Winny The Pooh

Winnie The Pooh e la storia del suo papà

Carlo Cumino

Il personaggio dell’orsetto Winnie The Pooh (per i più grandi anche come Winni Puh) è ben noto a tutti, specialmente per quanto riguarda la sua versione Disneyiana. Poche persone in Italia però sono a conoscenza della vita del suo creatore: lo scrittore teatrale Alan Alexandre Milne e di come a suo tempo sia stata una persona fortemente scossa dall’esperienza della guerra.

Al pari di Ungaretti, Milne è stato uno di quei poeti che nelle sue poesie ha raccontato il dolore dei soldati, spingendosi anche a criticare la burocrazia e la propaganda.

Winnie The PoohNel 2017 è stato prodotto il film Vi presento Christopher Robin (Goodby Christopher Robin in originale) dedicato alla storia dietro la creazione del famoso orsetto, focalizzandosi del rapporto fra lo scrittore inglese A.A. Milne e suo figlio, il vero Christopher Robin, e le conseguenze che i libri dell’orsetto Winnie The Pooh ebbero sulla vita di quest’ultimo (in particolare il bullismo a scuola), al punto che Christopher Milne scelse di non intascare mai un soldo dei diritti derivanti dai personaggi ispirati ai suoi pupazzi e concluse la sua vita come un semplice libraio.

La cosa che stupisce di questo film per la prima volta è come la guerra (nello specifico il ricordo della prima guerra mondiale) sia un elemento fondamentale per tutta la pellicola.

Non solo perché pare che già prima dello scoppio della Grande Guerra, A.A. Milne fosse una persona con una sensibilità verso certi temi, che rimase profondamente colpita dalla sua esperienza sui campi della Somme (nel film viene lasciato intendere che l’autore abbia sofferto di disturbi post-traumatici, cosa però al momento non è storicamente certa), cosa che lo porterà a scrivere una delle sue maggiori opere, il saggio pacifista Peace With Honor (Pace con onore), ma anche perché la storia raccontata si svolge per lo più in un periodo di ricostruzione.

Nella prima parte della pellicola le cicatrici della Grande Guerra sono visibili, in particolare in scene come quella della nascita del piccolo Christopher Robin, quando la signora Milne piange per il fatto che aver avuto un maschio e non una femmina (proprio perché in quanto maschio Chrisopher una volta adulto potrebbe essere chiamato in guerra, costringendola a rivivere quell’ansia e quella paura che aveva provato per il marito) oppure in quella dove (mentre gioca con il figlio) Milne scambia ronzio delle api in campagna per quello delle mosche sui cadaveri dei suoi compagni caduti!

Nella seconda, lo sono meno. Il tempo passato in campagna fra padre e figlio ha risanato l’anima del primo, ma ha anche portato alla creazione dei libri di Winnie The Pooh che finiranno per allontanare i due e mettere il piccolo Christopher Robin (che in casa veniva chiamato Billy Moon) sotto i riflettori prima e poi al bullismo in collegio, con i compagni che lo buttano giù dalle scale ripetendo i versi di una poesia che voleva parodizzare quelle di sue padre: Nobody Cares!/Nobody Cares!/ Christopher Robin has fallen down stairs (nel doppiaggio reso con Si farà male/Si farà male/Christopher Robin cadrà dalle scale), cosa che porterà il ragazzo (una volta adulto) a volersi arruolare per essere solo un numero, solo il soldato Milne e non più Christopher Robin.

Decisione che porta quindi al terzo atto e alla seconda guerra mondiale, dove la paura di aver perso un figlio è palpabile e reale, fino alla scena finale con tanto di riconciliazione, dove Christopher racconta al padre come il pensare alle poesie dei libri di Pooh aiutasse i suoi commilitoni nei momenti difficili a tornare con la mente a casa e a superare i momenti difficili in trincea, quando semplicemente si desidera essere a casa.

Una critica al film può essere quella di non indagare l’evoluzione del pensiero pacifista di Milne, sebbene non fosse quello lo scopo della pellicola.

Bisogna infatti notare che sei anni dopo l’uscita di Peace With Honor l’autore prese infatti posizione a sostegno della guerra contro il Terzo Reich attraverso la pubblicazione di War With Honor nel 1940 e si arruolò nella Home Guard (la milizia volontaria cittadina) dell’esercito britannico.

Prima di lanciarsi in facili giudizi non bisogna dimenticare che saggio del 1940 War With Honor fu infatti scritto all’indomani del fallimento della politica di appeasement di Chamberlin (per cui Milne si era speso molto), quando la paura di un’invasione da parte della Germania era ben presente nella popolazione britannica. Non è difficile quindi pensare a come tutte le speranze e i valori di un uomo, una volta scontrati con la dura realtà abbiano prodotto un libro pieno di rabbia verso Hitler, a Milne cui già nel 1934 aveva mosso l’accusa di aver dimenticato gli orrori della guerra e di trascinare il proprio paese verso l’Armageddon e che ora vedeva non come un uomo, bensì come l’Anti-Cristo.

Certi traumi possono cambiare gli uomini, nel bene come nel male, e se è vero che per noi oggi le idee di pacifismo, nonviolenza e disobbedienza civile sono legate, ma non è detto che per un europeo del primo novecento valesse necessariamente la stessa cosa.

Il percorso personale di autore in ogni caso non toglie valore alla storia narrata nel film (che rimane una belle storia che mostra come i segni di una guerra possano ripercuotersi su una famiglia)così come non lo toglie alle sue singole opere: al pari di altri suoi colleghi (come il nostrano Ungaretti), A.A. Milne rimane uno di quei poeti che ha dato voce alle trincee nella speranza di evitare un nuovo conflitto e che ha saputo dare con le sue opere per bambini conforto in un momento difficile come quello della ricostruzione post-bellica.


Nota dell’autore

Mi rendo conto che la scelta di usare il termine “evoluzione” possa risultare infelice, dato che alla parola solitamente si da un significato positivo. La mia intenzione era invece quella di usarlo nel suo significato di “cambiamento/adattamento dettato dall’ambiente” e quindi senza connotazioni morali o giudizi.

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