La via incantata

Cinzia Picchioni

Francesco Fei, La via incantata, documentario patrocinato dall’Ente Parco Val Grande e dal Club Alpino Italiano

 Val Grande dal vivo

Quasi una recensione cinematografica (le parole in rosa sono tratte dal comunicato stampa, tutte le altre sono mie) 

«Il mondo sconosciuto
ci sta sempre più vicino
e non ce ne accorgiamo»

[per me, una frase fondamentale del film].

Premessa

Che anno era? 1996 forse (avevo 38 anni). È certo però che ricordo – come se fosse adesso – che una sera tardi, a casa mia a Torino, squilla il telefono (fisso) e un amico esordisce dicendo: «Devi venire a vedere, ti prego, vieni a vedere!». Lui, Roberto (l’Uomo dei boschi come era stato ribattezzato), chiamava da un telefono pubblico, in Val Grande; e là era dove mi pregava di raggiungerlo per vedere.

Cosa che feci. Mi attendeva un’esperienza indimenticabile, che da subito ha avuto una connotazione di eternità: 2 notti e 3 giorni per andare, tornare e stare in Val Grande. Niente tenda, quasi niente cibo (nello zaino meglio un paio di calzettoni in più), niente abbigliamento tecnico.

 

A volte
i colori sgargianti dei vestiti
erano perfino fastidiosi…
benché utili, lo so,
per essere rintracciati!

[dai miei commenti, dopo la visione del film]

 

Il «mio» viaggio

Abbiamo mangiato faggiòle, lessato – sul muretto di un gruppo di case disabitate – alcuni semprevivi, che sanno di carciofo, camminato per ore, attraversato passaggi terrorizzanti e gallerie gocciolanti, ammirato un arcobaleno rotondo, incontrato nessuno, nemmeno Odisseo.

La via incantata

Non si può neanche raccontare quello che ho provato, sentito, ascoltato, assaggiato, annusato e anche qualcosa che non ha verbo…

Bene ha fatto chi ha ripreso, e ora offre allo sguardo, il film di cui parliamo: La via incantata.

 

La via incantata
permetterà al grande pubblico
di incontrare un territorio
– quello del Parco Nazionale della Val Grande appunto –
in cui una natura primordiale
colpisce e affascina allo stesso tempo.

[dal Comunicato stampa,
parole di Massimo Bocci,
Commissario straordinario dell’Ente Parco

 

Libro-film-documentario-ricerca?

Prima del film c’era stato un libro – cui la pellicola è ispirata – scritto da Marco Albino Ferrari. Lui stesso ha poi partecipato al viaggio narrato dal film in cerca del sentiero Bove (la prima via ferrata realizzata nelle Alpi, costruita tra 1890 e 1897, in memoria dell’esploratore Giacomo Bove). Un sentiero già percorso anni fa da Marco Albino Ferrari, che da allora ha avuto un pensiero fisso: «entrare laddove essere umano non mette piede da oltre cinquant’anni, la zona assolutamente più selvaggia e misteriosa della Val Grande, la Riserva integrale del Pedum».

Sono «contenta» che alla fine il sentiero Bove non sia stato trovato, e che a suo tempo sia stato cancellato dalle mappe. Perché – come recita Wendell Berry ne Il manifesto del contadino impazzito, che da anni guida la mia vita –: «Tutto quello che l’uomo non ha compreso (conosciuto, scoperto) non ha distrutto».

La via incantata

Compagni della ricerca sono stati Marco Albino Ferrari e Tim Shaw (guida escursionistica e guida ufficiale del Parco che nella solitudine impervia della Val Grande ci ha passato un intero inverno) con Serena, una ragazza che ha deciso di non andarsene, ma di vivere e lavorare nella wilderness. Marco e Tim camminano, Serena conduce la sua vita, Francesco Fei riprende la spedizione, con una regia sublime ma invisibile [le parole in rosa sono tratte dal Comunicato stampa, ma qui ne condivido ogni lettera].

Un luogo magico e misterioso,
quello della Val Grande,
accessibile, ma non per tutti […]
in Val Grande ci si può perdere,
non solo fisicamente,
ma emotivamente e spiritualmente.
La Val Grande rappresenta una sfida, prima di tutto con se stessi.

[dal Comunicato stampa del film]

 

Guardando il film ho fatto anch’io una specie di viaggio, insieme meditazione, meditazione camminata, lezione di yoga (faccio l’insegnante della disciplina fin dal 1987), struggente amarcord, come se fossi lì, in quella stessa «aria» se non proprio negli stessi luoghi, rimpiangendo i giorni in cui ero davvero lì, mangiando faggiòle raccolte sul sentiero.

Nostalgia

Quella della co-protagonista, Serena, è una vita che ci riporta a un lontano passato con testimonianze fotografiche dei luoghi e dei suoi abitanti che si fondono con l’oggi.

Le foto d’epoca sono insopportabili (nel senso migliore del termine: insopportabili per ciò che muovono e com-muovono. E non so perché mi sono risultate insopportabili, forse la nostalgia, forse la mancanza, forse il «non è più così»…); e a proposito di «non è più così», l’indimenticabile rumore delle corna delle capre in un loro «combattimento» (applausi al sonoro e a chi l’ha curato, nel film) mi ha fatto ritornare a quando anche noi avevamo le capre, a quando mio figlio – ora 32enne – faceva colazione con il latte di capra, tiepido, appena munto dalle stesse mani che mi avevano condotto per i sentieri della Val Grande pochi anni prima.

Oggi

Il film nel frattempo è stato selezionato ad altri due festival (Orobie Film Festival e Verona Mountain Film Festival), dopo aver partecipato e vinto quest’estate (2022) il Sestriere Film Festival e il Pontresina Mountain Film Festival.

Sky Original LA VIA INCANTATA Trailer from Apnea Film on Vimeo.

 

Francesco Fei
director & producer 

Apnea Film
via Francesco Arese 13
20159 Milano

TEL +39 02 84245307
CEL +39 335 7113892
WEB https://apneafilm.com


 

 

 

 

 

 

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