Di nuovo sul corteo per Cospito a Torino sabato scorso: tutto secondo copione?

Nicoletta Salvi Ouazzene

Testimonianza di Nicoletta Ouazzene

Come sia andata la manifestazione che era stata convocata per sabato scorso, 4 marzo, per denunciare l’inaccettabilità di quel verdetto emesso il 24 febbraio scorso dalla Corte di Cassazione che conferma Alfredo Cospito al 41Bis (ovvero alla condanna morte), ce l’hanno raccontato i talk show e i titoloni strillati sui giornali in tutte le possibilità tonalità dell’indignazione.

Come si siano svolte effettivamente le cose lungo il percorso, che da Piazza Solferino ha poi percorso Via Pietro Micca, per poi oltrepassare Piazza Arbarello e indirizzarsi verso via Consolata, sarebbe ben altra storia. Tra le tante cose che non ci hanno detto è che tra le diverse centinaia di anarchici provenienti anche da Francia, Germania, Spagna, Portogallo, oltre che da altre parti di Italia, c’erano molti che anarchici non erano, perché non occorre essere anarchici per percepire la Voragine (come l’ha definita Zero Calcare) di inaudita crudeltà che è il 41Bis.

Ed ecco infatti questa altra testimonianza di Nicoletta Ouazzene, che fa parte del Comitato torinese delle “Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso”, realtà ben nota per la città di Torino, impegnata sui tanti fronti della repressione e della deliberata ‘strategia’ (perché di questo si tratta) di Costruzione del Nemico.

 Ve la proponiamo così come ci è arrivata. (DB)


“Ci sono cortei da cui mi dissocio perché un certo tipo di violenza non mi appartiene, ma che continuo a seguire per capire cosa succede … perché da quello che succede nelle piazze spesso si capiscono molte questioni sottese alla politica e al governo dei cittadini.

Il corteo anarchico di sabato 4 marzo, era stato annunciato come “arrabbiato” già nella sua convocazione, è stato indetto subito dopo la decisione della Cassazione, che di fatto è una condanna a morte per Alfredo Cospito. E il volantino parlava chiaro: “l’unica guerra a cui partecipiamo ci vede a fianco di tutti gli sfruttati sulla barricata che ci divide dagli sfruttatori, ad urlare la nostra rabbia per una decisione che segna un ulteriore cambio di passo nella repressione delle lotte, con la condanna a morte di un compagno. Inevitabilmente deve segnarlo anche nel nostro modo di farle fronte”.

Molti compagni e attivisti si sono presentati alla manifestazione nonostante l’apprensione per un corteo che avrebbe potuto degenerare in molti modi. Già lo schieramento immenso di camionette e polizia non lasciava presagire nulla di buono. Ma la questione Cospito ci ha visto solidali da molti mesi e ancora una volta volevamo manifestare quella solidarietà. Ci siamo sciolti e allontanati quasi subito, non appena si sono palesate le prime azioni di vandalismo contro vetrine e insegne, ancor prima di piazza Arbarello.

Ho deciso che avrei comunque seguito il corteo a debita distanza, perché quello che succede nelle piazze è emblematico della nostra politica ed anche per monitorare eventuali eccessi da parte delle forze dell’ordine. Il corteo è sempre avanzato, preceduto, affiancato e seguito da ingenti schieramenti di polizia, carabinieri, e altre forze dell’ordine. Qualcuno dice che c’erano 1000 anarchici e 4000 poliziotti, forse il secondo numero è in eccesso ma la quantità di camionette davano l’idea di uno scontro impari.

Allora mi chiedo: come mai in via della Consolata sia andata in scena la libera devastazione di auto, vetrine, citofoni e tutto ciò che era sulla strada. Me lo chiedo perché ai cortei cui partecipo di solito, basta molto meno per subire le cariche delle FFOO e invece sabato scorso è andata in scena una tetra passeggiata. Il plotone di carabinieri che avanza, si ferma a un centinaio di metri dai manifestanti che stanno devastando e non muovono un muscolo. Aspettano. Quando i manifestanti si spostano avanzano anche loro, ma sempre a debita distanza, sempre fermi.

 Io dietro a loro sento gli schianti dei vetri in frantumi e degli oggetti gettati ovunque, le vetrine di Roccato sono tutte infrante, non ci sono dubbi su quanto stia succedendo.

Eppure… Nessuno si muove, non una carica di alleggerimento, non un lacrimogeno. E questo nella mia geografia dei cortei degli ultimi anni a Torino è totalmente spiazzante e incomprensibile. Gli unici poliziotti attivi sono quelli che spuntano da un balcone del primo piano e sembrano soddisfatti per avere ripreso tutto. Bravi, tutto ripreso. Chi glielo va a spiegare a Roccato che invece di proteggerli li hanno filmati?

Procedo per via della Consolata sempre dietro alle forze dell’ordine, in una devastazione desolante e accompagnata dal coro dei cittadini spaventati e furiosi, gente che ha trovato la propria auto sfasciata, che vede i cassonetti bruciare, che urla ai poliziotti di “ammazzarli tutti!!!”

E allora concludo con le parole di Cospito: “non so le reali motivazioni e le manovre politiche che ci sono dietro, il perché qualcuno mi abbia usato come ‘polpetta avvelenata’ in questo regime…”  Me lo chiedo anch’io. Quali sono le manovre politiche di chi ha lanciato la polpetta avvelenata di questa sera, sabato 4 marzo, e di come verrà usata da domani?”.


Nel frattempo Alfredo Cospito è arrivato oggi al 140° giorno di sciopero della fame. Dopo la visita del medico, Andrea Crosignoni, al centro clinico del carcere di Opera nella mattinata dello stesso sabato 4 marzo, è stato di nuovo trasferito all’Ospedale San Paolo in condizioni sempre più preoccupanti. “Pesa 70 chili che per un uomo altro un metro e 91 è un peso limite, e ha una marcatissima atrofia muscolare.” Il suo difensore ha chiesto il differimento della pena ai domiciliari, presso la sorella. L’udienza è stata fissata al 24 marzo, sempre che il cuore resista a cotanta disumanità.

E il governo? Qual è la risposta alla raccomandazione dell’ONU di “assicurare il rispetto di standard internazionali evidentemente lontanissimi dal 41bis, nonché dell’articolo 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) come dell’articolo 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici”?

Mentre chiudiamo queste note non risulta pervenuta alcuna risposta. In compenso è stata fissata per il 28 aprile l’udienza della Corte Costituzionale a tutela di tutti i giudici che si sono pronunciati sul Caso Cospito e che sono stati oggetto di “una denigrazione generica e generalizzata (….) con il risultato di determinare presso la pubblica opinione una delegittimazione diffusa ed indiscriminata della funzione giudiziaria (…) e più in generale nei confronti di tutti i magistrati che nelle diverse sedi si sono occupati della vicenda e sono stati raggiunti da minacce o azioni di intimidazione solo per aver esercitato nel rispetto della legge le loro funzioni”.


 

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