Il devastante terremoto dimostra perché è ormai tempo di porre fine alle devastanti sanzioni

Farrah Hassen

Per gli Stati Uniti, mantenere queste sanzioni fallimentari mentre si impegnano a essere “un partner del popolo siriano” è contraddittorio e controproducente.

Il devastante terremoto in Turchia e Siria ha ucciso più di 40.000 persone, un numero che le Nazioni Unite hanno avvertito potrebbe aumentare. La distruzione è inimmaginabile.

Secondo le Nazioni Unite, almeno 870.000 persone in Turchia e Siria hanno urgente bisogno di pasti caldi. In Siria, circa 5,3 milioni di persone hanno bisogno di un riparo. In Turchia, oltre 1 milione di persone vive in rifugi temporanei.

Il devastante terremoto

Foto Cruz Roja Espanola | Siria da Flickr (CC BY-NC-SA 2.0)

Come siro-americana la cui famiglia proviene da Aleppo, è stato doloroso per me elaborare le conseguenze del terremoto.

Mi sembra un altro pugno nello stomaco dopo gli orrori e le angosce che i siriani hanno già sopportato in anni di guerra, sfollamento e sanzioni. Tesori storico-culturali come l’antica Cittadella di Aleppo, che accoglieva i miei genitori quando andavano a scuola, hanno subito danni significativi.

Dalla Turchia e dalla Siria sono emerse storie strazianti. In un’immagine ampiamente condivisa, il fotografo Adem Altan ha immortalato l’angoscia di un padre seduto da solo tra le macerie, tenendo la mano della figlia quindicenne deceduta.

Anche le storie di salvataggio hanno acceso barlumi di speranza in mezzo a una disperazione così profonda. I soccorritori hanno tratto in salvo una bambina di 10 anni, rimasta intrappolata per 147 ore sotto un edificio crollato. Una neonata è stata salvata dalle macerie dopo che i parenti l’avevano trovata ancora legata dal cordone ombelicale alla madre, purtroppo deceduta.

Questo terremoto è l’ultima crisi all’interno di una crisi più ampia in Siria, già fratturata dalle scosse delle linee di faglia politica da oltre un decennio. Dallo scoppio della guerra, nel 2011, sono state uccise oltre 300.000 persone.

Prima del terremoto, si stima che 6,7 milioni di persone fossero già sfollate all’interno del Paese. Altri milioni di persone sono state impoverite dalle sanzioni statunitensi ed europee volte a strangolare l’economia e a spodestare il presidente siriano Bashar al-Assad.

Dal 2020, ulteriori sanzioni statunitensi hanno preso di mira settori chiave, tra cui la Banca Centrale, il petrolio, l’energia e l’edilizia. Hanno inoltre bloccato cibo, medicine, attrezzature mediche e altri beni di prima necessità.

Queste sanzioni sono fallite. Invece di rimuovere Assad dal potere, hanno punito collettivamente siriani innocenti. Il 90% dei siriani vive oggi in povertà e 12 milioni di persone sono in condizioni di insicurezza alimentare. Con più della metà delle infrastrutture siriane distrutte o gravemente danneggiate dalla guerra, le sanzioni hanno reso impossibile la ricostruzione e la ripresa economica.

Questa era la situazione prima del terremoto.

Mesi prima, l’inviata delle Nazioni Unite Alena Douhan aveva chiesto la fine delle sanzioni: “Esorto a revocare immediatamente tutte le sanzioni unilaterali che danneggiano gravemente i diritti umani e impediscono qualsiasi sforzo per una pronta ripresa, per la ricostruzione e per il ripristino”, ha dichiarato. Oggi la sua raccomandazione è ancora più urgente.

In un’ammissione de facto che le sanzioni stanno danneggiando i civili, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha recentemente accettato di aprire una finestra di 180 giorni per autorizzare le transazioni “relative agli sforzi di soccorso per il terremoto” in Siria. Sebbene sia uno sviluppo gradito, si tratta solo di una tregua a breve termine dagli impatti catastrofici di vasta portata di queste sanzioni.

Per gli Stati Uniti, mantenere queste sanzioni fallimentari mentre si impegnano a essere “un partner per il popolo siriano” è contraddittorio e controproducente.

Dovrebbero essere revocate in modo permanente per dare ai siriani la possibilità di riprendere fiato e iniziare a ricostruire dignitosamente da questa crisi. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale devono inoltre raddoppiare gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra, invece di prolungarla. La tragedia dovrebbe trascendere le divisioni politiche, non rafforzarle.

Sia la Turchia che la Siria devono affrontare un lungo percorso di recupero. Dobbiamo estendere la nostra compassione e il nostro sostegno alle vittime del terremoto. Sono necessari aiuti internazionali sostenuti sia nell’immediato che nel lungo periodo.

Oltre agli aiuti, solo la fine della guerra porterà un sollievo duraturo ai siriani.


Fonte: Common Dreams, 16 gennaio 2023

https://www.commondreams.org/opinion/us-sanctions-syria-earthquake

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.