Joe Biden non dovrebbe ricandidarsi a Presidente
I motivi (altri che l’età) per cui Joe Biden non dovrebbe ricandidarsi a Presidente
Il recente adempimento di Joe Biden del messaggio sullo Stato dell’Unione reso al Congress USA viene acclamato come l’inizio della sua campagna per la rielezione a Presidente nel 2024. la miglior condotta sarebbe però per Biden di annunciare che non sarà candidato, inaugurando in tal modo una gara aperta dei Democratici per la nomina.
Secondo un nuovo sondaggio, 63 per cento dei Democratici USA pensa che Biden non dovrebbe ricandidarsi, in ragione, citata virtualmente da tutti, della sua età avanzata (80) o di caratteristiche legate ad essa (per esempio, l’esitare nel discorso). Che a me sembrano le ragioni meno importanti perché rinunci a ricandidarsi. Infatti la riverenza per l’età di molti che non si sognerebbero di opporsi alla candidatura di qualcuno/a in base alla razza o al genere è disprezzabile. Paiono ben più importanti tre fattori:
- il vantaggio di una gara aperta per la nomina,
- il deficit di carisma di Biden, e soprattutto,
- l’impegno acritico di questo Presidente a una politica estera imperialista, bellicosa.
Una gara aperta per la nomina Democratica
Un annuncio di Joe Biden di non intendere ricandidarsi a Presidente inaugurerebbe una campagna molto interessante per la nomina da parte del partito Democratico. Una serie di apertissime primarie dominerebbe il ciclo informative dando tempo al pubblico USA di conoscere i politici più talentuosi della sinistra. Checché si pensi di Donald Trump, la campagna aperta risultata nella sua nomina nel 2016 affascinò il pubblico, rivitalizzando il partito Repubblicano, mettendo in risalto una nuova generazione di leader, e dando alla base del partito l’opportunità di dibattere in pubblico temi politici influenti. Una battaglia Democratica per la nomina farebbe almeno altrettanto per i Democratici.
Mancare invece di scatenare una tale competizione costringerebbe i Democratici a una campagna da partito dell’establishment, con principale suo quesito all’elettorato “Che ve ne pare di Joe Biden?” Il che mi pare un grave errore. la gran parte degli americani, che propendano per la destra o la sinistra, sono anti-establishment. Se Trump concorre di nuovo, può darsi che la loro maggioranza preferisca Biden alla Minaccia Arancio – ma non se peggiora un’instabile situazione economica, se continuano a incupirsi le nubi di guerra, o se si moltiplicano gli errori politici. Inoltre se il candidato Repubblicano fosse altri da Trump, la sua campagna sarebbe quella delle nuove idee rispetto alla politica burocratica stantia, e i Dem sotto la guida di Biden sarebbero in seri guai.
Un deficit di carisma
C’è un bel po’ di malinteso sul carisma, che non vuol dire la capacità di fare un discorso che cattura o di evocare ammirazione, bensì denota un tipo speciale di autorevolezza personale che induce a dire “Dice proprio quello che penso e sento” e “Bada davvero a me”.
Molti Democratici hanno difficoltà a capire che la base Repubblicana non consiste semplicemente di idioti e bigotti, ma piuttosto di persone decenti, fra cui molti sotto gran pressione e insicure, che credono che figure di destra come Donald Trump parlino per loro e badino a loro. Ambo i partiti si rivolgono a molti cittadini della stessa classe operaia e dello stesso ceto medio. Ma in una società divisa piuttosto equamente fra tribù “rosse” e “blu”, i leader carismatici possono spopolare.
Joe Biden è un uomo decente che è stato un presidente competente seppur non degno di nota, sempre che non si obietti alla sua cotta di patriottismo USA egemonico globale. Resta comunque un burocrate vecchio stile con poca attrattiva per gran parte degli elettori. E’ ora di permettere ad altri leader potenziali di salire a centro-palco, d’interrogare gli elettori ed esserne interpellato, e di formulare nuovi principii di leadership politica e nuovi legami con la gente di una nazione divisa e afflitta di problemi.
I costi e i rischi dell’imperialismo
Il tratto più fastidioso di un altro mandato Biden, secondo me, è la sua evidente incapacità di pensare al di fuori delle ipotesi e dei metodi di quanto si soleva chiamare imperialismo “neo-con”. Perseguire la supremazia globale USA con minacce ed azioni militari è una politica saldamente seguita dai politici nazionalisti di ambo i partiti, dal Pentagono, e dagli oligarchi americani che controllano un bel po’ di settori, dai produttori di armi e i giganti dell’informatica alle principali banche e istituti di credito. Joe Biden è un membro abbonato di tale circolo, e seppure una sua mancata candidatura non lo scioglierebbe, aprirebbe almeno la porta alla discussione della corrente deriva nazionale verso un incontrollato conflitto di Grandi Potenze.
Questo problema non è nuovo. Sempre dacché Lyndon Johnson combinò un riformismo interno con un bellicismo imperialista in SudEst-Asia, una sfacciata costruzione d’impero presentata come difesa di principio dell’ordine globale è stata un elemento caratteristico della leadership presidenziale USA. come combattere questa politica è questione troppo grossa da trattarsi a fondo qui, ma una campagna di primarie aperte permetterebbe a i concorrenti per la nomina Democratica nonché ai vari gruppi del pubblico di dibattere i costi e i rischi rampanti di quella chiamata da alcuni “la nuova Guerra Fredda”.
Una guerra calda
Questi pericoli comprendono non solo la crescente possibilità di una guerra calda USA con la Cina nel Pacifico, ma il deperimento definitivo dei programmi d’intervento nazionali per distrazione dei fondi per un bilancio militare avviato a un trilione (un milione di milioni) di dollari. Se le spese pubbliche per assistenza sociale e infrastrutture negli Stati Uniti non aumentano sostanziosamente, crescerà del pari il pericolo di violenti conflitti civili alimentati dalla povertà e la disuguaglianza. Ma (come Lyndon Johnson scoprì, fra gli altri), non si possono fare importanti aumenti simultanei nella produzione di cannoni e di burro.
Vale la pena rileggersi sul caos sociale che colse Roma ben prima che i Goti ponessero fine all’Impero d’Occidente. Lo spingersi troppo oltre per mire imperiali è una vecchia, vecchissima storia. Gli imperi che non sanno smettere di essere tali smettono sovente di essere stati riusciti. Per questa ed altre ragioni annotate, Joe Biden potrebbe fare a sé stesso, alla nazione e al mondo un gran favore decidendo di non concorrere nuovamente per l presidenza degli Stati Uniti.
EDITORIAL, 13 Feb 2023
#783 | Richard E. Rubenstein – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
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