F35 atterra a Ghedi

F35 atterra a Ghedi: l’aereo per l’atomica

Mario Agostinelli

In un clima non certo di bassa tensione e con una torsione frettolosa da parte dei paesi NATO a intervenire inviando armi per la guerra in Ucraina, alle 10.36 del 16 Giugno il primo F35 atterra a Ghedi, nell’aereoporto militare. Si tratta di un modello «Lightning II», assegnato al 6° Stormo dell’Aeronautica militare dei Diavoli Rossi. Il velivolo, di quinta generazione e di fabbricazione americana, è il primo esemplare in forze nel bresciano al reparto che da 40 anni vola con i Tornado.

Un evento dal valore simbolico, che anticipa di poco i lavori di adeguamento della base (interventi da svariati milioni di euro che hanno previsto la realizzazione di 30 ricoveri corazzati, oltre all’introduzione dei simulatori di volo, indispensabili dal momento che non esiste versione addestrativa biposto dell’F35). Tutto in mano USA, e sotto forma extraterritoriale, per quanto riguarda la sovranità delle nostre istituzioni.

Si tratta del primo cacciabombardiere operativo acquistato dal Governo Italiano ed equipaggiato per trasportare e sganciare le bombe B61-12, ordigni nucleari di ultima generazione. Occorre sottolineare come tutte le operazioni che riguardano l’approntamento degli stormi e del materiale trasportato  a Ghedi e ad Aviano sono sotto segreto militare e la stessa presenza delle testate nucleari è certificata esclusivamente da verbali di manutenzione che ne rivelano l’origine.

Una folla di autorità era presente all’evento, più o meno consapevole della capacità del nostro Paese di fondare un pezzo della propria sicurezza sulla minaccia di eventuali nemici con un’arma che non si può non definire genocida, perché progettata per cancellare dalla faccia della Terra intere città in pochi minuti, e con esse centinaia di migliaia di vite.

La concomitanza dell’arrivo dell’F-35 e del sorvolo di uno stormo di “vecchi” Tornado sopra la partenza da Brescia della “storica” Mille Miglia automobilistica lancia un segnale inquietante. Il cambio generazionale delle tecnologie, così marcatamente esibito, relega nel passato rombi, strisce tricolori e vetuste mitragliette, per mostrarci la cosiddetta «capacità non convenzionale» dell’esercito italiano, da oggi in addestramento quotidiano per «dispiegare» le bombe con testate nucleari presenti a Ghedi. Ordigni non più sganciabili solo a caduta gravitazionale balistica, ma regolate da un sistema di coda che ne garantirà guida e direzionalità in un raggio ?nale di errore di non più di 30 metri e a distanza di 300 chilometri. Buono a sapersi, in un Paese dove l’emergenza climatica non ha ancora spostato uno straccio di investimenti in energie di pace….

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