Pulizia etnica dei palestinesi si, riforma giudiziaria no

Miko Peled

Per gli israeliani la pulizia etnica dei palestinesi va bene, ma la riforma giudiziaria è una linea rossa

Il successo della mobilitazione di centinaia di migliaia di israeliani contro il governo Netanyahu è la prova di una cosa: gli israeliani non vogliono porre fine all’oppressione e all’uccisione del popolo palestinese.

La società israeliana non ha mai visto proteste antigovernative così massicce e continue. È chiaro che se gli israeliani avessero voluto, avrebbero potuto mobilitarsi per la revoca del blocco brutale e disumano che Israele ha imposto ai palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, o per il rilascio dei prigionieri politici o per uno qualsiasi della miriade di meccanismi che Israele utilizza per opprimere e terrorizzare i palestinesi.

Tuttavia, piuttosto che opporsi alle sadiche misure adottate dal loro governo contro i palestinesi, gli israeliani che si considerano liberali (o addirittura progressisti) sembrano piuttosto contenti di lasciare che la tortura dei palestinesi prosegua senza interruzioni, purché i loro privilegi non vengano compromessi.

L’ESERCITO INTERVIENE

Secondo quanto riportato dal Times of Israel e da molti altri organi di informazione israeliani, il Capo di Stato Maggiore dell’IDF Herzi Halevi ha avvertito il governo israeliano che l’esercito è sul punto di ridurre la portata delle operazioni a causa di un gran numero di riservisti che si rifiutano di presentarsi in servizio per protestare contro i loro sforzi di indebolire il sistema giudiziario israeliano. Il generale Halevi ha sottolineato che “la revisione giudiziaria sta portando a profonde e pericolose divisioni all’interno dell’esercito, poiché un numero crescente di riservisti avverte che non presterà servizio”.

Oltre al numero relativamente elevato di riservisti che si rifiutano di presentarsi, anche i piloti dell’IDF (i più sacri e ammirati di tutti) si sono espressi sulla questione. La stampa israeliana riporta che “circa 200 piloti di riserva dell’aeronautica israeliana hanno comunicato alle loro unità che non si presenteranno alla sessione di volo settimanale”.

Questo annuncio ha serie implicazioni per le forze armate perché, senza sessioni di addestramento settimanali, i piloti non possono essere certificati per volare in missioni operative. L’annuncio dei piloti è arrivato in seguito alla dichiarazione del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, il quale ha affermato che il governo non terrà conto delle richieste di fermare la riforma e intende andare avanti con il suo piano di revisione del sistema giudiziario.

MINACCIA VELATA DI NETANYAHU

La risposta di Netanyahu al crescente numero di riservisti che si rifiutano di presentarsi in servizio è stata: “Il fenomeno dei soldati e dei riservisti che si rifiutano di obbedire agli ordini per protesta contro il piano di revisione giudiziaria potrebbe distruggere lo Stato”.  Inoltre, ha aggiunto: “Arrendersi a una tale minaccia è una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele”.

Secondo il Jerusalem Post, Netanyahu ha passato la mano, dichiarando all’apertura di una recente riunione di gabinetto che vuole che il Capo di Stato Maggiore dell’esercito e gli altri capi dell’apparato di sicurezza combattano questo fenomeno. “Mi aspetto che il Capo di Stato Maggiore e i capi delle forze di sicurezza combattano con fermezza il rifiuto [di servizio] dei piloti da combattimento riservisti”, ha dichiarato.

In questo modo ha opportunamente ignorato il fatto che questi piloti sono volontari che regalano all’Aeronautica Militare un giorno della loro settimana lavorativa, anno dopo anno”. Questo pezzo fa sembrare i piloti così altruisti, quando in realtà la loro intera carriera – per quanto possa sembrare affascinante agli occhi degli israeliani – è stata costruita sull’uccisione di persone che non hanno modo di difendersi. E loro ne amano ogni minuto. Eppure, quando i piloti parlano, gli israeliani ascoltano.

Netanyahu ha poi aggiunto una velata minaccia: “L’uso del rifiuto di obbedire agli ordini come strumento politico inizia a sinistra ma può spostarsi a destra”. In altre parole, il messaggio che il Primo Ministro sta inviando a coloro che utilizzano lo strumento del rifiuto di prestare servizio militare è che se e quando arriverà il giorno in cui i coloni dovranno essere rimossi, o verrà presa qualche altra decisione politica che favorisca la “sinistra” israeliana, allora l’altra parte, la destra israeliana, farà lo stesso. Nel gabinetto di Netanyahu, c’è almeno un membro che non solo ha promosso il rifiuto della destra di obbedire agli ordini, ma è stato sorpreso con 185 galloni di benzina, progettando di bombardare una delle principali autostrade del Paese. Si tratta del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich.

 

SOLDATI E SOLDATESSE ISRAELIANI SONO FELICI DI SERVIRE

Tuttavia, il messaggio inviato da questi rifiutanti è che possono mobilitarsi e opporsi a ciò che ritengono sbagliato. In risposta alle critiche, un pilota ha detto che in realtà stava facendo il suo dovere rifiutandosi di servire e partecipando alla protesta per frenare la riforma giudiziaria.

Quindi, chiaramente, si può affermare che non vedono alcun motivo per chiedere la fine del regime di apartheid, né per chiedere la fine dei bombardamenti sui palestinesi a Gaza, né per smettere di bombardare gli obiettivi in Siria. Se vedessero una di queste questioni come un problema, potrebbero far cessare questi atti criminali. Ma, purtroppo, sono felici di servire il brutale regime chiamato Israele.

Gli israeliani in strada chiedono democrazia. I cittadini privilegiati di una nazione che ha negato la democrazia ai palestinesi protestano per paura che la loro democrazia sia in pericolo. Non si tratta di un fenomeno nuovo: lo abbiamo visto negli Stati Uniti, in Australia e in altri Stati coloniali.

A livello internazionale, l’amministrazione Biden e il primo ministro britannico hanno dichiarato di essere preoccupati per le riforme giudiziarie perché temono per la democrazia israeliana. Il dibattito su questo tema si sta ampliando e, sebbene il loro sostegno alla democrazia sia sincero, fingere che esista una democrazia chiamata Israele e che sia in pericolo non fa che diminuire le possibilità che la democrazia diventi una realtà in Palestina.

Possiamo aspettarci che Netanyahu trovi un modo per placare i manifestanti. È probabile che venga raggiunto un compromesso sulla riforma giudiziaria e che le proteste si plachino fino a scomparire del tutto e che gli israeliani tornino tutti nel caldo abbraccio di Netanyahu.


Foto in evidenza | Illustrazione di MintPress News

Fonte: MintPress News, 27 marzo 2023

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

1 commento
  1. Adriano Comai
    Adriano Comai dice:

    Articolo vergognoso. Molti ebrei in Israele, tra cui la maggioranza degli scrittori e degli intellettuali, si oppongono da sempre alle scelte politiche anti palestinesi, anche se dal punto di vista numerico non costituiscono ancora la maggioranza. Non dare atto di questo è falsificare la realtà. La differenza ora è che anche molti che hanno sempre votato per la destra e per Netanyahu si oppongono alla recente deriva fascista della coalizione di governo.

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