamento esistenziale verso l’unipolarità all’indomani dell’implosione sovietica (in effetti, una ‘Dottrina Monroe’ per il Mondo attuata dagli USA).

Linee geopolitiche di faglia

Immagine di Victor Gillam, American cartoonist, Pubblico dominio, Collegamento

La guerra geopolitica per procura in Ucraina riguarda la definizione di questa controversia post-Guerra Fredda sull’allineamento delle Grandi Potenze del mondo, per le quali non ci sono linee guida stabilite, e nessuna disponibilità evidente degli attori geopolitici di fare marcia indietro. Solo di recente, in questo mese d’aprile, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha se non altro espresso chiaramente una consapevolezza delle tematiche strategiche in gioco, allorché ha rigettato un ‘ordine mondiale unipolare da parte di un egemone’ e proposto un ‘nuovo ordine mondiale’ secondo linee multipolari basate su principii presumibilmente concordati da Cina, USA e Russia.

Nonostante le devastanti guerre mondiali del 20° secolo, la scabrosa sfida di organizzare la governance globale nell’àmbito della sicurezza non è riuscita a sostituirvi il diritto internazionale  o l’ONU per un affidamento continuativo alle competenze gestionali e a un responsabile auto-contenimento degli stati dominanti per mantenere la pace quanto basta per evitare una Terza Guerra Mondiale.  L’ONU fu istituita in un’atmosfera di speranza e timore, ma anche entro limiti posti dallo stato-centrismo e dall’ambizione geopolitica, che diede presto luogo a tensioni che spensero o almeno soffocarono alquanto le speranze di trascendere le rivalità ad alto rischio del passato fra le Grandi Potenze.  Ciò condusse alla bipolarità della Guerra Fredda con le sue complesse dimensioni ideologiche, militari, territoriali, e politiche d’intenso conflitto. Eppure, la Terza Guerra Mondiale fu evitata, malgrado qualche occasione scampata per poco, nei successivi 45 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

È mia ferma opinione che quella paura di ripresa di un ampio guerreggiare non si sia mai materializzata perché le principali linee geopolitiche di faglia erano state stabilite fra l’Occidente e l’URSS da accordi diplomatici raggiunti a Yalta, Mosca, e Potsdam e rispettate negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, producendo una serie di prudenti compromessi politici risultanti nel dividere i paesi, e addirittura città e regioni secondo gli orientamenti fra Est e Ovest. La disposizione di gran lunga più importante a questo proposito riguardò la divisione consensuale dell’Europa, con speciale attenzione accordata alla Germania e Berlino. Queste line di faglia furono rispettate anche per paura che infrangerle potesse rapidamente montare a una guerra reciprocamente disastrosa combattuta con armi nucleari, e a un tabù informale ma robusto a sostegno, contro il varcare la soglia nucleare mediante l’utilizzo minacciato e effettivo di armamenti di distruzione di massa.

Le occasioni molto arrischiate durante i decenni della Guerra Fredda si ebbero quando le percezioni a Washington o Mosca misero sotto sfida le rispettive linee di faglia, forse soprattutto nella Crisi dei Missili cubana del 1961. Benché la cieca fortuna abbia giocato un ruolo nell’evitare il confronto, come a dimostrato in modo convincente Martin Sherwin nel suo maestrale Gambling with Armageddon [Giocando d’azzardo con l’apocalisse – ndt] (2020), altrettanto fece il rendersi conto a parte dei leader a Mosca e Washington che c’erano pericolose ambiguità nella formulazione delle linee di faglia. Per l’URSS, lo schieramento USA di armi nucleari dal proprio vicino, la Turchia fu trattato come equivalente del mettere armi nucleari a Cuba, specialmente date le minacce d’intervento dirette al governo marxista di Castro. Per gli USA questa sfida sovietica fu interpretata come inaccettabile violazione di una vitale sfera d’influenza caribica per di più aggravata dal programmato schieramento d’armamento nucleare inteso a scoraggiare futuri sforzi di sostituire il governo Castro governo con un intervento mirato appunto al regime.

Evitare scenari di vittoria/sconfitta in questo frangente indusse i sovietici ad abbandonare lo schieramento di missili nucleari a Cuba e gli USA a togliere con discrezione le armi nucleari dalla Turchia col pretesto che fossero destinati al ‘pensionamento’ in ogni caso. In altre parole, fu un ritiro più o meno reciproco da posture di minaccioso confronto. Il rispetto delle sfere d’influenza, grazie ad accordi cruciali raggiunti dalla diplomazia del tempo di guerra nel 1944-45, gli USA godettero di mano libera in Europa Occidentale e l’URSS in Europa Orientale, come pure nella suddivisione della Germania e la sub-suddivisione di Berlino. Fu il riconoscimento e il rispetto di tali sfere d’influenza tradizionale che verosimilmente evitò la 3^ guerra mondiale, specialmente nello scoraggiare il genere di risposte coercitive dei paesi NATO ai crudi e brutali interventi sovietici in Ungheria (1956), Germania Est (1958), e Cecoslovacchia (1968) pur con pressioni conservatrici e militariste ad intervenire.

Le due guerre più protratte durante la Guerra Fredda furono in Corea e Vietnam, dove non s’innescarono allora in modo rilevante davvero grossi interessi strategici né schieramenti nucleari né allineamenti geopolitici. Il che contraddice l’assunto di Antony Blinken sul mondo ‘governato da regole’ che gli USA rispetterebbero ma non i loro presunti rivali: sfere d’influenza sono stare buttate nella pattumiera della storia a partire dalla fine della 2^ guerra Mondiale. La natura della fonte della governance delle norme di Blinken, all’infuori della politica estera degli Stati Uniti, non è mai stata ufficialmente enunciata. Ciò che sappiamo è che essa viene talora attualmente presentata dal più alto funzionario della politica estera USA come qualcosa di radicalmente diverso sia dal diritto internazionale sia dall’inquadramento geopolitico della politica mondiale da parte di Russia e Cina, paesi che ovviamente danno peso e legittimità alle sfere d’influenza regionali e tradizionali. Forse, lo spirito del mondo governato dalle regole che Blinken spera che diventi il ‘nuovo ordine mondiale’ è presente al meglio nell’espressione ‘Pax Americana.’

Un’osservazione finale. Gli storici concordano che la Prima Guerra Mondiale risultò da una serie di calcoli errati interagenti delle Grandi Potenze d’Europa che comportò una guerra letale che costò decine di milioni di vite e una gran devastazione. Tale conflitto ha esemplificato i pericoli di gestire i rapporti fra potenze globali senza linee di faglia geopolitiche. Tuttavia, la diplomazia di pace a Versailles dopo la fine dei combattimenti nel 1918 fallì nei propri sforzi di prevenzione della guerra centrati sull’istituzione della Lega delle Nazioni, su una pace punitiva imposta alla Germania, e sull’accettazione di una rivalità economica sregolata. Sorsero il fascismo e la Gran Depressione e vennero montate nuove sfide contro l’ordine mondiale, con la complicità dell’ascesa del Giappone, il che produsse la Seconda Guerra Mondiale. Questa lotta distruttiva condusse a una vittoria delle democrazie liberali ma anche all’inizio dell’Era Nucleare. Si intraprese un secondo tentativo di prevenzione della guerra, benché l’ONU fosse marginalizzata dalle Grandi Potenze, e la ‘pace’ poggiasse su una combinazione di prudente riserbo, mutua deterrenza, e il rispetto ampiamente efficace mostrato per le linee di faglia geopolitiche.

Questa combinazione di sviluppi condusse alla lunga Guerra Fredda delle gare agli armamenti, degli interventi, e dell’antagonismo ideologico, pur riuscendo ad evitare una terza guerra mondiale. Purtroppo la Guerra Fredda finì nei primi anni 1990 con misure disponibili non prese per rafforzare le capacità di prevenzione bellica, ed eccoci sul bordo dell’abisso con, come solo sego di speranza, una tardiva disponibilità di ambo i versanti a riconoscere che la guerra in Ucraina tende probabilmente a finire in una situazione di stallo. In conformità con la mia analisi, se ciò avviene, gli incentive a conseguire un riconoscimento diplomatico della rilevanza delle linee di faglia per il 21° secolo potrebbe effettivamente accadere ma solo se ci sia abbastanza pressione delle forze di pace dal basso e razionalità dall’alto.


EDITORIAL, 17 Apr 2023 | #792 | Richard Falk | Global Justice in the 21st Century – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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