Masafer Yatta: vivere in una “zona di tiro” militare israeliana

Mahmoud Soliman

Durante un recente viaggio, sono stato testimone di come l’addestramento militare israeliano stia rendendo invivibile la vita dei palestinesi di Masafer Yatta. Ma loro sono più determinati che mai a resistere.

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Da quando la Corte Suprema israeliana ha emesso la sentenza del 4 maggio 2022, l’esercito israeliano si sta addestrando attivamente a Masafer Yatta, nel mezzo di otto villaggi e frazioni dove vivono più di 1.100 palestinesi. Più della metà dei residenti sono bambini.

Masafer Yatta copre più di 210 miglia quadrate, un’area grande quanto la Striscia di Gaza. Si trova a 16 miglia a sud di Hebron fino alla linea armistiziale del 1949 e consiste in un insieme di 33 villaggi e frazioni che risalgono a 6.500 anni fa, con circa 3.000 palestinesi che vivono lì come pastori e agricoltori.

La regione è a rischio di espulsione forzata dal 1948. Negli anni ’50 e ’60, le autorità di occupazione israeliane hanno bombardato i villaggi di Masafer Yatta ed espulso alcune delle famiglie residenti. Nel 1980, 12 villaggi sono stati dichiarati zona di esercitazione militare israeliana. La chiamano Zona di tiro 918.

In quel periodo le autorità israeliane iniziarono a costruire insediamenti ai margini della zona di tiro e continuarono a demolire le case e i rifugi dei residenti. Stavano gettando le basi per l’espulsione forzata della popolazione nella città di Yatta.

Masafer Yatta

Nel novembre 1999, le autorità militari israeliane espulsero 750 palestinesi da 15 villaggi e frazioni. Gli abitanti riuscirono a rientrare di nascosto nei loro villaggi e qualche mese dopo ottennero una decisione del tribunale per tornare nel loro villaggio, che però rimase una zona di tiro.

Nel maggio 2022, la Corte Suprema di Israele ha respinto l’appello dei residenti di otto villaggi di Masafer Yatta per annullare la designazione dell’area come zona di tiro e lasciare che le forze di occupazione israeliane decidano quando espellere i residenti dai loro villaggi.

Le truppe hanno istituito posti di blocco per limitare gli spostamenti dei residenti, con l’obiettivo di impedire ad altri palestinesi, attivisti israeliani e internazionali di venire a schierarsi a fianco della popolazione di Masafer Yatta.

All’inizio, l’esercito di occupazione israeliano ha sorvegliato e contato gli abitanti del villaggio. Hanno seguito i pastori e i contadini nei campi, impedendo loro di svolgere le loro attività quotidiane. Poi hanno iniziato le esercitazioni con munizioni vere, tre giorni alla settimana. Questo sconvolge la vita dei villaggi ed è particolarmente spaventoso per i bambini.

Il mese scorso mi trovavo nel villaggio di Al Majaz, uno degli otto villaggi situati nella “Firing Zone 918”. L’esercito è arrivato per localizzare i bersagli a cui inizierà a sparare, che sono essenzialmente cartoni animati a forma di esseri umani montati su pilastri. Hanno posizionato i bersagli all’ingresso del villaggio, a meno di 30 metri dalle case delle persone.

Ho chiesto ai soldati perché sparano qui, sulla strada del villaggio. Quando il comandante arriva, non permette ai soldati di parlare con me, così colgo l’occasione per avvicinarmi ai giovani soldati – la maggior parte dei quali ha 18 anni – quando i comandanti non ci sono, perché di solito non hanno idea di cosa stia succedendo. Se qualcuno ha bisogno di andare all’ospedale mentre state sparando, ho chiesto, come lo porteremo all’ospedale? Un soldato mi ha risposto: “Hai ragione, è per questo che mettiamo i bersagli sulla strada del villaggio”. Poi ho chiesto perché stanno conducendo un addestramento militare. Mi ha risposto: “Vogliamo proteggere il nostro Stato dai nemici”. Quali nemici, non l’ha detto. L’Iran? Gaza? Gli arabi?

In quel momento mi sono ricordato di Yaqob, il colono americano di Sheikh Jarrah che aveva detto a Muna Al-Kurd di Sheikh Jarrah: “Se non ti rubo la casa, te la ruberà qualcun altro”. Quando iniziano a sparare munizioni vere, i bambini si avvicinano alle loro madri, stringendo i loro vestiti, spaventati e piangendo. Il suono dei proiettili alle prime ore della sera spaventa le pecore nel loro cortile.

È una scena spaventosa quando si vedono le munizioni vere ovunque e si sentono i rumori degli spari. E provocano anche danni fisici. Il soffitto di una casa nel villaggio di Khaleit Al Dabi’ è stato sfondato dai proiettili dell’esercito durante l’addestramento.

L’addestramento israeliano si svolge tre giorni alla settimana. Ciò significa che per tre giorni alla settimana non ci si può muovere. Le forze di occupazione hanno istituito posti di blocco in luoghi strategici per impedire alle persone di entrare nelle aree. I pastori non possono uscire a pascolare il bestiame perché l’esercito non glielo permette. Hanno paura che se ci provassero metterebbero a rischio se stessi e le loro pecore.

L’addestramento militare a Masafer Yatta fa parte di una politica sistematica di espulsione forzata della popolazione. La maggior parte del lavoro della gente è all’aperto, nei campi e con le pecore, e l’addestramento militare sta imprigionando le persone nelle loro case. Non ci sono altre case per queste persone, perché le autorità israeliane demoliscono qualsiasi costruzione.

Secondo il sindaco di Masafer Yatta, dal maggio 2022 sono state demolite più di 40 stanze in muratura, rifugi e tende. L’unico spazio sicuro rimasto per loro è quello di vivere nelle grotte come facevano i loro antenati. Attualmente sono più di 200 le famiglie che vivono nelle grotte.

Dopo più di 70 anni, l’addestramento militare è l’ultimo passo verso l’espulsione della popolazione. Per la gente, l’addestramento militare significa niente movimento, niente coltivazione della terra, niente pascolo delle pecore, niente vita nei villaggi. Possono solo rimanere nelle loro grotte. Le autorità di occupazione israeliane vogliono che la gente venda le pecore, smetta di coltivare la terra e lasci l’area per Yatta, la più vicina area urbana controllata dall’Autorità Palestinese.

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Ma l’addestramento militare a Masafer Yatta sta anche scatenando le reazioni delle autorità di occupazione. I residenti di Masafer Yatta resistono da decenni all’espulsione forzata attraverso diverse tattiche nonviolente. Ora stanno riuscendo a ottenere copertura mediatica e a collegarsi con gruppi di solidarietà interni ed esterni. Delegazioni internazionali hanno visitato l’area.

La solidarietà internazionale e gli attivisti israeliani svolgono un ruolo cruciale nel documentare, proteggere e difendere i diritti della popolazione. La lotta locale ha anche mobilitato palestinesi da tutta la Palestina per venire a sostenere i residenti di Masafer Yatta. La nuova generazione di Masafer Yatta è più impegnata a rimanere lì con i propri genitori e le proprie famiglie rispetto al passato. La determinazione della nuova generazione a rimanere è cumulativa, favorita da anni di resistenza, dalla resilienza del popolo palestinese e dalla sua appartenenza alle famiglie e alla terra.

Dopo la stesura di questo articolo, sono continuati gli attacchi dell’esercito israeliano a Masafer Yatta, tra cui un’aggressione all’amico e attivista dell’autore, Hafez Hureini, il 12 settembre. I dettagli di questo incidente sono disponibili qui.


Fonte: Waging Nonviolence, Resistance Studies, 22 settembre 2022

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis

 

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