Non farmi la predica!

Cinzia Picchioni

Una condivisione di Cinzia Picchioni

Non farmi la predica! Fammela invece, la predica. Se la «predica» è del tipo di quella che ho ascoltato due domeniche fa, che si è occupata di nonviolenza, e che vorrei condividere dalle «pagine» del Centro Studi Sereno Regis (che di nonviolenza si occupa da oltre 40 anni).

Avrei voluto che questa «predica» il padre Antonio Menegon, Camilliano del Santuario di San Giuseppe (a Torino) l’avesse fatta anche a chi frequenta il Centro Studi Sereno Regis. Per proseguire il contatto creato da Nanni Salio, che una volta, tanti anni fa, era stato invitato al Santuario per parlare di nonviolenza ai frequentatori della chiesa dove mi reco ogni domenica per assistere a quella che a tutti gli effetti è una meditazione oltreché una Messa.

Ogni volta esco di lì con nuovi spunti di riflessione (ma soprattutto di azione) che riguardano la mia vita vera. Che riguardano il cammino interiore, indispensabile proprio come il «cammino delle manifestazioni e delle marce per la pace».

Se siete in cerca di «prediche» fruttifere, venite ad ascoltare quelle di padre Antonio Menegon. Anche per me è andata così: un amico me ne ha parlato, anni fa, invitandomi a una Messa della domenica. E non mi sono più mossa da lì. È la mia meditazione settimanale.

Non farmi la predica!

Senza dimenticare il fatto che la chiesa è anche la sede di un’Associazione che si occupa di malati stranieri (l’ordine Camilliano è a vocazione infermieristica): Madian Orizzonti, dove si raccolgono farmaci, abiti e tutto il resto per le famiglie povere della città e per le Missioni Camilliane sparse per il mondo.

 Riporto di seguito qualche brano della famosa «predica» (dicesi omelia) di domenica 19 febbraio 2023: Le omelie vengono registrate, trascritte e inviate per posta elettronica a chi ne faccia richiesta così da poterle meditare nella settimana successiva. Ringraziamo anche per questo lavoro*:


«Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo,
si faccia stolto per diventare sapiente,
perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio».

Il tema delle letture di oggi è difficile perché ci parla della nonviolenza. In questo periodo in cui siamo tutti chiamati alle armi, gli Stati stanno aumentando in modo vertiginoso la spesa degli armamenti, facendo felici naturalmente quelli che le producono, parlare di nonviolenza è andare controcorrente. […]

Ci domandiamo: in un mondo fondato sull’odio e sulla violenza come liberare l’uomo dalla violenza, dalla sua ferocia innata? Ci rendiamo conto, purtroppo, che l’uomo è feroce e che usa male la più grande prerogativa che ha: l’intelligenza e non la usa per costruire, ma per distruggere.

Come applicare la nonviolenza alla vita privata e agli Stati? Un conto è applicarla a livello soggettivo, alla persona, che già di per sé è difficilissimo: pensiamo solo cosa succede all’interno delle famiglie che si dividono, solitamente per questioni economiche, e un conto è applicarla ai rapporti tra le Nazioni.

[…]

Ci rendiamo conto quanto è complesso decidere oggi da che parte stare? La verità non è un concetto astratto: finché la facciamo rimanere tale, va tutto bene, ma la verità deve diventare il seme sotto la zolla e, a volte, per capire la verità bisogna aspettare il giorno del germoglio, della fioritura. Bisogna lasciare tempo alle cose, all’esperienze, alla vita. Non si può essere impazienti quando dobbiamo cercare la verità.

Il mondo, almeno così sembra, non può realizzare la giustizia se non attraverso la forza, facendo di questo criterio di necessità relativa, un criterio assoluto. Ecco la difficoltà per capire da che parte stare! Purtroppo, viviamo in una realtà relativa nella quale è difficile applicare i principi assoluti della vita e ancor più quelli di Dio.

Quando facciamo del relativo un assoluto, quando perdiamo di vista l’assoluto della vita e ci accontentiamo del relativo, entriamo nella follia, nella follia della guerra, della minaccia atomica, dell’odio che coinvolge la vita degli esseri umani e delle nazioni. L’assoluto è la nonviolenza, anche nella sfera pubblica, perché la violenza non è mai una realtà razionale, perché è intrinsecamente irrazionale. Non c’è niente di più irrazionale dell’odio, della violenza e delle guerre.

Dobbiamo realizzare tutte le condizioni possibili perché anche nella sfera pubblica non ci sia violenza. Questa è la sfida e questo è il nostro impegno! Questa è l’idea che deve sorreggere la nostra vita privata, pubblica e le scelte delle nazioni, perché se scivoliamo nel relativo, se accettiamo quello che assoluto non è, abbiamo già accettato la guerra, la violenza e perso la nostra umanità.

La sapienza del mondo è tremendamente stolta quando afferma che se si vuole la pace, bisogna preparare la guerra, lo dicevano i nostri antenati romani (“Si vis pacem, para bellum”). Abbiamo preparato guerre per garantire la pace e, la pace, è stata una piccola pausa fra guerre preparate perché ci fosse la pace. Aumentando sempre di più la violenza e gli armamenti siamo arrivati al punto che gli armamenti che sembravano una sicurezza, sono diventati l’incubo dell’umanità: pensiamo a quelli atomici.

La stoltezza del Vangelo è porgere l’altra guancia: solo questa è sapienza! È chiaro che la sapienza del Vangelo ha poco da spartire con la sapienza arrogante degli uomini, ma questo è un metodo affidato alla libera creatività della coscienza e non può essere trasferito in legge normativa, anche se le leggi dovrebbero favorire e non ostacolare la non violenza.

[…]

Quando si invoca la guerra, come sta succedendo in questi tempi tristi, si identifica sempre un nemico. Il nemico c’è perché lo produciamo noi. Non ci sono nemici perché il male è dentro di noi. L’ipocrisia più grande è quella di scaricare, a livello oggettivo, un problema soggettivo. L’aggressività del mondo la fanno gli uomini, la fa ciascun uomo, secondo le sue convinzioni. È perché siamo aggressivi, è dalla nostra aggressività che nascono la violenza e la guerra. Chi ha paura dei nemici, ha una paura che nasce dal fatto che è lui il nemico, è lui che ha prepotenze interne, volontà di conquista, la libidine del potere. È per nascondere la sua bestialità che si costruisce l’avversario.

Dobbiamo, ancora una volta, riflettere su noi stessi: il bene e il male parte sempre da noi stessi.

[…]

e quindi dobbiamo essere noi i primi a guarire da tutta questa violenza e aggressività, da tutto quest’odio.

[…]

Oggi, moriamo per troppa sicurezza, che è ormai diventata una grande minaccia. Il rischio è di fomentare continuamente guerre che non lasciano né vincitori né sconfitti.

[…]

Potremo vivere solo se rinunceremo a costruire l’ideologia del nemico, perché questa crea divisione, discriminazione, l’incapacità di guardare in modo pacifico e cordiale in faccia a ogni essere umano.

[…]

«Dio fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». Questa è la grande sfida di Dio. Questo è l’assoluto che deve crescere, fermentare all’interno della nostra coscienza e all’interno di coscienze vere, autentiche, libere, perché Dio ama tutti.

[…]

Lui ama l’uomo non per i suoi meriti, ma solo per i suoi bisogni. Dobbiamo andare incontro all’uomo cercando di capire i bisogni autentici della sua vita, di immedesimarci nella sua esistenza, di capire il senso profondo della sua disperazione e della sua fatica di vivere. Solo così inizieremo un cammino capace di condurci alla pace, di portare la pace  dentro di noi, per portare poi la pace nelle strade del mondo.

[…]

è solo la stoltezza di Dio che salverà il mondo dalla sapienza umana.

Padre Antonio Menegon

 

*Religiosi Camilliani
Santuario di San Giuseppe
Via Santa Teresa, 22 -10121 Torino
Tel. 011-562.80.93 – Fax 011-54.90.45

e-mail: [email protected]


 

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