Incontro con i sindacati ad Odessa

StopTheWarNow: a conclusione della quinta carovana

Gianni D'Elia

In viaggio di ritorno, dalla Carovana di Pace Stopthewarnow in Ucraina, sono qui a chiedermi il senso e il significato di questa iniziativa.

E mentre i fiocchi di neve scendono su Iasi in Romania, mi chiedo cosa è sceso in me, cosa ci portiamo a casa e cosa abbiamo lasciato là.

Al di là delle altre tonnellate di aiuti e di una ventina di generatori di corrente portati da chi ha viaggiato in pulmino, soprattutto nella zona di Mykolaiv, c’è altro?

StopTheWarNow

Forse un senso lo ritrovo nella parole dette da Maxime l’altro ieri “quando non c’era l’acqua a Mykolaiv e andavamo a prenderla al fiume, quando non c’era corrente e avevamo tanti problemi…in un momento come questo siete arrivati chiedendo di cosa avevamo bisogno. E così’ sono arrivati i dissalatori per l’acqua potabile e questa volta i generatori di corrente. A volte ci finanziano delle cose ma voi siete gli unici che tornate e state con noi…”

Quando Maxime dice siete tornati e state con noi certo, si riferisce alle carovane di pace di questo anno ma soprattutto, ai volontari dell’associazione Papa Giovanni XXIII, che da mesi si alternano in una presenza quasi costante in quella zona. Ieri al termine della Carovana, una piccola delegazione si è ancora spinta verso il fronte di Cherson per portare degli aiuti. Si tratta di piccoli gesti e segnali di presenza e concretezza.

E quindi, cosa ci fanno circa 150 persone in rappresentanza di tante organizzazioni, diverse tra loro, della società civile italiana e come semplici cittadini di ogni età, in quel contesto? Per esempio, Maxime riferendosi al concerto in un quartiere di Mykolaiv, del 2 aprile dice che è    stato uno dei rari momenti in cui si poteva pensare di non essere in guerra.

Il piccolo concerto in una piazzetta di case popolari gremita di uomini e donne anziani, di donne, di ragazzi e ragazze e alcuni bambini, è stato forse il momento più significativo della Carovana. Le chitarre hanno intonato vecchie canzoni italiane qui riconoscibili, ritornelli di famose canzoni inglesi, una canzone Ucraina per bambini, un paio di canzoni italiane di inno alla vita.

Battimani, occhi umidi, due anziani in fondo alla piazza che si abbracciano, signore che filmano tutto e che regalano narcisi gialli e sorrisi, bambini e ragazzi che fanno qualche passo di danza…a tratti, sembra assurdo in quella situazione, ma un momento di vicinanza, di calore, di musica puo’ aiutare a sentirsi meno soli in questa citta’ in cui molti abitanti sono andati via; molti di noi infatti dormono in una scuola in cui al momento, le lezioni sono sospese o sono solo on line.

I palazzi grigi, ancora più grigi per il brutto tempo, i volti tirati e le schiene un po’ curve si distendono un pochino e non può che fare bene.

Mentre ho la testa tra le nuvole, nel senso che siamo in volo e, come dice un’amica aiuta a pensare alle persone che sanno volare, ripenso alle parole dette dal Presidente della Cei, card. Zuppi, che in collegamento sostiene lo sforzo di immaginazione creativa nel costruire la pace. Oppure ripenso alle parole di don Paolo nella funzione delle domenica delle Palme, che ci invita ad andare a Gerusalemme con un desiderio di pace radicale e non come allora, nell’attesa di un liberatore che può utilizzare ogni mezzo.

Di tutto ciò abbiamo bisogno per cercare di smontare bullone, dopo bullone i meccanismi che portano alle guerre. Occorre un lento e profondo lavoro di liberazione in noi stessi e nella società per togliere consenso a chi apparecchia le guerre, a chi crea le condizioni favorevoli per l’aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie.

Occorre tanta preparazione e organizzazione nei nostri movimenti, per dare gambe alla costruzioni di resistenze civili non armate e nonviolente e così’ rendere la musica colonna sonora e non solo momentaneo senso di pace.


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