Le armi nucleari sono un furto

Le armi nucleari sono un furto di ciò che ci tiene veramente al sicuro

Leonardo Delfanti

Rubando risorse all’ambiente, all’istruzione e all’assistenza sanitaria, il neurochirurgo Ruth Mitchell sostiene che le armi nucleari sono un furto di ciò che ci tiene veramente al sicuro, sono cioè una delle maggiori minacce alla salute umana.

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La minaccia nucleare è tornata nelle nostre vite: nel 2022, il Doomsday Clock del Bulletin of the Atomic Scientists è stato impostato a soli 100 secondi dalla mezzanotte, il che significa che l’umanità è più vicina alla distruzione di se stessa rispetto a qualsiasi altro momento della storia.

La guerra in Ucraina ha sollevato con urgenza la questione del pericolo degli arsenali nucleari attualmente detenuti da Russia, Stati Uniti e altri sette Stati dotati di armi nucleari. Inoltre, il cosiddetto “club nucleare” si è opposto al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2017.

Eppure, uomini e donne come il neurochirurgo australiano Ruth Mitchell e il membro del consiglio di amministrazione della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, o ICAN, che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2017, hanno dedicato la loro vita alla promozione del trattato.

Riformulando la discussione globale sui disastrosi effetti a lungo termine delle armi nucleari sulla salute umana e sull’ambiente, l’ICAN ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’attuazione del trattato.

È ora che gli Stati dotati di armi nucleari facciano un passo avanti nel disarmo

Allo stesso tempo, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione dell’organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985, International Physicians for the Prevention of Nuclear War, Mitchell è impegnato a prevenire un disastro che la medicina non può curare.

Infatti, queste organizzazioni sono attivamente impegnate a promuovere la società civile globale contro le armi di distruzione di massa, cambiando il modo in cui la gente vede le armi nucleari – da deterrente a minaccia per l’umanità.

Di recente, in occasione del 18° Summit dei Nobel per la Pace in Corea del Sud, abbiamo parlato con Mitchell della necessità di riformulare il dibattito sulle armi nucleari e dell’urgenza di condurre una campagna contro di esse.

L’intervista

A causa della minaccia nucleare creata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, potrebbe sembrare più facile chiedere la messa al bando delle armi nucleari. Può spiegare perché non è così?

Viviamo in un mondo in cui 13.000 armi nucleari minacciano la distruzione dell’umanità. Inoltre, il rischio di conflitto nucleare è ai massimi livelli di sempre. Eppure, a differenza dei leader mondiali che cercano la sicurezza con le armi di distruzione di massa, la maggior parte delle persone crede che dovremmo rinunciare alle armi atomiche.

Parlo da medico quando ricordo il costo umano di queste armi: tutti noi dovremmo ricordare le storie che abbiamo sentito sulle popolazioni indigene sopravvissute ai test nucleari in tutto il mondo e su quelle di Hiroshima e Nagasaki.

Che rapporto ha il genere con il problema delle armi atomiche?

Esiste un contributo femminista al disarmo nucleare: gli arsenali atomici drenano risorse in cambio di una promessa di sicurezza. Ma chi ne beneficia? Serve al complesso militare-industriale e a certe persone al potere, molte delle quali sono uomini. Non serve ai bisogni della gente. E non rende sicuri i singoli esseri umani che dormono nei loro letti. Non dà vita alle comunità.

Parte della critica alle armi nucleari non si limita al fatto che sono armi di distruzione di massa e che sono orribili e vili, ma anche che rubano risorse. Si pensi ai miliardi di dollari spesi ogni anno per mantenere i programmi di armi nucleari. Possiamo considerarlo un furto dei programmi e dei determinanti della salute che rendono le persone sicure in modi che contano – che si tratti di acqua pulita, scolarizzazione, vaccinazioni o accesso all’assistenza sanitaria. Queste cose costano. Quando spendiamo soldi per essere armati in questo modo, li stiamo buttando via.

Alcuni potrebbero obiettare che si tratta di un problema di sicurezza comune creato dalla natura trasversale delle numerose crisi che stiamo vivendo.

Non credo che investire in armi nucleari aumenti le possibilità di garantire un futuro migliore ai nostri figli. L’idea che “se io sono al sicuro, tu sei al sicuro” non funziona con le armi nucleari. La realtà è che dovremmo tutti eliminarle per creare un mondo in cui la minaccia di estinzione non incomba su tutti noi incondizionatamente.

Esse servono interessi diversi dai nostri in quanto esseri umani. O ci liberiamo delle armi nucleari, o loro si libereranno di noi.

Quale sarebbe il primo passo che un individuo o una comunità potrebbe compiere per impedire l’uso delle armi atomiche?

Il primo passo consiste nell’informarsi sui loro effetti e nel verificare se il nostro Paese ha firmato e/o ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Se ciò non è avvenuto, abbiamo il diritto e la responsabilità di chiedere azioni concrete.  Io vivo in Australia e voglio che il mio governo firmi il trattato.

Dobbiamo ricordare che possiamo sempre far crescere la nostra campagna e la nostra coalizione attraverso le nostre amicizie. Questo avviene da persona a persona: si tratta di relazioni, connessioni, comunità e vita. Tutte queste cose sono l’opposto delle armi nucleari.

Quest’anno il Summit dei Nobel per la pace si terrà nella penisola coreana, il cui conflitto ininterrotto è anche il risultato dell’uso coercitivo della minaccia atomica. Quale sarebbe la sua proposta di soluzione?

Quando pensiamo alla penisola coreana, si evidenzia la pericolosità di un mondo in cui alcune persone credono di poter disporre di armi nucleari perché diventano prestigiose e desiderabili. Questo caso problematico evidenzia l’urgente necessità di stigmatizzare le armi atomiche. Gran parte di esse sono ormai illegali secondo il diritto internazionale.

Alcuni diranno che il leader nordcoreano non è una persona che vorrei avesse armi nucleari. Sono d’accordo, ma voglio fare un passo avanti. Nessuno dovrebbe possedere armi nucleari. Non ci sono mani sicure per queste armi di distruzione di massa. Nessuno sul pianeta è abbastanza saggio, sano di mente o equilibrato da mettere il dito su quel pulsante.

Se devono essere tolte alla Corea del Nord, devono essere tolte a tutti.

Come vorrebbe che i media si impegnassero su questo tema?

Penso che i media abbiano un ruolo nel creare una discussione responsabile. Pertanto, vorrei invitarli a impegnarsi con la società civile per dare voce al crescente malcontento.

Una storia da raccontare potrebbe essere quella recentemente pubblicata da Nature. Utilizzando un robusto modello climatico, lo studio ha mostrato cosa accadrebbe in diversi contesti in cui vengono utilizzate le armi nucleari. Questo lavoro mostra che solo il tre per cento delle armi nucleari del mondo, se usate in guerra, porterebbe alla morte per fame di un terzo del pianeta. Si tratta di un lavoro innovativo realizzato da climatologi leader a livello mondiale con modelli robusti. Dobbiamo prenderlo sul serio per riorientare la discussione.

Le armi nucleari sono una delle maggiori minacce alla salute umana: ora abbiamo i dati per spiegarlo. Dobbiamo quindi diffondere la notizia e lasciare che l’opinione pubblica si formi.

Come possiamo convincere coloro che credono nella deterrenza nucleare come strumento di controllo della violenza armata?

È una questione importante da sollevare. La gente dovrebbe sapere che molti di coloro che si sono impegnati per l’abolizione del nucleare sono persone che si sono anche impegnate per la messa al bando delle armi leggere e di piccolo calibro. Parte del modello che abbiamo adottato per lavorare all’abolizione delle armi nucleari si ispira al Trattato di Ottawa, che vieta l’uso delle mine antiuomo.

Avere un trattato che vieta una classe di armi aiuta a focalizzare la mente, a stigmatizzare una classe di armi e a delegittimare un certo tipo di violenza. Quindi, quando penso alle armi leggere e di piccolo calibro, mi unisco ai miei colleghi nel chiedere una politica sensata e ragionevole.

E dobbiamo capire che queste cose non devono essere viste come questioni politiche di destra o di sinistra. Al contrario, si tratta di una sana politica pubblica nell’interesse della salute e del benessere umano. Vogliamo che le persone possano semplicemente vivere senza dover affrontare la minaccia di morte e distruzione.

Per decenni, le persone hanno sostenuto con attenzione e riflessione un mondo libero dalle armi nucleari, e sono onorato di rappresentarle. Mi riferisco alle voci degli hibakusha, i sopravvissuti alle armi atomiche.

Quando nel 2017 è stato negoziato il trattato per la proibizione delle armi nucleari, Setsuko Thurlow, una sopravvissuta di Hiroshima, ha detto: “Ho aspettato questo giorno per sette decenni. Finalmente questo è l’inizio della fine delle armi nucleari”. Grazie alle loro storie, possiamo capire le ragioni della pace, e la motivazione è molto più grande del problema.


Fonte: Waging Nonviolence, 9 gennaio 2023

Questa storia è stata prodotta da Campaign Nonviolence

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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