Bambini soldato nei conflitti

René Wadlow

Il 12 febbraio è la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato promossa dalle Nazioni Unite.  Gli sforzi per contrastare l’impiego di persone di età inferiore ai 18 anni nelle forze armate sono iniziati con iniziative non governative nel 1979, anno che l’ONU aveva proclamato “Anno internazionale del bambino”.

Nicolas Hulot, che in seguito divenne noto in Francia per i suoi reportage sull’ecologia e la difesa dell’ambiente, aveva scritto “Ces Enfants qui souffrent” (Parigi: Sipa-Press, 1978).  L’autore ha messo in evidenza i bambini che muoiono per la malnutrizione, le malattie e le ferite causate da guerre e disastri naturali.  Il grido di coscienza di Hulot mostrava i bambini che combattevano e venivano addestrati a combattere in una serie di Paesi in diverse parti del mondo.

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La preoccupazione per il benessere dei bambini è una preoccupazione intergovernativa che risale ai tempi della Società delle Nazioni.  Tuttavia, l’uso di bambini soldato è stato raramente menzionato, in quanto le forze armate professionali prima della Seconda Guerra Mondiale avevano persone di età superiore ai 18 anni, di solito i più giovani avevano 20 anni.  Tuttavia, la Germania nazista utilizzò uomini molto giovani negli ultimi giorni di guerra per cercare di limitare l’impatto delle forze alleate all’interno della Germania.  Ci sono stati diversi film e libri che hanno raccontato i loro sforzi.  Tuttavia, l’attenzione non è proseguita una volta che le forze naziste sono state sconfitte.

Sulla base degli sforzi compiuti dalle ONG nel 1979 durante l’Anno Internazionale del Bambino, nel periodo 1993-1996 è stato condotto uno studio delle Nazioni Unite sull'”Impatto dei conflitti armati sui bambini” guidato da Graça Machel, in seguito moglie di Nelson Mandela.  Scriveva: “Per troppo tempo le conseguenze sui bambini sono state tollerate come uno sfortunato ma inevitabile effetto collaterale della guerra.  In realtà, i bambini sono diventati sempre più spesso bersagli e non vittime incedenti, come risultato di decisioni consapevoli e deliberate prese dagli adulti”.

A seguito dello studio di Graça Machel, nel 1997, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha nominato l’ambasciatore Olara A. Otunnu rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini e i conflitti armati.  Egli ha posto l’accento sul vuoto morale in cui tutti i vincoli sono stati erosi e scartati – un mondo in cui i bambini non sono più preziosi.  Ha scritto,

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“Al centro di questo crescente fenomeno di violenza di massa e di disintegrazione sociale c’è una crisi di valori.  Forse la perdita più fondamentale che una società possa subire è il crollo del proprio sistema di valori.  Molte società esposte a conflitti prolungati hanno visto i valori della loro comunità radicalmente minati, se non addirittura distrutti.  Ciò ha dato origine a un vuoto etico, un ambiente in cui gli standard internazionali vengono impunemente ignorati e in cui i sistemi di valori locali hanno perso la loro influenza.  Le distinzioni tra civili e combattenti sono venute meno.  I bambini, le donne, gli anziani, tutti sono diventati un bersaglio facile nella lotta per il potere”.

L’ambasciatore Otunnu proveniva dall’Uganda, che aveva visto più di una volta la rottura delle norme sociali e la conseguente violenza, come quella portata avanti dall’Esercito di Resistenza del Signore che, a partire dal 1987, rapiva sistematicamente i bambini per usarli come soldati, portatori e schiavi sessuali, basandosi su movimenti armati precedenti. Era in esilio e gli era stata data la cittadinanza dalla Costa d’Avorio, che lo aveva nominato ambasciatore presso le Nazioni Unite. Durante le sessioni del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, era a Ginevra e abbiamo avuto lunghe discussioni.  Era molto aperto allo spirito di Cittadini del mondo e alla necessità di sviluppare norme universali per andare oltre una lotta sregolata per il potere.

Olara Otunnu ha scritto: “I bambini rappresentano il futuro della civiltà umana e il futuro di ogni società.  Permettere che vengano usati come pedine in guerra, sia come bersagli che come esecutori, significa gettare un’ombra sul futuro”.

Di generazione in generazione, la violenza genera violenza, poiché gli abusati crescono e diventano abusatori.  I bambini violati portano nel cuore e nella mente le cicatrici della paura e dell’odio.  Costretti a imparare a uccidere invece di seguire l’istruzione, i figli dei conflitti non hanno le conoscenze e le competenze necessarie per costruire il loro futuro e quello delle loro comunità. Per una società, le vite distrutte e le opportunità perse possono avere un effetto devastante sulla stabilità e sullo sviluppo a lungo termine.


TRANSCEND MEMBERS, 13 Feb 2023  |René Wadlow – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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