Note dalla carovana #StopTheWarNow in Ucraina

Gigi Eusebi

Report live da postazione online offerta da un fotografo sui treni che in 15/16 ore salvo imprevisti ci porteranno a Kyiv (Kiev). A chi “reclamava” racconti va precisato che le giornate sono piene di cose da fare ed eventi, che oltre il 30% della nostra carovana è composto da “comunicatori” di ogni genere, di professione o free lance. Su decine di siti, testate online e cartacee escono a getto continuo aggiornamenti, interviste, video, articoli che raccontano il nostro viaggio (dal Manifesto alla Radio Vaticana, la Rai, i tg regionali, passando per gli uffici stampa delle due organizzazioni di coordinamento, Un ponte per e Movimento Nonviolento).

A favore di chi, tra chi legge queste note, non appartiene alla schiera delle conoscenze personali e ripubblica quanto scrivo, oltre a raccomandare cautela per la sicurezza nostra e soprattutto degli interlocutori locali, diventa “affollato” essere originali senza rilanciare quanto già viene…sfornato in tempo reale, come in una pizzeria con forno a legna.

Per dire, una nota testata, riferimento di quello che è rimasto della sinistra, è uscita con un pezzo su cose che dobbiamo ancora fare, come se gli eventi fossero già accaduti!

Provando a sintetizzare gli obiettivi, questa quarta missione di Stopthewar ha un taglio diverso dalle precedenti. Poche (e selezionate) persone, meno “quantità” di aiuti umanitari e, si spera, “qualità” politica nel cercare dopo quasi otto mesi, di porre basi durature per il sostegno a chi si batte da entrambe le parti per la pace, pagandone dure conseguenze in patria. Battersi per una soluzione difensiva ma non guerreggiata del conflitto.

Rispetto al mio primo passaggio di sei mesi fa a inizio conflitto finora si è percepita una netta differenza, almeno in questa zona dell’Ucraina. Nessun allarme sonoro per imbucarsi al volo nei bunker anti bombe, anche se di sera e notte scatta un rigido coprifuoco. Negozi aperti, gente vociante per le strade, pochi militari per le strade, desiderio di “normalità”, almeno negli “oblast” (regioni) che se lo possono permettere. Come a Chernivski, città dell’ovest di 260.000 abitanti (sugli oltre 40 milioni di tutto il paese), dove attualmente risultano rifugiate nei modi più diversi tra le 30.000 e le 50.000 persone.

Il centro di gestione e smistamento di questa situazione è (anche) l’università, nota in tutta Europa anche per essere patrimonio dell’Unesco (vedi foto). Abbiamo incontrato ed effettuato incontri durante tutta la giornata con oltre cento ragazzi, studenti di varie discipline socio-politiche, ai quali è stata proposta la cooperazione possibile nel filone dell’obiezione e della nonviolenza e la possibilità di scambi e formazione post viaggio con realtà estere. Nonostante un’organizzazione locale ancora precaria è sembrato utile e importante seminare proposte per una diversa soluzione del/dei conflitti, unica reale uscita praticabile che non prolunghi in eterno morti, disastri umani, economici, ambientali, rischi di “soluzione finale”.
“Imagining peace during conflict”, è stato il titolo dei seminario

Il secondo filone che tentiamo di realizzare in questa carovana è l’appoggio concreto sotto forma di aiuti umanitari (vestiti, medicine, tende, sacchi a pelo, supporti tecnologici come power bank, etc) ai gruppi pacifisti locali e a splendide persone conosciute all’università, come Serhyi (responsabile delle relazioni con gruppi internazionali). Abbiamo consegnato…brevi manu un po’ di tutto scaricando i mezzi con cui siamo arrivati. Gran parte degli aiuti andranno agli sfollati ora soggiornanti a Chernivski. Ciò che avanza, tra cui aiuti economici, verranno condivisi a Kyiv con i gruppi di obiettori e nonviolenti. Uno di loro, Ruslan, giornalista, doveva essere processato domani per non essersi arruolato, ma pare la cosa sia stata rimandata. Manterremo lo stesso nei prossimi giorni, una simbolica forma di manifestazione pubblica, nelle “maydan” (piazze) della capitale.

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