Pogrom dei coloni contro i palestinesi
I pogrom dei coloni contro i palestinesi diventeranno la norma con il nuovo governo israeliano
Sabato 19 novembre 2022, secondo la tradizione ebraica, è stato lo Shabat Chayei Sarah – lo Shabbos o sabato che commemora la morte e la sepoltura della matriarca biblica Sarah. Nel racconto biblico, suo marito Abramo acquistò il suo lotto di sepoltura nell’antica città di Al-Khalil. Secondo il rabbino Yaakov Shapiro, gli eventi di “commemorazione” a cui Al-Khalil è stata sottoposta negli ultimi decenni non hanno nulla a che fare con la tradizione ebraica, ma solo con “orpelli sionisti”.
Al-Khalil, o Hebron in ebraico, è la città più grande della Cisgiordania, con quasi un quarto di milione di abitanti. La parte della Città Vecchia di Al-Khalil, nota anche come H-2, è un luogo bellissimo, con vicoli stretti e un’architettura che testimonia i secoli di grandezza di cui gode, la quarta città più solida della tradizione islamica. Nella città vecchia vivono circa 25.000 palestinesi e quasi 800 coloni ebrei. I coloni sono vili, razzisti e violenti al punto che 800 di loro sono in grado di terrorizzare migliaia di loro vicini palestinesi.
Inoltre, nella Città Vecchia di Al-Khalil c’è una massiccia presenza militare. Questa presenza militare comprende almeno un’intera brigata di combattimento che monitora gli oltre cinquecento posti di blocco e le barriere di movimento che esistono nel raggio di un chilometro quadrato o circa 0,4 miglia quadrate della città. I militari sono lì per assistere i coloni, non per proteggere i civili palestinesi che essi terrorizzano costantemente.
TRENTAMILA COLONI
La comunità dei “coloni” è un movimento profondamente razzista e antipalestinese, apparso sulla scena dopo l’attacco israeliano ai suoi vicini nel 1967 e la conseguente occupazione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est. Questa conquista è stata presentata come un atto dell’Onnipotente e un movimento di migliaia di fanatici sionisti religiosi ha iniziato a invadere la Cisgiordania. Al-Khalil fu uno dei loro primi obiettivi e riuscirono a fondare una città sulle terre di Al-Khalil, chiamata Kiryat Arba.
Oggi, questo movimento di coloni mobilita la sua gente ovunque voglia per terrorizzare i palestinesi. Nel maggio 2021, hanno inviato centinaia di loro membri nella città occupata di El-Lyd, dove hanno scatenato una rivolta e terrorizzato i residenti palestinesi della città. Durante l’attacco, hanno ucciso Musa Hassuna, un camionista di 31 anni, la cui famiglia ho incontrato. I coloni hanno anche attaccato i palestinesi a Bi’r Saba, nel Naqab, e hanno cercato di invadere le comunità beduine locali, ma sono stati respinti.
Lo scorso fine settimana, 30.000 coloni sono confluiti nella città di Al-Khalil dove, insieme all’esercito israeliano, hanno continuato a terrorizzare i palestinesi locali. Mentre invadevano le case dei palestinesi, distruggevano i negozi e aggredivano le persone per strada, l’esercito israeliano ordinava ai palestinesi di chiudere i negozi e di lasciare l’area, permettendo così ai coloni israeliani di scatenarsi senza interruzioni.
Chiunque sia stato ad Al-Kalil e in particolare al quartiere H-2 sa quanto sia piccolo e affollato. Immaginare trentamila teppisti razzisti con la licenza di distruggere qualsiasi cosa sul loro cammino è un’immagine terrificante. Eppure, erano lì.
IL PRIMO DI MOLTI
I media israeliani hanno descritto quanto accaduto ad Al-Khalil come un pogrom. I pogrom sono noti come rivolte omicide perpetrate contro gli ebrei in tutta l’Europa orientale e di solito si traducevano in intere comunità distrutte e innumerevoli morti. La rivolta di Al-Khalil non è stata affatto la prima rivolta del movimento dei coloni. Tuttavia, è stata la prima rivolta aperta dopo le elezioni israeliane.
I risultati delle elezioni hanno dato ai leader del movimento dei coloni un potere senza precedenti e si prevede che ora otterranno posizioni influenti nel gabinetto e nei sottogabinetti, nonché il controllo su importanti commissioni parlamentari e sull’appropriazione dei fondi governativi. Ciò significa più soldi e più licenze che mai per costruire e sfollare i palestinesi.
Un obiettivo che vogliono raggiungere è un nuovo ufficio governativo intitolato “Negev, Galilea e Periferia”. Se lo otterranno, ciò significherà il controllo delle aree all’interno della Palestina del 1948, dove ci sono ancora grandi comunità palestinesi.
Il loro nuovo potere è anche un segnale per la loro base di continuare e intensificare il loro vigilantismo sul terreno, uccidendo, distruggendo proprietà e in generale terrorizzando i palestinesi ovunque. Altre aree in cui si vedono membri di questo movimento in rivolta sono quelle della Cisgiordania settentrionale, intorno allo svincolo di Za’atara, che conduce alle città di Nablus e Jenin.
Nell’area che circonda Za’atara Junction ci sono città come il piccolo e incredibilmente bello villaggio di Yanoun e la più grande città di Akraba, con quasi ventimila persone. Tutte le comunità palestinesi di quell’area hanno assistito a violenze e disordini da parte dei coloni e possono aspettarsi di assistere a molta più violenza ora che le elezioni hanno dato loro una spinta. Allo stesso modo, le città di Lyd, Ramle e Yafa e il Naqab sono tutte in grave pericolo.
NESSUNA SICUREZZA PER I PALESTINESI
Il punto principale da trarre dai risultati delle elezioni israeliane è che la vita dei palestinesi non è mai stata così in pericolo come ora. Se si poteva ipotizzare che la realtà per i palestinesi continuerà ad essere così, come l’ha definita uno storico israeliano, un lento genocidio, ora è chiaro che non sarà così. I politici israeliani che dovrebbero far parte della coalizione – persone come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich – vogliono i palestinesi fuori o morti.
Agiranno con maggiore autorità per realizzare la completa pulizia etnica della Palestina, così come la distruzione della Moschea di Al-Aqsa e l’erezione di un cosiddetto tempio ebraico al suo posto.
Chiedono il pieno controllo dei bilanci e delle politiche riguardanti i palestinesi in tutto il Paese. Chiedono un alleggerimento delle regole di ingaggio nei confronti dei palestinesi e la pena di morte per tutti i prigionieri politici palestinesi. Chiedono inoltre quella che definiscono “governance più forte” sulla popolazione palestinese – una parola in codice per un controllo più stretto, più espulsioni, demolizioni di case, arresti, torture e uccisioni.
Ai palestinesi non viene fornita alcuna sicurezza, né protezione da parte di nessuno. Le autorità israeliane non forniranno certo sicurezza o protezione ai palestinesi che sono terrorizzati dall’esercito o da gruppi di vigilanti ebrei israeliani. La comunità internazionale non è disposta a intervenire e le Nazioni Unite non hanno strumenti per far rispettare le loro risoluzioni su Israele.
Quindi, a chi possono rivolgersi i palestinesi mentre la violenza contro di loro aumenta? Un video particolarmente inquietante postato su Twitter durante gli scontri di Al-Khalil mostra un giovane palestinese, Yousef Azza di Tel-Rumeida, nella città vecchia di Hebron che corre a cercare aiuto. I coloni hanno invaso la sua casa e hanno attaccato sua madre e le sue sorelle. Ha cercato di avvicinarsi ai soldati e la sua furia e la sua paura sono evidenti mentre non riesce a trovare aiuto.
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Come Yousef Azza ha tentato invano, così i palestinesi di tutto il mondo cercano invano di chiedere aiuto alle autorità israeliane, all’opinione pubblica israeliana, alla comunità internazionale e alle varie organizzazioni non governative che operano in Palestina. Tuttavia, non c’è nessuna entità disposta a intervenire per salvare i palestinesi che continuano a essere terrorizzati dalle bande sioniste.
Fonte: MintPress News, 21 novembre 2022
Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis
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