Un cambiamento climatico irreversibile

John Scales Avery

Due scale temporali

C’è bisogno di azione immediata e drastica per prevenire un cambiamento climatico irreversibile. Ma i suoi effetti peggiori sono nel futuro distante, forse perfino a mille anni da oggi. Fa parte della natura umana vedere quel che ci è vicino. Accettiamo l’agiatezza e le comodità forniteci dai combustibili fossili; perciò è difficile mobilitare la volontà politica necessaria per un’azione drastica e immediata.

Alcune delle osservazioni di Antonio Guterres alla COP27, estratte dal discorso del Segretario Generale [ONU]:

“Cari amici, è questione di giorni e la popolazione mondiale supererà un’altra soglia, con la nascita dell’ 8-miliardesimo membro della famiglia. Tale pietra miliare pone in prospettiva l’oggetto di questa conferenza climatica. Come risponderemo quando il “bebè 8-miliardi” avrà l’età per chiederci: Che cos’avete fatto per il nostro mondo – e il pianeta — quando ne avete avuto l’opportunità?

“Eccellenze, questa Conferenza Climatica ONU ci sollecita a ricordare che la risposta sta nelle nostre mani. E l’orologio procede; e siamo in lotta per la vita. E stiamo perdendo.

“L’emissione di gas a effetto serra continua a crescere. Le temperature globali continuano ad aumentare. E il nostro pianeta sta per raggiungere rapidamente punti di squilibrio che renderanno irreversibile il caos climatico. Siamo su una strada in discesa verso l’inferno climatico con il piede ancora sull’acceleratore.

“La guerra in Ucraina e altri conflitti hanno causato tanti spargimenti di sangue e violenza con impatti drammatici in tutto il mondo. Ma non possiamo accettare di non avere l’attenzione distolta dal cambiamento climatico. Dobbiamo ovviamente lavorare insieme per sostenere gli sforzi di pace e porre fine alle sofferenze tremende. Ma il cambiamento climatico è su una diversa scala temporale. È la tematica che definisce la nostra era.”

Ammonimento dai poli

Si sono osservate di recente crepe diagonali nel ghiacciaio Thwaites in Antartide, e gli scienziati temono che il ghiacciaio possa spaccarsi in mille pezzi, come il parabrezza di un’automobile.

Ecco alcune citazioni da un articolo del 1° gennaio 2022 di Ella Gilbert, dell’università di Reading:

“L’imponente ghiacciaio Thwaites in Antartide occidentale contiene abbastanza ghiaccio da aumentare il livello dei mari globalmente di 65 cm se dovesse crollare del tutto. Ed è preoccupante che la ricerca recente faccia ritenere dubbia la sua stabilità sul lungo periodo, dato che il ghiacciaio perde sempre più ghiaccio.  “Aumentare il livello dei mari di 65 cm comporterebbe sensibili cambiamenti delle linee costiere; per contestualizzare, dal 1900 c’è stato un aumento di livello di circa 20 cm, cosa che costringe già a lasciare abitazioni in comunità costiere e esaspera problemi ambientali come inondazioni, contaminazione [di terreni] da acqua salina, e perdita di habitat.

“Ma la preoccupazione è che il Thwaites, talvolta chiamato ‘ghiacciaio del Giudizio’ per il suo ruolo chiave nella regione, potrebbe non essere il solo a sparire. Dovesse svuotarsi in oceano, potrebbe innescare una reazione a catena trascinando con sé altri ghiacciai vicini, il che vorrebbe dire parecchi metri d’innalzamento del livello marino. Infatti i ghiacciaia de store sono considerati a rischio di un meccanismo detto Instabilità Marina della Bastionata di Ghiaccio (MICI), dove il ghiaccio che si ritrae espone rupi di ghiaccio via via più alte e instabili al crollo nell’oceano.

“Un aumento del livello dei mari di parecchi metri inonderebbe molte delle città più grandi al mondo – fra cui Shanghai, New York, Miami, Tokyo e Mumbai. Coprirebbe inoltre enormi porzioni di terreno nelle zone costiere e inghiottirebbe in buona parte nazioni insulari basse come Kiribati, Tuvalu e Maldive.”

L’Artico sta riscaldandosi due volte più in fretta che il resto del mondo. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha confermato un nuovo record di alta temperatura nell’Artico: 100,4 gradi Fahrenheit (38º Celsius), registrati nella città siberiana di Verkhoyansk [finora nota come ‘polo del freddo’ – ndt], a 70 kilometri a nord del circolo polare Artico. La misurazione del 20 giugno 2020 è stata ora confermata ufficialmente dalla WMO. Un portavoce ha commentato che “la temperature si addice più al Mediterraneo che all’Artico”.

Recenti disastri relativi al clima

Si deve quasi essere grati per i recenti disastri in nesso col clima. Forse ci sveglieranno e ci faranno agire col vigore necessario per affrontare la nostra emergenza climatica.

Il Pakistan, quinto paese più popoloso al mondo, era già in sofferenza per le misure d’austerità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, allorché è stato colpito da alluvioni con cause climatiche, massime nel periodo giugno-agosto 2022. Le acque dei ghiacciai dell’Himalaya in fusione combinate con piogge insolitamente abbondanti hanno alluvionato ampie parti del paese, distruggendo raccolti, contaminando le falde acquifere, distruggendo abitazioni e costringendo vari milioni di persone a sfollare, e aumentando il pericolo di malattia e carestia grave per molti milioni di persone. La risposta della comunità internazionale è stata del tutto inadeguata a trattare questa urgente crisi umanitaria del Pakistan.

Livelli marini in rialzo e alluvioni in Bangladesh influiscono su milioni di persone in regioni basse del paese, distruggendo abitazioni, sfollando gente, e riducendo la produzione alimentare. Secondo la Federazione Internazionale della croce Rossa, ben 7,2 milioni di persone sono state colpite dalle alluvioni. Monta la preoccupazione per le alluvioni molto peggiori che può recare il futuro.

La Croce Rossa britannica ha dichiarato molto di recente che quasi 146 milioni di persone sono colpite da fame grave solo in Africa, aggiungendo che la fame è responsabile per 45% delle morti infantili in Africa.  Lo stesso rapporto cita tre paesi non africani, in Asia del sud (Afghanistan, parti del Pakistan e Sri Lanka) e due paesi in Asia dell’ovest (Siria e Yemen); elenca inoltre alcuni paesi sud- e centro-americani, fra cui Haiti, Honduras e Guatemala.

Secondo uno studio, i poveri che vivono in condizioni di caldo estremo in aree urbane passeranno al 700% degli attuali entro il 2050, particolarmente in West-Africa e Sudest-Asia. Dal rapporto:

“Le projezioni dei futuri tassi di morte per caldo estremo sono alti in modo impressionante – paragonabili per ordine di grandezza a fine secolo a quelli per tutti i tumori e tute le malattie infettive – e altrettanto disuguali”.

Un nuovo studio meteorologico di World Weather Attribution ha rilevato che le siccità dell’estate 2022, che hanno colpito parti di USA, Europa e Cina, sono state rese 20 volte più probabili dal cambiamento climatico.  In tutto l’emisfero nord, il caldo estremo e la scarsa piovosità hanno condotto a parecchi eventi senza precedenti: la Cina ha emesso la sua prima allerta nazionale in assoluto per siccità; il Regno Unito ha registrato la sua massima temperatura in assoluto; l’Europa ha subìto l’estate più calda che mai; e la crisi idrica dell’Ovest USA ha intensificato il ricorso a tagli nelle utenze.

Che cosa succederà se falliamo?

Permettetemi d’esprimermi in merito. Penso che, se non si evita un cambiamento climatico catastrofico, si estingueranno moltissime specie di piante e animali; in effetti tale estinzione di massa è già iniziata: stiamo perdendo specie a un tasso 1.000 volte quello naturale di fondo.

E gli umani si estingueranno? Ovviamente sappiamo dai reperti geologici che ogni specie alla fine si estingue. Mma se ci proiettiamo in avanti solo di qualche millennio, non credo che entro allora ci estingueremo. Credo piuttosto quanto segue (se non si evita una catastrofe climatica):

Gran parte della superficie terrestre diventerà inabitabile, cominciando dalle regioni tropicali e da quelle destinate ad essere sommerse per l’innalzamento del livello marino. Il che comporterà massicce crisi di profughi, peraltro già iniziata, come l’estinzione affrettata di specie. Ci saranno tuttavia alcune regioni dove sia possibile la vita umana, per esempio Artide e Antartide e alte zone montuose. Ma saranno ovviamente piccole rispetto al mondo abitato attuale, e proporzionalmente piccola diverrà la popolazione umana. E temo che tale processo sarà afflitto da molti conflitti.

Forse questo peggior scenario può motivarci ad agire con lungimiranza e risolutezza fintanto che ci sia un qualche spiraglio di opportunità.


EDITORIAL, 5 Dec 2022

#774 | John Scales Avery, Ph.D. – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis


 

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