Il carnefice israeliano e la vittima palestinese

Il carnefice israeliano e la vittima palestinese sono sullo stesso piano per l’ONU

Ramzy Baroud

Foto di copertina | Artwork di Fouad Al Yamani


Sebbene il danneggiamento deliberato di ogni singolo bambino sia deplorevole a prescindere dalle circostanze o dall’autore, è sconcertante che Il carnefice israeliano e la vittima palestinese siano considerati sullo stesso piano per l’ONU

“Ci rammarichiamo di non essere riusciti a proteggervi”. Questa è una parte della dichiarazione rilasciata dagli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani il 14 luglio, che esorta il governo israeliano a rilasciare il prigioniero palestinese Ahmad Manasra. Appena quattordicenne al momento dell’arresto e della tortura da parte delle forze israeliane, Manasra ha ora 20 anni. Il suo caso è una rappresentazione del trattamento disumano che Israele riserva ai bambini palestinesi.

La dichiarazione degli esperti è stata forte e sentita. Accusa Israele di aver privato il giovane Manasra “della sua infanzia, del suo ambiente familiare, della sua protezione e di tutti i diritti che avrebbero dovuto essergli garantiti da bambino”. Ha definito il caso “ossessionante”, considerando il “deterioramento delle condizioni mentali” di Manasra. La dichiarazione si è spinta oltre, dichiarando che “questo caso… è una macchia su tutti noi come parte della comunità internazionale dei diritti umani”.

Condannare Israele per i maltrattamenti subiti dai bambini palestinesi, sia che si trovino sotto assedio a Gaza, colpita dalla guerra, sia che si trovino sotto occupazione militare e apartheid nel resto dei territori occupati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, è un fatto comune.

Eppure, in qualche modo, a Israele è stato risparmiato un posto nella poco lusinghiera lista, pubblicata ogni anno dal Segretario generale delle Nazioni Unite, che nomina e smaschera i governi e i gruppi che commettono gravi violazioni contro i bambini e i minori in tutto il mondo.

Stranamente, il rapporto riconosce l’orribile record di violazione dei diritti dei bambini in Palestina da parte di Israele. Descrive in dettaglio alcune di queste violazioni, che gli operatori delle Nazioni Unite hanno verificato direttamente. Tra queste, “2.934 gravi violazioni contro 1.208 bambini palestinesi” solo nell’anno 2021. Tuttavia, il rapporto mette sullo stesso piano il bilancio di Israele, uno dei più tragici al mondo, e quello dei palestinesi, ovvero il fatto che 9 bambini israeliani sono stati colpiti dalla violenza palestinese in quell’intero anno.

Sebbene il danneggiamento deliberato di un singolo bambino sia deplorevole a prescindere dalle circostanze o dall’autore, è sconcertante che il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres abbia ritenuto opportuno equiparare le violazioni sistematiche compiute dall’esercito israeliano come un dato di fatto e i 9 minori israeliani danneggiati dai gruppi armati palestinesi, intenzionalmente o meno.

Per far fronte all’ovvia discrepanza tra bambini vittime palestinesi e israeliane, il rapporto delle Nazioni Unite ha raggruppato tutte le categorie per distrarre l’attenzione dall’identità del responsabile, riducendo così l’attenzione sui crimini israeliani. Ad esempio, il rapporto afferma che un totale di 88 bambini sono stati uccisi in tutta la Palestina, di cui 69 a Gaza e 17 in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Tuttavia, il rapporto suddivide questi omicidi in modo tale da confondere i bambini palestinesi con quelli israeliani, come se volesse confondere il lettore. Se si legge con attenzione, si scopre che tutte le uccisioni sono state compiute dalle forze israeliane, tranne due.

Inoltre, il rapporto utilizza la stessa logica per suddividere il numero di bambini mutilati nel conflitto, anche se dei 1.128 bambini mutilati, solo 7 erano israeliani. Dei restanti, 661 sono stati mutilati a Gaza e 464 in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

Il rapporto prosegue incolpando “gruppi armati palestinesi” per alcune delle vittime palestinesi, che sarebbero state ferite a causa di “incidenti che hanno coinvolto bambini che si trovavano in prossimità di esercitazioni militari”. Ammesso che sia così, incidenti di questo tipo non possono essere considerati “gravi violazioni” perché, secondo la stessa definizione delle Nazioni Unite, sono accidentali.

La confusa suddivisione di questi numeri, tuttavia, non è stata di per sé casuale, in quanto ha permesso a Guterres di dichiarare che “se la situazione dovesse ripetersi nel 2022, senza miglioramenti significativi, Israele dovrebbe essere inserito nella lista”.

Peggio ancora, il rapporto di Guterres si è spinto a rassicurare gli israeliani che sono sulla strada giusta, affermando che “finora quest’anno non abbiamo assistito a un numero simile di violazioni”, come a suggerire che il governo israeliano di destra di Naftali Bennett e Yair Lapid abbia cambiato di proposito le sue politiche in merito all’uccisione dei bambini palestinesi. Naturalmente, non c’è alcuna prova di ciò.

Il 27 giugno, Defense for Children International-Palestine (DCIP) ha riferito che Israele “ha intensificato le aggressioni” contro i bambini in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dall’inizio del 2022. Il DCIP ha confermato che ben 15 bambini palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nei primi sei mesi del 2022, quasi lo stesso numero di bambini uccisi nelle stesse regioni durante l’intero anno precedente. Questo numero comprende 5 bambini nella sola città occupata di Jenin. Israele ha preso di mira anche i giornalisti che hanno tentato di denunciare queste violazioni, tra cui la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio, e Ali Samoudi, colpito alle spalle lo stesso giorno.

Si può dire molto di più, naturalmente, sull’assedio di centinaia di migliaia di bambini nella Striscia di Gaza, conosciuta come la “più grande prigione a cielo aperto del mondo”, e di molti altri nella Cisgiordania occupata. La mancanza di diritti umani di base, comprese le medicine salvavita e, nel caso di Gaza, l’acqua potabile, difficilmente suggerisce un miglioramento misurabile nel curriculum di Israele per quanto riguarda i diritti dei bambini palestinesi.

Se pensate che il rapporto delle Nazioni Unite sia un passo nella giusta direzione, ripensateci. Il 2014 è stato uno degli anni più tragici per i bambini palestinesi: secondo un precedente rapporto delle Nazioni Unite, 557 bambini sono stati uccisi e 4.249 sono stati feriti, la maggior parte dei quali sono stati presi di mira durante la guerra israeliana a Gaza. Human Rights Watch ha dichiarato che il numero di palestinesi uccisi “è stato il terzo più alto al mondo in quell’anno”. Tuttavia, Israele non è stato inserito nella “Lista della vergogna” delle Nazioni Unite. Il messaggio chiaro è che Israele può prendere di mira i bambini palestinesi a suo piacimento, perché non ci sarà alcuna responsabilità legale, politica o morale per le sue azioni.

Non è questo che i palestinesi si aspettano dalle Nazioni Unite, un’organizzazione che si suppone esista per porre fine ai conflitti armati e portare pace e sicurezza per tutti. Per ora, il messaggio emanato dalla più grande istituzione internazionale del mondo a Manasra e agli altri bambini della Palestina rimarrà invariato: “Ci dispiace di non essere riusciti a proteggervi”.


Fonte: Mintpress News, 20 luglio 2022

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis

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