Rise Up Tour

Rise Up Tour in difesa di Leonard Peltier: la tappa italiana comincia dalla Val Susa

Daniela Bezzi

Jean Roach, Lona Knight, Carol Goeke: sono le tre native americane che con i loro gonnelloni colorati, le valigie piene di merchandising e volantini e una rete straordinaria di supporters in tutta Europa stanno viaggiando dal 12 settembre per una tournée di sensibilizzazione che hanno chiamato Rise Up Tour ovvero Insorgiamo: tra Francia dove il sostegno è particolarmente forte, e poi Austria, Svizzera, Germania, passando presto anche dall’Italia (dal 1 al 5 ottobre), per ribadire una volta di più la richiesta di clemenza per Leonard Peltier, che si trova da 47 anni detenuto per un crimine che non può essergli imputato, come hanno concluso le svariate indagini e processi nel corso degli anni (ne abbiamo scritto su questa stesso sito verso la fine del giugno scorso).

Tutte e tre hanno ruoli di responsabilità all’interno del International Leonard Peltier Defense Committee (ILPDC) e una significativa storia alle spalle.

Jean Roach, della tribù dei Sioux, attivista storica dell’American Indian Movement è una sopravvissuta di quegli stessi incidenti di Oglala (l’uccisione di due agenti del FBI, oltre a un dimostrante nativo) per i quali venne poi incarcerato Leonard Peltier,

Lona Knight, della tribù dei Lakota, vanta un bis bis nonno, Jackson Kills Whiteman, che fu tra i pochi sopravvissuti al massacro di Wounded Knee e la famiglia in cui è nata era dedita fino a pochi anni fa all’allevamento dei cavalli da rodeo nella riserva del fiume Cheyenne.

Infine Carol Goeke, originaria della tribù Anishinabe, regione dei Grandi Laghi, è la principale coordinatrice di questo Rise Up Tour. Attiva da sempre sul fronte dei Diritti Umani, si definisce “guardiana” dei diritti della terra ed è impegnata in vari progetti sugli stessi problemi che vedono sotto assedio le popolazioni indigene del pianeta.

Con Carol ho avuto modo di parlare per telefono qualche giorno fa, quando erano appena approdate a Vincennes, ospiti d’onore dell’America Festival che si è svolto tra il 22 e il 25 settembre: programma affollatissimo di incontri, performance musicali, oltre a una bella mostra fotografica in focus sulle condizioni di segregazione che da sempre affliggono i nativi nordamericani. Prima di Vincennes avevano già trascorso qualche giorno a Ginevra, per prepararsi alle audizioni che hanno luogo proprio in questi giorni presso la sede delle Nazioni Unite (27-29 settembre).

“Incontri, conferenze stampa, audizioni, che consideriamo cruciali” ha tenuto a sottolineare Carol. “Frutto di un lungo lavoro preparatorio, grazie al relatore Francisco Calli che da tempo si sta occupando di questo nostro caso presso la sede ONU di Ginevra, e grazie anche a quel pronunciamento del Human Rights Working Group on Arbitrary Detention che verso la fine del luglio scorso ha definito chiaramente ‘erronea’ la detenzione che da 47 anni condanna Leonard Peltier. Non mancheranno momenti anche un po’ scenografici… per esempio il 27 settembre (ovvero ieri) un’enorme Teepee verrà eretta proprio di fronte alla facciata della sede Onu, con sottofondo di percussione di tamburi da parte degli attivisti/amici che ci stanno aiutando a Ginevra, come a Parigi, Berlino, Salisburgo, Milano, Roma, una rete che si è via via arricchita di nuove energie.

Cosa speriamo di ottenere? Ormai è una questione di vita o di morte. Oltre alla prolungata detenzione che fiaccherebbe il fisico di chiunque (e quello di Leonard Peltier è eccezionalmente forte) c’è stato il Covid e più recentemente la diagnosi che temevamo: un tumore, ormai avanzato. E persino per avere informazioni sul decorso della malattia, per parlare con i medici, per andarlo a trovare, ci tocca subire procedure lunghissime, che addirittura richiedono il ricorso al Freedom of Information Act (Legge che tutela il Diritto a essere informati, ndr) il che è inaccettabile.

Un supplizio per tutti noi, che si aggiunge alle condizioni di vera e propria tortura di questa detenzione, definita arbitraria da più fronti nel corso degli anni – e che però è continuata fino ad ora, nonostante le ripetute richieste di clemenza ai vari Presidenti che si sono succeduti.”

Sul caso di Leonard Peltier, sulla reiterata richiesta della sua liberazione, si sono espressi come è noto in moltissimi nel corso dei decenni, da Madre Teresa e Nelson Mandela quando ancora erano vivi, al Dalai Lama, Rigoberta Manchù, oltre a scrittori, giuristi, star dello spettacolo – e solo per citare qualche nome italiano, Luisa Morgantini, Moni Ovadia, la scrittrice Vera Pegna, con video-testimonianze rintracciabili su You Tube. Per non dire della risonanza che suscitò un anno fa l’appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quando dichiarò l’intenzione di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d’America, per perorare la richiesta di clemenza che avrebbe reiterato alla prima occasione d’incontro (che purtroppo non avvenne, per prematura morte…).

Una iniziativa la sua, tutt’altro che nuova, perché già in precedenza il Parlamento Europeo si era fatto promotore di analoghe richieste di liberazione, con due risoluzioni nel 1994 e nel 1999 – senza risultato.

“Ora sembra che all’interno dello stesso Partito Democratico stia crescendo una campagna di sensibilizzazione che ci auguriamo decisiva” ha sottolineato Carol in finale di telefonata. “I primi di settembre è uscita la notizia di una risoluzione che unanimamente sollecita Joe Biden alla concessione di libertà. Ma già da prima avevamo deciso di intensificare ogni possibile sforzo: con questo Rise Up Tour in Europa, in contemporanea con una epica Walk To Justice partita a fine agosto da Minneapolis, e diretta a Washington DC: oltre 1800 km attraverso una quantità di stati. E la cosa soprattutto straordinaria è che in entrambi queste imprese ci sono delle donne, senz’altro affiancate da tanti bravissimi compagni, ma l’iniziativa è partita da noi: noi tre qui in Europa in questi giorni, mentre sulla marcia si stanno dando il cambio a staffetta delle compagne più giovani, in particolare la formidabile Rachel Thunder, oltre a Kathy Peltier (figlia di Leonard) che ci raggiungerà verso la metà di ottobre a Parigi…”

E veniamo al programma italiano di questo Rise Up Tour, che come già detto inizierà proprio dal Val Susa, anzi dall’opposizione italo-francese al TAV, perché prima di superare le Alpi la Delegazione Rise Up verrà accolta a Modane dagli attivisti dell’Associazione Vivre e Agir en Maurienne, che solo poche settimane fa sono riusciti a bloccare il passaggio delle betoniere dirette al cantiere che sta devastando il fondo valle, affiancati da parecchi NoTav provenienti dalla Val Susa e anche da Torino.

Un passaggio quello in Val di Susa, che per le tre native sarà l’incontro con una lotta totalmente sorella della loro stessa lotta, contro l’estrattivismo che condanna risorse vitali e territori – e particolarmente significativa è stata la decisione dei vari Comitati NoTav di intitolare il Presidio di San Didero proprio a Leonard Peltier cosa che è successa l’11 settembre scorso in coincidenza con il suo compleanno.

L’altro tema in comune è la detenzione come arma di soppressione politica: Peltier, come Assange, come Nicoletta Dosio, come Emilio Scalzo, come le detenute che solo da pochi giorni hanno interrotto l’ennesimo sciopero della fame in questi giorni alle Vallette – per non parlare di Modena, di Rebibbia, dell’india, dell’Iran, della Russia, della Birmania, “ovunque nel mondo il carcere è ormai chiaramente un’arma di annientamento del dissenso” secondo la definizione della stessa Carol Goeke.

Ed ecco dunque che, subito dopo le audizioni di Ginevra che si concluderanno il 29 settembre, le nostre tre native si troveranno accolte da Philippe Delhomme e altri compagni del collettivo Vivre et Agir en Maurienne per una visita a quei territori così irreparabilmente devastati dalla Grande Opera, con conseguenze talmente gravi sulle falde acquifere, da motivare l’interrogazione parlamentare recentemente promossa da Gabriel Amard (Deputato del Nupes, da sempre impegnato sulla salvaguardia dell’acqua come fondamentale bene comune) con il sostegno di altri 87 colleghi.

Saranno dunque questi i temi degli incontri programmati il 1 ottobre al Zero Festival di Saint Jean de Maurienne (11 di mattina) e poi al Presidio di San Didero (nel pomeriggio) e il giorno successivo al CSA Manituana di Torino, che vedrà presenti in forze le Mamme in Piazza per la Libertà del Dissenso, le Fomne valsusine, l’Assemblea NoTav Torino e Cintura e tanti altri.

Da Torino a Milano, la stessa sera del 2 ottobre, eccole ospiti dell’Ateneo Libertario in zona Precotto e il giorno successivo presso la centralissima Casa dei Diritti di Via de Amicis e poi ancora alla Biblioteca di Chiesa Rossa, in zona Abbiategrasso

E infine Roma, per gli ultimi due giorni di questa intensa tappa italiana: gli incontri sono stati curati da Sibilla Drisaldi che anni fa ha condiviso con Giuliano Bottali la traduzione di quel bellissimo diario di prigionia dal titolo “La mia danza del sole”, purtroppo ormai introvabile: un libro che vide la luce grazie all’interessamento di Ramsey Clark (consulente legale di Leonard Peltier oltre che ex Ministro della Giustizia degli Stati Uniti) e che speriamo di vedere presto ristampato. Oltre agli incontri con varie associazioni nelle sedi dei Municipi 7 e 8 di Roma, la delegazione delle tre native troverà un’accoglienza particolarmente interessata la mattina del 5 ottobre, presso il Corso di Studi sugli Indiani d’America dell’Università La Sapienza, in zona San Lorenzo.

Il tour europeo proseguirà poi in Germania per concludersi il 15 e 16 ottobre di nuovo a Parigi con un intero week end di eventi, organizzati dal CSIA-Nitissinan (Comitato di solidarietà con gli Indiani d’America) nell’ambito della 42 edizione della “Giornata internazionale di solidarietà  con i popoli indigeni delle Americhe”. E sarà in quell’occasione che anche la figlia di Leonard Peltier, Kathy, raggiungerà dagli Stati Uniti le compagne Joan, Lona e Carol, per le battute finali di questo Rise Up Tour “che stiamo vivendo, ogni giorno che passa, come una preghiera: speriamo davvero, che con l’energia anzi lo spirito che stiamo ricevendo da tutti quanti voi, Leonard Peltier possa concludere la sua vita finalmente in pace e fuori di prigione.”

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