Disertori

Disertori. Una storia mai raccontata della Seconda guerra mondiale

redazione

Mimmo Franzinelli, Disertori. Una storia mai raccontata della Seconda guerra mondiale, Mondadori, «Oscar Storia», Milano 2017, pp. 388, € 15,50

Furono vigliacchi o eroi? Si rifiutarono di partire per il fronte nella seconda guerra mondiale, non rientrarono da una licenza, fuggirono dalle lande gelate durante la campagna di Russia, non vollero accettare la Repubblica sociale dopo l’8 settembre: migliaia di ragazzi finirono davanti ai tribunali di guerra. Quelli condannati alla fucilazione subirono l’infamante morte riservata ai traditori.

La diserzione è, senza dubbio, un lato oscuro della guerra che l’Italia combatté tra il 1940 e il 1945, i cui segreti – serbati negli archivi dei Tribunali militari, nei diari e nelle testimonianze di tanti reduci – vengono qui finalmente svelati ed esplorati con scrupolo. Mimmo Franzinelli rivisita questo complesso periodo storico per delineare tipologia e motivazioni dei disertori, e lo fa analizzando le dinamiche repressive e ricostruendo le storie di tanti soldati, nei più disparati scenari, le cui drammatiche vicende sono sottratte all’oblio non solo grazie ai diari inediti ma anche al ricordo ancora attuale dei loro parenti.

Le storie dei disertori

Il libro ripercorre queste storie, dalla «non belligeranza» (settembre 1939 – giugno 1940), quando due distinti flussi di soldati fuggono in Francia e Iugoslavia, alla prima fase dell’intervento italiano, quando disertori sono soprattutto i contadini e gli artigiani, poco disposti a morire in una guerra in cui non credono, sino all’estate 1943, quando, con lo sbarco in Sicilia, molti considerano persa la guerra, si battono di malavoglia e il fenomeno della diserzione aumenta a dismisura, acuendo la durezza della repressione, con «fucilazioni pedagogiche» dinanzi alle reclute. Con l’armistizio e la divisione dell’Italia in due governi (e sotto contrapposte occupazioni militari), la diserzione diventa il tarlo che rode l’impalcatura della Repubblica sociale e del Regno del Sud: i tribunali militari lavorano a pieno ritmo e a Salò le fucilazioni si estendono anche a chi aiuta i «traditori», donne incluse.

Questa storia, peraltro, non si conclude nel 1945: per oltre un ventennio la magistratura militare perseguirà gli ex disertori, inquisiti o imprigionati (e persino rinchiusi in manicomio) per essersi rifiutati di continuare a combattere.

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