I disastri climatici sono redditizi: non fatevi ingannare

Baher Kamal

17 Nov 2022 – Tanto quanto le guerre – o anche di più -, i disastri climatici sono redditizi perché rappresentano una grande opportunità di business, quindi non infastidite coloro che riversano le loro fortune nell’alimentarli con discorsi sulla necessità di fermarli. Vediamo cosa succede.

Investire nelle guerre

Secondo la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), vincitrice del premio Nobel per la pace, oltre 150 grandi banche hanno sostenuto la produzione delle armi di distruzione di massa più disumane, le testate nucleari, prestando loro denaro o sottoscrivendo obbligazioni. Il rapporto Don’t Bank on the Bomb mostra anche che altre 186 istituzioni cercano di trarre profitto dal possesso di azioni o obbligazioni. E che complessivamente 338 istituzioni finanziarie hanno messo a disposizione dell’industria delle armi nucleari oltre 685 miliardi di dollari dal 2019.

Questo esercizio – e gli enormi “investimenti” da parte delle più ricche società del mondo – si è dimostrato altamente efficiente.

Scarica il file PDF: Non puntate sulla bomba

Infatti, nel suo rapporto “Squandered: 2021 Global Nuclear Weapons Spending“, ICAN rivela che nel 2021 – l’anno prima dell’invasione russa dell’Ucraina – nove Stati dotati di armi nucleari hanno speso 82,4 miliardi di dollari USA per queste armi di distruzione di massa, ovvero più di 156.000 dollari USA… al minuto!

Un altro prestigioso centro di ricerca: l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) ha recentemente rivelato che, al momento, dell’inventario totale di 12.705 testate stimato all’inizio del 2022, circa 9.440 erano in scorte militari per un uso potenziale.

Di queste, circa 3.732 testate sono state dispiegate con missili e aerei e circa 2.000 – quasi tutte appartenenti alla Russia o agli Stati Uniti – sono state mantenute in uno stato di “elevato allarme operativo”, aggiunge il SIPRI nel suo Yearbook 2022.

Investire nelle catastrofi climatiche

Ma c’è un altro business molto redditizio: il cambiamento climatico.

“Le persone più ricche del mondo emettono quantità enormi e insostenibili di carbonio e, a differenza della gente comune, il 50%-70% delle loro emissioni deriva dai loro investimenti”, rivela un movimento globale di persone che lottano contro la disuguaglianza per porre fine alla povertà e all’ingiustizia – Oxfam International.

“Un miliardario emette un milione di volte più gas serra di una persona media”.

Il suo recente studio principale: “Carbon Billionaires: The investment emissions of the world’s richest people“, riporta che una nuova analisi degli “investimenti di 125 tra i più ricchi miliardari del mondo mostra che in media essi emettono 3 milioni di tonnellate all’anno, più di un milione di volte la media di una persona che si trova nel 90% inferiore dell’umanità”.

Lo studio rileva anche che gli investimenti dei miliardari in industrie inquinanti come i combustibili fossili e il cemento sono doppi rispetto alla media del gruppo di aziende Standard & Poor 500. “I miliardari detengono ampie partecipazioni in industrie inquinanti come i combustibili fossili e il cemento.

“I miliardari detengono ampie partecipazioni in molte delle aziende più grandi e potenti del mondo, il che dà loro il potere di influenzare il modo in cui queste aziende agiscono”.

Una volta distrutte, le aziende sono pronte a fare più soldi

In entrambi i casi, le guerre e le catastrofi climatiche causano vaste distruzioni, nonché indicibili sofferenze umane e morte.

Entrambi acuiscono ulteriormente la crisi alimentare mondiale senza precedenti.

Anche in questo caso, i signori del mercato continuano a realizzare profitti elevati.

Infatti, “un piccolo numero di società esercita un alto grado di influenza sul sistema alimentare industriale globale, alimentato da fusioni e acquisizioni reciproche per formare gigantesche megacorporazioni, che consentono un’ulteriore concentrazione orizzontale e verticale, nonché un’influenza sulla definizione delle politiche e sulla governance a livello nazionale e globale”, come già riportato dall’IPS.

In merito all’attuale crisi energetica, il capo delle Nazioni Unite António Guterres, a metà settembre 2022, ha dichiarato che è “assolutamente inaccettabile vedere che, quando le persone stanno soffrendo così tanto in diverse parti del mondo e, in particolare, a causa degli alti costi dell’energia e dei costi elevati dei combustibili, le compagnie di combustibili fossili abbiano i maggiori profitti di sempre o almeno del recente passato”.

Perché no: oltre a speculare con i mercati energetici, i governi hanno ampiamente finanziato queste aziende. In effetti, in un solo anno i politici hanno speso sei trilioni di dollari americani provenienti dal denaro dei contribuenti per sovvenzionare i combustibili fossili: 2020. E si prevede di aumentare la cifra a quasi sette trilioni entro il 2025.

Altre “opportunità” commerciali

Poi arriva la grande impresa di ricostruire tutto ciò che il business del denaro ha contribuito in modo determinante. Edifici, autostrade, ponti, ospedali, scuole, università, eccetera, per non parlare di ulteriori alimenti sintetici… tutto questo deve essere pagato dalle vittime.

Ma ci sono altre opportunità di business, come continuare ad acquistare vaste terre fertili per la monocoltura e l’agricoltura intensiva, una pratica per fare soldi che, tra l’altro, apre ulteriormente le porte alle società ad alta tecnologia per digitalizzare sempre più la produzione di cibo, oltre a molte altre.

Una produzione che, tra l’altro, guerre e disastri climatici compromettono fortemente.


ENVIRONMENT, 21 Nov 2022

Baher Kamal | Human Wrongs Watch – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis


 

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